Rapporto Toniolo: “Un nuovo protagonismo dei giovani”.

Lanciare uno sguardo verso possibili segnali, da incoraggiare ancor più nello scenario post Covid-19, di un nuovo protagonismo dei giovani, rintracciabili nel rapporto tra lavoro e nuove tecnologie, tra partecipazione politica e impegno per il bene comune, tra consumi e cultura, ma, nel contempo, delineare anche un bilancio di alcune rilevanti fratture che il decennio passato lascia in eredità: è questo il duplice obiettivo del Rapporto Giovani 2020, il volume che raccoglie dati e analisi dell’indagine condotta sui giovani italiani dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo.

La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2020 presenta un bilancio sulla condizione giovanile e sulle dinamiche dell’ultimo decennio, con particolare attenzione alle diseguaglianze che si intrecciano con la questione generazionale, ma approfondisce anche alcuni aspetti cruciali delle prospettive dei giovani sul versante del lavoro, dell’impatto dell’innovazione tecnologica, dei temi ambientali, della partecipazione sociale e politica, dei consumi culturali.

Nello scenario post Covid si apre il terzo decennio del XXI secolo. L’Italia, in questo primo tratto, ha mostrato molti limiti nel dare alle nuove generazioni l’occasione di contribuire in modo qualificato ai processi di crescita e di realizzare in modo pieno i propri progetti di vita. Dopo la recessione economica, che ha condizionato il decennio scorso, anziché ritrovare un nuovo slancio aprendo spazi e opportunità alle componenti più innovative e dinamiche, il Paese ha continuato a tenere i giovani ai margini, come confermato dalla persistenza su alti livelli del fenomeno dei NEET.

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Cosa accadrà, ora, dopo l’emergenza sanitaria? I segnali positivi non mancano e la voglia di rilancio è presente in molte componenti della società e in molti settori dell’economia. Possono, questi segnali, essere considerati come anticipatori del percorso che l’Italia saprà intraprendere nel nuovo decennio? O rimarranno spinte deboli e minoritarie verso un irreversibile declino? A questi interrogativi e alle sfide che attendono il Paese e le nuove generazioni vuole rispondere il Rapporto Giovani per meglio orientare decisioni, politiche e azioni.

Tra gli approfondimenti dell’edizione del 2020 c’è, in particolare, la percezione delle nuove generazioni nei riguardi delle professioni del futuro. La conoscenza è nel complesso buona, in particolare il 58% è in grado di individuare le professioni emergenti, con valori ancora più alti tra i più giovani (fascia 20-22 anni) e tra i laureati

Le professioni considerate in maggiore espansione dai giovani intervistati sono soprattutto quelle legate alle tecnologie innovative: esperto in robotica (in espansione per il 57%) in intelligenza artificiale e machine learning (54%) in e-commerce e social media (53%) meno riconosciute invece esperto le opportunità in espansione degli specialisti di big data (39%).

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Una delle novità più rilevanti degli ultimi anni è relativa all’introduzione di piattaforme digitali con crescente impatto nella trasformazione dei lavori tradizionali. Si tratta di piattaforme e applicazioni attraverso le quali è possibile trovare lavoro da svolgere a distanza (come traduzioni, data entry, risposte a sondaggi) o in presenza (come baby-sitter, pulizie domestiche, consegna di cibo a domicilio). La loro portata e la rilevanza non appaiono però ancora ben consolidate, con l’89% degli intervistati non in grado di identificarle se non in modo generico. La conoscenza risulta, però, più alta tra studenti e non occupati, evidentemente più attivi nell’esplorare nuove opportunità in combinazioni con nuove modalità.

I dati analizzati parlano di una generazione attenta alle nuove tecnologie con una forte propensione alla fruizione digitale ma per la quale la comunicazione sui social non ha sostituito, neanche dopo l’impatto del Covid, l’importanza delle relazioni e del fattore umano.

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Fra i temi indagati anche l’atteggiamento verso il futuro del proprio Paese e la fiducia nella possibilità di migliorarlo attraverso l’impegno collettivo dal basso e dall’alto.
“Dalla riduzione di giovani in Italia, passando per un restringimento delle possibilità di adeguata formazione e valorizzazione, si arriva a una revisione al ribasso dei progetti di vita e professionali – afferma Alessandro Rosina, coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo – che porta a minor crescita economica, aumento delle diseguaglianze sociali e degli squilibri demografici. Un quadro che rischia di peggiorare ulteriormente con le conseguenze indirette dell’emergenza sanitaria. I dati del Rapporto giovani – sottolinea Rosina – indicano come oltre 3 Neet su 4 abbiano smesso di cercare lavoro durante il lockdown, con il rischio di scoraggiarsi definitivamente. La discontinuità prodotta dalla pandemia Covid-19 aiuterà il paese a fare un salto di qualità strategico in termini di autentica attenzione e pubblico investimento verso le nuove generazioni? Se atteggiamento e strumenti rimarranno quelli pre-Covid non sarà un rischio ma una certezza assistere a un peggioramento ulteriore delle condizioni e delle prospettive dei giovani italiani”.

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