Sant’Avendrace, il quartiere tradito.

Il vecchio borgo di Sant’Avendrace non ha mai goduto della considerazione alla quale avrebbe avuto diritto in ragione della sua antica storia. Negli ultimi trent’anni, mentre altri quartieri di Cagliari come Marina, Castello e Villanova beneficiavano di importanti opere di riqualificazione e salvaguardia, Sant’Avendrace pativa il trattamento di un periferico campo di sterpaglie.

Le tradizionali case dei pescatori della laguna venivano abbattute per far spazio a palazzoni le cui fondamenta poggiavano su antiche vestigia d’inestimabile valore e nascondevano il colle Tuvixeddu alla vista degli abitanti del quartiere. Del resto i rapporti tra il Borgo e Cagliari non sono mai stati semplici.

Uno scorcio del Colle di Tuvixeddu tra edifici di recente costruzione. Fotocredits Sardegnagol 2020 ©

Si può affermare che tutto ebbe inizio nel 1258 quando la fiorente città di Santa Igia, che sorgeva nell’attuale area del centro commerciale di Santa Gilla, fu rasa al suolo dai pisani. Sulle rovine venne sparso il sale quale segno di una damnatio memoriae della città perpetuatasi sino ai giorni nostri. A fine anni ’80, gli scavi archeologici che ne avevano riportato alla luce il centro urbano furono ricoperti di cemento per costruirvi la circonvallazione che oggi collega via San Paolo alla statale 130.

Gli scavi archeologici su cui sorgerà la circonvallazione. Fotocredits

Con la distruzione di Santa Igia, il polo urbano dell’area si spostò dalle rive della laguna alle pendici del colle di castello. Alcuni dei sopravvissuti si rifugiarono nelle cavità della necropoli di Tuvixeddu dando vita, di li a poco tempo, al borgo di Sant’Avendrace.

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Il versante sud del colle di Tuvixeddu. Fotocredits Sardegnagol 2020 ©

La nascita della moderna Cagliari, conseguenza della distruzione della capitale giudicale, escluse il Borgo dal perimetro cittadino. A testimonianza di ciò, al confine tra i quartieri di Stampace e Sant’Avendrace troviamo una croce che in passato indicava l’ingresso in città. Negli anni 90, una vibrante mobilitazione degli abitanti del quartiere impedì che il Comune di Cagliari abbattesse la croce per costruirvi al suo posto una rotonda.

La croce che in passato indicava il confine tra Sant’Avendrace e il Quartiere di Cagliari. Fotocredits Sardegnagol 2020 ©

Affacciata sulla Laguna, fonte primaria di sostentamento per i suoi abitanti, per secoli Sant’Avendrace fu anche rifugio peccatorum di bancarottieri e diseredati della vicina città e questo certamente non contribuì alla sua nomea. Quando poi venne finalmente ammessa nel territorio urbano dovette in cambio accettare le stigmate di estrema periferia che ancora oggi porta, malgrado ormai la città si estenda per km oltre il vecchio borgo.

Sant’Avendrace in passato. Fotocredits Sardegna Digital Library

A partire dagli anni venti, con la costruzione della fabbrica dell’Italcementi, iniziò la trasformazione profonda di Sant’Avendrace. Col tempo vi sorsero una centrale elettrica, un grande pastificio, un deposito carburanti, un mattatoio, un impianto per la produzione di perfosfati. Emblematico monumento di quell’epoca fu il gigantesco tunnel per il trasporto del materiale che, posto al di sopra della strada, collegava la cava di Tuvixeddu al cementificio di via Santa Gilla.

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Il processo di industrializzazione, accanto a innegabili benefici, determinò tuttavia un fatto epocale per il quartiere: la rottura del suo antico legame con la laguna. Per raggiungere Santa Gilla i pescatori dovevano ora compiere lunghi e tortuosi tragitti. Ciò, insiema alla durezza di un mestiere ancora molto povero, spinse molti di loro verso le fabbriche di recente apertura.

La Sant’Avendrace del XXI secolo è ormai un rispettabile quartiere borghese disseminato di uffici e attività commerciali, nel quale i caffè hanno preso il posto degli tzilleri e le trattorie caserecce sono diventate ricercate mete per palati fini. Del vecchio rione popolare è rimasto ben poco: l’edicola di Efisio Bertolini, la pasticceria Number One, la ferramenta Pirlo, la macelleria di Gesuino, qualche officina o negozio nelle vie interne e, naturalmente, la Parrocchia intitolata al Santo che da il nome al quartiere. Da un anno e mezzo i lavori di restauro della Chiesa sono interrotti e le funzioni si svolgono nel salone dell’oratorio.  

Nella moderna Sant’Avendrace i palazzi hanno preso il posto delle caratteristiche abitazioni a un solo piano dei pescatori.
Fotocredits Sardegnagol 2020 ©
La parrocchia di Sant’Avendrace sottoposta a opera di restauro i cui lavori sono interrotti da un anno e mezzo.
Fotocredits Sardegnagol 2020 ©

Nel 2019 il Comune di Cagliari, dando corso a un impegno preso dalla giunta Zedda e ribadito da quella Truzzu, ha avviato il masterplan di riqualificazione del quartiere. L’auspicio è che anche Sant’Avendrace possa beneficiare di quegli importanti interventi realizzati in altre zone della città che qui sono mancati (lungomare di Sant’Elia, Parco di San Michele, restauro della piazza San Giacomo, solo per citarne alcuni).

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Malgrado gli scempi e l’incuria, Sant’Avendrace continua a essere un potenziale immenso parco archeologico a cielo aperto che attende solo di essere offerto al mondo. Perché ciò avvenga, tuttavia, è necessario che Cagliari si liberi di un’ignorante e radicata concezione della città che relega il quartiere al ruolo di stradone di passaggio da e per il centro. Non sarà facile.

In tempi recenti è stata riportata in vita l’antica processione a mare in onore di Sant’Avendrace a cui prendono parte i discendenti delle famiglie di pescatori del Borgo. Nel corso della cerimonia le imbarcazioni sostano per alcuni istanti dinanzi alla riva orientale della laguna di Santa Gilla in prossimità di un anonimo punto ricoperto di sterpaglie. In quel luogo si pensa sorgesse la Cattedrale della Città di Santa Igia a cui oggi i pescatori tributano il loro omaggio postumo. Un omaggio religioso che esprime la volontà di preservare la memoria di una storia millenaria della quale il quartiere di Sant’Avendrace è oggi legittimo e nobile erede.