Reddito di Cittadinanza: 573mila euro indebitamente percepiti a Cagliari.

Continuano le verifiche delle Fiamme Gialle verso i percettori del Reddito di Cittadinanza. In sinergia con l’INPS sono state rilevate 80 posizioni irregolari nei vari comuni della Provincia di Cagliari. Beneficiari del RdC, come emerso dai controlli, privi di titoli previsti dalla normativa vigente.

In alcune circostanze, la causa della illegittima fruizione del beneficio è stata rappresentata dalla mancanza del requisito della cittadinanza: difatti la specifica norma prevede che il richiedente il particolare sussidio debba essere residente in Italia da almeno 10 anni e che lo sia continuativamente negli ultimi due anni.

In altri casi, proseguono le Fiamme Gialle, l’irregolarità è stata legata all’omissione, nella dichiarazione sostitutiva unica, di
informazioni reddituali rilevanti, quali redditi percepiti e disponibilità immobiliari che, se correttamente indicate, avrebbero posto i richiedenti al di fuori dei limiti previsti per l’ammissione all’istituto benefico in parola.

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Gli approfondimenti hanno consentito di rilevare una non corretta presentazione dell’istanza per accedere al Reddito di Cittadinanza, in quanto nella Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) – necessaria per l’ottenimento dell’attestazione ISEE – alcuni soggetti non avrebbero fornito le complete informazioni sulla propria posizione reddituale avendo omesso di indicare gli importi relativi alle vincite derivanti dal gioco on line.

Le irregolarità accertate hanno portato alla segnalazione dei responsabili alla locale Autorità Giudiziaria oltre che all’INPS per la sospensione del beneficio e la restituzione delle somme indebitamente percepite, ammontanti, complessivamente, a 573.942 euro. Tali difformità, in alcuni casi, si sono sovrapposte ad altre di natura giuslavoristica, allorquando è emerso che ben 24 soggetti, nel medesimo contesto, percepissero il reddito di cittadinanza e lavorassero in nero in diversi settori produttivi: dalla ristorazione, all’edilizia e fino ad arrivare al turismo.

I titolari delle ditte presso cui erano impiegati i vari lavoratori, oltre alla diffida a regolarizzare la posizione dei
loro sottoposti, sono stati destinatari di una sanzione amministrativa fino ad un massimo di 10.800 euro.

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