Le previsioni per l’economia italiana.

Secondo l’ultima nota di aggiornamento dell’Istat sull’economia italiana, lo scenario resta caratterizzato dall’elevata incertezza legata all’evoluzione della guerra in Ucraina, dalla diffusione dell’inflazione trainata dalle quotazioni dei prodotti energetici (il brent a giugno ha superato i 120$ al barile) e dal cambio della politica monetaria già in atto negli Stati Uniti e nell’area euro.

Il commercio mondiale di merci in volume è cresciuto ad aprile dello 0,5%, recuperando solo parzialmente il calo del mese precedente (-0,9%), penalizzato dalla flessione delle esportazioni cinesi (-4,6%).

Le prospettive per i prossimi mesi sono di un peggioramento, come indicato dal PMI globale sui nuovi ordinativi all’export di giugno che si è collocato per il quarto mese consecutivo sotto la soglia di espansione.

In Cina, l’allentamento delle misure di lockdown ha migliorato le prospettive di crescita in tutti i settori produttivi con una intensità più marcata nei servizi come segnalato dagli indici PMI, tornati a giugno al di sopra del valore che indica l’espansione del comparto. Nello stesso mese, l’inflazione al consumo è accelerata al 2,5% in termini tendenziali (+2,1 a maggio), segnando la variazione più elevata in circa due anni ma rimanendo ancora ben al di sotto degli obiettivi della banca centrale del 3%.

Negli Stati Uniti, a giugno la fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board ha registrato un ulteriore peggioramento, collocandosi sui minimi da febbraio 2021. Il risultato è legato alle preoccupazioni per l’inflazione crescente mentre le valutazioni sul mercato del lavoro restano positive.

A partire da marzo, la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse, complessivamente di 150 punti base in tre sedute consecutive (25, 50, 75 punti base rispettivamente), per la prima volta da dicembre 2018 con l’obiettivo di contrastare il persistente e diffuso aumento dei prezzi (+8,6% a maggio i prezzi al consumo).

Il rialzo dei tassi di interesse ha continuato a sostenere la quotazione del dollaro che, in media, a giugno è stato scambiato a 1,06 euro, stabile rispetto al mese precedente, rimanendo sui valori più elevati degli ultimi venti anni.

Nell’area dell’euro, a giugno si è rafforzata sia l’inflazione headline (8,6%) sia quella core (4,6%) che si sono collocate sui massimi dal 1998. L’evoluzione dei prezzi nei prossimi mesi dipenderà dalla persistenza delle pressioni legate alle commodity energetiche e alimentari e dalla velocità di trasmissione dello shock alla componente di fondo.

A livello nazionale, in Francia l’indice complessivo è salito dal 5,8% al 6,5% e in Spagna dall’8,5% al 10% mentre in Germania è sceso all’8,2% dall’8,7%, grazie alle misure governative di contenimento dei prezzi.

E’ proseguito il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro nel complesso dell’area: a maggio il tasso di disoccupazione ha segnato una ulteriore marginale riduzione 6,6% (6,7% ad aprile) sintetizzando le contenute flessioni in Germania e Spagna (2,8% e 13,1% rispettivamente) e la stabilizzazione in Francia (7,2%). Nello stesso mese, le vendite al dettaglio nell’area sono aumentate marginalmente in termini congiunturali dopo la flessione del mese precedente (+0,2% da -1,4%).

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Le prospettive appaiono in peggioramento, A giugno, l’indice composito di fiducia economica ESI per il complesso dell’area euro è diminuito di un punto. La flessione è stata diffusa a tutti i principali paesi con un peggioramento più marcato per Germania e Spagna. Il calo della fiducia è stato più intenso tra i consumatori mentre tra le imprese si segnala un miglioramento sia nell’industria sia nei servizi.

