“Non cedo il mio posto”. In ricordo di Rosa Parks.

La vita non doveva essere facile per un nero nell’Alabama degli anni 50. Le leggi “Jim Crow”( che prendevano il loro nome da un’espressione dispregiativa nei riguardi degli afro americani), stabilivano negli stati del sud ex confederati una rigida segregazione razziale sulla base del principio “uguali ma separati”.

Separati si ma uguali soltanto sulla carta dal momento che la popolazione bianca aveva la precedenza su tutto. Dagli incarichi di potere fino ai posti sul bus. Nei trasporti pubblici infatti era previsto che alcuni posti fossero destinati sia ai bianchi che ai neri con l’obbligo per quest’ultimi di cederli ai primi.

LEGGI ANCHE:  L'Isis minaccia l'Iraq, gli USA 'rafforzano' le relazioni in materia di sicurezza.

Una regola odiosa alla quale si ribellò il primo dicembre del 1955 la sarta Rosa Parks, nata Louise McCauley, che al termine di un giornata di lavoro rifiutò di cedere il proprio posto a un bianco salito sul bus dopo di lei. L’autista, in ossequio alle leggi in vigore, chiamò la polizia che arrestò la signora Parks per condotta impropria. Di li a poco la donna sarebbe stata rilasciata su cauzione ma a seguito di quell’incidente le cose non sarebbero state più le stesse.

L’arresto di Rosa Parks, militante dei diritti civili, scatenò la rivolta civile e non violenta della popolazione di colore che diede vita al boicottaggio dei trasporti pubblici dell’Alabama. Per più di un anno la comunità nera  creò un sistema alternativo di trasporti fatto di macchine private, taxi, mezzi di fortuna che mise in ginocchio l’azienda dei trasporti pubblici. Un grande successo per il movimento di protesta al quale ne seguì uno ancora più grande: la Corte Suprema dichiarò incostituzionale il sistema di segregazione sui bus dell’Alabama.

LEGGI ANCHE:  Sick Luke: l'album "X2" è il più venduto in Italia.

Rosa Parks aveva vinto e con lei la comunità dei cittadini americani di pelle nera. Fedele alla sua natura sobria e misurata, la donna continuò la sua tranquilla vita da sarta. Per meglio dire ci provò, dal momento che le minacce di morte ricevute in seguito all’episodio del bus, la costrinsero a emigrare nel Michigan.

Sono trascorsi 65 anni da quel primo dicembre e Rosa Parks, morta nel 2005, è da tempo entrata nella storia americana. La sua rivolta “gentile” rappresentò nell’America del profondo sud del tempo la proverbiale palla di neve che rotolando diviene una valanga inarrestabile. Una lezione di vita e di storia oggi più che mai fonte d’ispirazione in un’epoca come la nostra in cui la bestia dell’autoritarismo pare essersi risvegliata.

LEGGI ANCHE:  Uccisione generale Soleimani, ONU: "Azione USA illegale".

Photo Credits Ebony Magazine