Pensioni per i giovani di oggi. Cresce l’allarme per la sostenibilità del sistema pensionistico.

I giovani italiani al di sotto dei 35 anni, come ricordato da una recente ricerca del Consiglio Nazionale per i Giovani ed EURES, potrebbero dover lavorare fino a quasi 74 anni per garantirsi una pensione. Una condizione che potrebbe tranquillamente condurre i/le giovani italiani tra le braccia del cosiddetto fenomeno Yolo (You Only Live Once) o, meglio, verso la ricerca di modelli di lavoro sempre più atipici che, a cascata, potrebbero produrre effetti devastanti per l’economia italiana dove, già oggi, mancano centinaia di migliaia di figure professionali nell’artigianato, commercio, agricoltura e servizi.

Di questo, però, sembra non volersi interessare il Governo Meloni, impegnato su altri fronti: figuriamoci l’avvio di un dibattito nazionale sulla sostenibilità del sistema pensionistico italiano, sempre più simile a un vero e proprio sistema piramidale, come facilmente rilevabile in alcune province italiane, dove il rapporto pensionati/lavoratori è ormai fuori controllo. In Calabria, per esempio, in alcune province a fronte di 100 pensionati ci sono 67 lavoratori. Tradotto, la tenuta del sistema pensionistico italiano potrebbe non essere cosi longeva senza interventi d’urto (e impopolari per la maggioranza al Governo).

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Nel dettaglio, come ricordato dal blog energia-luce, nel caso di un/una under35, oggi, l’assegno pensionistico sarà di 1577 euro lordi al mese, ottenibile dalla veneranda età di 74 anni. Un giro di giostra e via…

Ancora, allo stato dell’arte, i/le giovani italiani/e sotto i 25 anni continuano a guadagnare il 40% della retribuzione media, mentre l’incidenza di contratti a termine è cresciuta dal 29,6% nel 2011 al 39,8% nel 2021.

La stessa analisi di EURES sottolinea come la combinazione di discontinuità lavorativa e retribuzioni basse possa rendere socialmente insostenibile la situazione, con una spesa pensionistica in Italia del 17,6% del PIL nel 2020, ovvero la seconda più alta nell’UE27 dopo la Grecia, e, in particolare, molto superiore alla media dell’UE27 del 13,6%.

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Leggermente più alti saranno, invece, gli assegni pensionistici per i giovani lavoratori con Partita IVA. Per loro pensioni da 1650 euro lordi mensili. Ma, ovviamente, si tratta di ipotesi alla luce dell’impossibilità di prevedere oggi le future alzate di ingegno dei prossimi Esecutivi nazionali.

Alzate di ingegno che si spera possano emergere nel corso del prossimo incontro di settembre tra Governo e parti sociali sulla riforma delle pensioni. Parti sociali che si spera decidano una buona volta per tutte di andare oltre le questioni di interesse e di particolarismi. Un consiglio da elaborare alla luce dei crescenti picchi di spopolamente all’interno delle varie sigle sindacali del Paese, sempre più incapaci di intercettare i bisogni dei giovani lavoratori e comprendere tutto quel mondo di professioni della gig economy.

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