A maggio, si legge nel report dell’Istituto, in Italia l’indice destagionalizzato della produzione industriale ha interrotto la fase di aumento che aveva caratterizzato gli ultimi tre mesi, segnando un calo congiunturale (-1,1%) a sintesi di un arretramento più incisivo nella produzione di energia (-3,9%) e di uno più contenuto per i beni di consumo (-0,7%) e quelli intermedi (-0,6%). Il livello dell’indice permane su valori superiori a quelli del 2021. Nella media del periodo marzo-maggio, l’indice è in aumento rispetto ai tre mesi precedenti (+2,3%). L’incremento è stato diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie con la produzione dei beni di consumo che ha registrato il rialzo più sostenuto (+4,6%). La crescita acquisita per il secondo trimestre, che si otterrebbe nel caso in cui il valore della produzione industriale di giugno fosse uguale a quello di maggio, è pari al 2,1%.

Ad aprile sia le esportazioni sia le importazioni di beni in valore hanno segnato un aumento congiunturale (rispettivamente del +1,5% e +7,0%) sostenute anche dalla crescita dei relativi prezzi. Il saldo commerciale ha segnato una ulteriore marcata diminuzione (-3,7 miliardi circa) che ha ampliato il disavanzo nel periodo gennaio-aprile (-10,8 miliardi). L’andamento sfavorevole dei saldi è strettamente legato alle importazioni di beni energetici al netto dei quali la bilancia commerciale segna un miglioramento (+20,2 miliardi nel periodo).

Nei primi quattro mesi dell’anno, si evidenzia un rialzo più sostenuto nei valori medi unitari delle importazioni rispetto a quelli delle esportazioni (rispettivamente +37,6% e +17,2%). Nello stesso periodo anche la crescita dei volumi è stata superiore per le importazioni rispetto alle esportazioni (+3,7% e +3,0%). Il differenziale è stato più ampio se si considerano gli aggregati al netto dell’energia (+6,4% e +2,8%): in particolare le importazioni di beni intermedi hanno segnato un deciso miglioramento (+9,2%) rispetto alle esportazioni (+0,3%).

A maggio nei mercati extra Ue si è registrato un aumento delle esportazioni in valore (+4,7%) in presenza di una riduzione delle importazioni (-0,8%) condizionate dalla flessione degli acquisti di beni strumentali ed energetici.

Nel settore delle costruzioni continuano a prevalere i segnali positivi. Ad aprile, l’indice di produzione ha registrato una prima flessione congiunturale (-1,3%) che interrompe la fase di aumenti che aveva caratterizzato gli ultimi otto mesi: Nel trimestre febbraio-aprile l’indice ha segnato una forte crescita (+7,0%) rispetto ai tre mesi precedenti.

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Tra gennaio e marzo, l’indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle famiglie, per fini abitativi o per investimento, ha mostrato un incremento dell’1,7% rispetto ai tre mesi precedenti a sintesi di un andamento favorevole sia per i prezzi delle abitazioni nuove (+0,7%) sia per quelli delle esistenti (+1,9%).

Il deterioramento della fiducia delle famiglie si è associato a comportamenti di consumo più prudenti mentre il mercato del lavoro ha evidenziato i primi segnali di flessione.

Nel primo trimestre, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato un incremento congiunturale (+2,6%) determinando, in presenza di un aumento del deflatore implicito lievemente inferiore (+2,2%), un rialzo del potere d’acquisto (+0,3%). Il moderato rialzo dei consumi (+1,4%) rispetto al reddito ha portato a una ripresa della propensione al risparmio (12,6%, +1,1 punti percentuali rispetto ai tre mesi precedenti).

La dinamica dei consumi sembra avere acquisito una nuova vivacità. A maggio le vendite al dettaglio hanno mostrato un rialzo in volume (+1,5%) mentre nel periodo gennaio-maggio si era registrato un significativo incremento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+3,7%), sostenuto dalle vendite di beni non alimentari (+9,1%).

A maggio, il mercato del lavoro ha evidenziato un primo segnale di flessione. L’occupazione è diminuita (-0,2%, pari a -49mila unità) mentre si è registrata una ricomposizione tra disoccupazione (-2,1%, pari a -44mila unità) e inattività (+0,4%, pari a +48mila unità). Il tasso di disoccupazione è sceso all’8,1%, -0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente.

