Una proposta di legge per l’educazione economica dei giovani sardi.

L’educazione finanziaria ha costituito da sempre un punto critico all’interno del sistema universitario e scolastico del nostro Paese. Complice la decennale adesione verso una didattica prettamente teorica, confermata negli anni da desueti – visti i tempi –  programmi ministeriali, spesso fobici verso l’imprenditoria e la formazione di un mindset imprenditoriale dei giovani in Italia. Una visione, questa, che non mette tutti d’accordo. Per i sostenitori dell’attuale status quo coloro che criticano l’attuale sistema formativo in Italia, presentano una concezione miserabile della cultura, e la principale argomentazione a sostegno dei programmi formativi pubblici odierni, è che sia sbagliato avere una visione utilitaristica degli studi finalizzata a considerare l’istruzione come un investimento di breve periodo per trasformare gli studenti in profili utili alle aziende; proprio sulle imprese dovrebbe gravare l’onere della formazione delle persone a partire dalle conoscenze scolastiche/universitarie e non viceversa.

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Nonostante le diverse scuole di pensiero tra favorevoli e contrari verso il nostro sistema scolastico/universitario, studi recenti hanno evidenziato che il livello di educazione economica e finanziaria in Italia resta fra i più bassi nei paesi sviluppati. L’indagine PISA (Programme for International Student Assessment, Programma per la valutazione internazionale dello studente) condotta dall’OCSE per valutare con periodicità triennale il livello di istruzione degli adolescenti dei principali paesi industrializzati, ha rilevato che il livello di alfabetizzazione finanziaria dei quindicenni italiani è il più basso tra gli studenti dei 35 Paesi aderenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Quanto alla popolazione adulta, una recente rilevazione di Standard & Poor’s, evidenzia che in Italia meno del quaranta per cento degli adulti conosce concetti come inflazione, tasso d’interesse, rischio, diversificazione del rischio, solo per citarne alcuni. Risultati d’indagine indicativi sullo stato della formazione economica e finanziaria nel nostro Paese.

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Allo scopo di correre ai ripari il MIUR, Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha sottoscritto nel 2015 La “Carta d’intenti per l’Educazione economica come elemento di sviluppo e crescita sociale”, per colmare questo gap tutto italiano e arrivare alla definizione di una strategia a livello nazionale capace di migliorare la cultura finanziaria dei giovani italiani, in collaborazione con organizzazioni del terzo settore e il mondo delle imprese.

Allo stato attuale, in Sardegna, solo l’illuminata sensibilità di alcune dirigenze scolastiche sta facilitando il dialogo con tali organizzazioni per avviare attività extrascolastiche nel campo dello sviluppo delle competenze trasversali, a tutto vantaggio dei propri studenti, che possono avvalersi di percorsi di formazione innovativi. All’interno del Consiglio Regionale nelle ultime due legislature, il tentativo di portare maggiore qualità nell’insegnamento delle materie economiche nelle scuole è stato suggerito prima con la proposta di legge n.506 dell’8 novembre 2018 (a firma dei consiglieri Cossa, Dedoni, Crisponi e Marras) e successivamente con il progetto di legge regionale n.34 del 18 luglio 2019 (a firma dei consiglieri regionali Cossa, Marras, Salaris e Satta Giovanni Antonio). In particolare questi due progetti di legge hanno proposto la promozione di iniziative in ambito scolastico rivolte alla sperimentazione didattica ed educativa relativamente alle tematiche economiche, finanziarie e del risparmio e creare, così, le premesse per una diffusione delle competenze in materia finanziaria, per formare cittadini-risparmiatori responsabili. 

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foto Consiglio della Regione della Sardegna

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