Riciclaggio: 2022 anno record. A Cagliari 194 segnalazioni ogni 100mila abitanti.

Nel 2022 il numero di operazioni sospette (SOS) pervenute all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia ha toccato il record storico di 155.426 segnalazioni. Una su quattro, inoltre, è stata considerata ad alto rischio, il 99,8 per cento del flusso totale è riconducibile all’ ipotesi di riciclaggio e nel 90 per cento circa dei casi le comunicazioni sono giunte dalle banche, dalle Poste e dagli intermediari finanziari (IMEL, SIM, assicurazioni, fiduciarie, etc.).

A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA, per la quale il pericolo che la criminalità economica stia incuneandosi nel nostro mondo produttivo è sempre più elevato. Non solo. Se la combinazione tra l’aumento dei tassi di interesse e la diminuzione dei prestiti bancari alle Pmi verificatosi in questo ultimo anno dovesse continuare, non è da escludere che il numero delle imprese a rischio infiltrazione mafiosa sia destinato a crescere ulteriormente.

Una volta valutati gli alert acquisiti, spiegano dalla CGIA Mestre, gli stessi vengono trasmessi al Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza (NSPV) e alla Direzione Investigativa
Antimafia (DIA) per i successivi accertamenti investigativi. Queste segnalazioni sono inoltre inviate anche all’Autorità Giudiziaria (AG), nel caso emergano notizie di reato ovvero su richiesta della stessa AG.

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Secondo una stima prudenziale redatta della Banca d’Italia, il giro d’affari della criminalità organizzata in Italia ammonterebbe a circa 40 miliardi di euro l’anno (praticamente 2 punti di Pil). Importo, però, che non include i proventi economici ascrivibili ai reati violenti, come furti, rapine, usura, ed estorsioni, ma solo quelli originati dalle transazioni illecite caratterizzate dall’accordo tra un venditore e un acquirente. Come, ad esempio, il contrabbando, il traffico di armi, le scommesse clandestine, lo smaltimento illegale dei rifiuti, il gioco d’azzardo, la ricettazione, la prostituzione e la vendita di sostanze stupefacenti.

Negli ultimi 10 anni, le segnalazioni alla UIF sono aumentate di oltre il 130 per cento. Se nel 2012 erano poco più di 67 mila, nel 2022 hanno raggiunto la quota record di 155.426. Numeri che indicano che i gruppi criminali sentono sempre più la necessità di reinvestire i proventi delle loro attività nell’economia legale, anche per consolidare il proprio consenso sociale. E a seguito della crisi pandemica, le mafie hanno modificato il modo di approcciarsi al mondo delle imprese. Sono
meno propense a usare metodi violenti, come le intimidazioni o le estorsioni, per contro privilegiano un approccio più “commerciale”, attraverso il finanziamento e/o l’acquisizione della proprietà delle aziende, sfruttandone la vulnerabilità economico finanziaria.

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In altre parole, le mafie si offrono sempre più spesso come vere e proprie agenzie di servizi alle imprese (forniture materiali, consulenze amministrative/fiscali, manodopera, ecc.). Tra le città più a rischio, secondo l’indagine, al primo posto si trova Milano, seguita da Roma, Prato, Napoli e Crotone.

Tra le regioni, il Lazio guadagna la prima posizione (336,9 segnalazioni ogni 100mia abitanti). Medaglia d’argento per la Campania (325,5), seguita dalla Lombardia (278,1). In Sardegna, invece, sono 141 le segnalazioni di operazioni sospette ogni 100mila abitanti.

Su base provinciale, invece, le situazioni più a rischio si sono verificate a Milano (472,9 segnalazioni ogni 100mila abitanti), Roma (404,8), Prato (388,2), Napoli (386,9), Crotone (371,7), Siena (366), Imperia (335,5), Trieste (328,6), Caserta (303,4) e Bolzano (298,7). A Cagliari, prima in Sardegna, le segnalazioni sono pari a 195,4 ogni 100mila abitanti, 177,5 quelle rilevate a Sassari, 108,3 a Nuoro, 103,5 a Oristano e 57,8 nel Sud Sardegna.

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Sul fronte delle confisce, 3mila sono state le aziende tolte dalle mani delle associazioni criminali da parte dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità organizzata.

Oltre due su tre avevano la sede legale nel Mezzogiorno. Le regioni più colpite da questo provvedimento sono state la Sicilia (888 casi), la Campania (521), il Lazio (439), la Calabria (359) e la Lombardia (248). I settori più interessati dalle confisce, infine, hanno riguardato le costruzioni (22,6 per cento del totale), il commercio (20,7 per cento), gli alloggi e ristorazione (9,7 per cento) e le attività immobiliari (7,9 per cento).

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