Rispetto alla posizione professionale e alla fascia di età, si segnala una riduzione dell’occupazione dei lavoratori permanenti (-0,6% rispetto ad aprile) solo parzialmente bilanciata dalla crescita di quelli a termine (+0,5%) e indipendenti (+0,7%). Nella fascia 25-34 la riduzione degli occupati (-1,8%) si è legata a un aumento degli inattivi (+3,6%).

Le attese delle imprese per l’occupazione sembrano caratterizzate da una sostanziale stabilizzazione che segue la flessione dei mesi precedenti.

A giugno è proseguita la fase di accelerazione dell’inflazione. L’indice per l’intera collettività (NIC) ha segnato un aumento tendenziale pari all’8% (da +6,8% del mese precedente), portando l’inflazione acquisita per il 2022 al 6,4% (da 5,7 di maggio).

Il processo inflativo si sta diffondendo tra le componenti. Alla crescita tendenziale dei prezzi dei beni energetici (+48,7% a giugno da +42,6% del mese precedente) si è associato un deciso rialzo dei prezzi dei beni alimentari (+8,8% a giugno da +7,1% a maggio), sostenuto sia dai prezzi degli alimentari lavorati sia da quelli degli alimentari non lavorati (a giugno +8,2% e +9,6% rispettivamente). Anche i listini dei servizi hanno presentato una tendenza al rialzo trainati dal balzo dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+5,0% a giugno da +4,4% a maggio) e dei trasporti (+7,2% a giugno da +6%).

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Tutte le misure dell’inflazione hanno mostrato una sensibile accelerazione: l’indice del cosiddetto “carrello della spesa”, sintesi dei prezzi dei beni alimentari per la cura della casa e della persona, (+8,3% a giugno da +6,7% a maggio); l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi (+3,8% da +3,2%); quella al netto dei soli beni energetici (+4,2% da +3,6%).

A giugno, si è ridotto il differenziale negativo per l’indice complessivo tra l’Italia e l’area euro. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo IPCA è stato pari in termini tendenziali a +8,5%, solo un decimo di punto in meno rispetto alla media dell’area (+8,6%) come effetto dell’accelerazione rispetto alla media dell’area dei prezzi degli energetici e dei servizi.

Pressioni inflative continuano a provenire dalle importazioni, come riflesso delle strozzature dell’offerta del gas proveniente dalla Russia e in alcuni comparti strategici che forniscono beni intermedi per l’industria italiana. Ad aprile l’aumento tendenziale dei prezzi all’importazione (+21,2%) è risultato particolarmente elevato anche considerando l’aggregato al netto degli energetici (+11,4%). A maggio è proseguita la salita dei prezzi del mercato interno (+42,7% la variazione tendenziale) spinti in prevalenza dai prezzi degli energetici (+109,7%) e in misura minore dai prezzi dei beni intermedi (+23,2%). I settori di produzione più interessati dalla dinamica inflattiva interna sono stati la raffinazione, l’industria chimica e della gomma, e l’industria metallurgica. Nello stesso mese, anche i prezzi alla produzione dei beni di consumo hanno riportato un nuovo rialzo (+8,7% a maggio).

Incertezza e cautela caratterizzano anche a giugno le aspettative di consumatori circa gli sviluppi prospettici dell’inflazione. La media delle attese di coloro che si attendono un incremento dei prezzi nei prossimi mesi, si è marginalmente ridotta. Tra gli imprenditori che producono beni destinati al consumo finale, prevalgono i giudizi di un ribasso dei listini di vendita.

A giugno, gli indicatori di fiducia hanno mostrato segnali discordanti. L’indice composito della fiducia delle imprese è aumentato per il secondo mese consecutivo in tutti i settori economici anche se in misura più contenuta per industria e costruzioni rispetto ai servizi e al commercio al dettaglio. Nell’industria manifatturiera i giudizi sugli ordini e le attese sulla produzione hanno registrato un miglioramento. Nei servizi di mercato, la fiducia è salita in tutti i comparti e in misura più marcata per il trasporto e magazzinaggio e i servizi alle imprese e altri servizi.

Nello stesso mese, invece, tutte le componenti dell’indice di fiducia dei consumatori hanno evidenziato un peggioramento condizionate dai giudizi sul clima economico e quello corrente.

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