Creatori di contenuti digitali, NI: “Riconoscere la figura professionale”.

Lo scorso febbraio il Parlamento europeo adottava la sua posizione riguardo alle condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme digitali. Provvedimento, secondo alcuni esponenti del gruppo dei Non Iscritti, che non includerebbe alcune categorie a partire dai creatori di contenuti digitali.

“In Italia – scrivono i firmatari dell’interrogazione parlamentare* – in seguito allo svolgimento di una indagine conoscitiva che ha visto varie audizioni di esperti del settore, si è ritenuto necessario inserire un emendamento nella Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, che andasse effettivamente ad aggiornare il quadro normativo nazionale prevendendo la figura dei creatori di contenuti digitali. L’emendamento in questione – proseguono – ha imposto degli obblighi per il governo d’individuare specifiche categorie di controlli per i creatori di contenuti digitali, tenendo conto dell’attività economica svolta e di prevedere meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie tra creatori di contenuti digitali e relative piattaforme”.

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Per il Commissario Nicolas Schmit si tratterebbe di un non problema dato che la proposta di direttiva della Commissione europea relativa al miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali, adottata nel dicembre 2021, non è specifica per settore, ma bensì può applicarsi a tutte le piattaforme di lavoro digitali, a prescindere dai settori economici o dalle professioni, purché il lavoro organizzato dalla piattaforma digitale sia svolto nell’UE: “La proposta in quanto tale – ha dichiarato Schmit – non esclude i creatori di contenuti né alcuna altra tipologia di lavoratore, con la sola condizione che il lavoro sia organizzato mediante una piattaforma di lavoro digitale”.

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Avrebbero fatto meglio a leggersi il documento dalle parti dei Non Iscritti? Probabilmente sì, anche leggendo le successive dichiarazioni dell’esponente della Commissione von der Leyen che si è limitato a ricordare ciò che anche i sassi sanno, ovvero che la regolamentazione delle professioni rientra in linea di massima nella competenza degli Stati membri, da esercitare entro i limiti del diritto dell’UE e in particolare rispettando il
concetto di proporzionalità: “Spetta agli Stati membri decidere se regolamentare l’accesso alla professione di creatore di contenuti digitali e fornire la giustificazione adeguata qualora si introducano restrizioni all’accesso”.

A partire dall’adozione della direttiva (UE) 2019/790 sul diritto d’autore nel mercato unico digitale, il diritto dell’UE impone alle piattaforme di condivisione di contenuti online di ottenere un’autorizzazione (tipicamente sotto forma di licenza) dei titolari dei diritti per quanto riguarda i contenuti protetti dal diritto d’autore caricati dai loro utenti. Questa disposizione – conclude Schmit – aumenterà la certezza del diritto per i creatori di contenuti digitali quando condividono e monetizzano i loro contenuti su tali piattaforme”.

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foto copyright Parlamento europeo Sebastien Pirlet 2021
*Fabio Massimo Castaldo, Sabrina Pignedoli, Laura Ferrara, Mario Furore, Tiziana Beghin e Maria Angela Danzì.