Politiche giovanili, Fabiana Dadone: “Per calibrare interventi necessario confronto con i giovani”. Perché non inserire la programmazione partecipata nei bandi pubblici allora?

Continua a non sorprendere l’azione della ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone. Intervenuta in collegamento video a Firenze nell’ambito del progetto Giovanisì, organizzato dalla Regione Toscana, l’esponente dell’Esecutivo Draghi con delega alle Politiche giovanili ha richiamato l’esigenza di ascoltare i giovani nella costruzione delle politiche pubbliche: “Purtroppo devo dire che da un anno a questa parte, da quando sono in questo ministero, molto spesso si discute di politiche giovanili senza i giovani. Il mondo dei grandi ne discute all’interno dei palazzi. Sembra che ci sia un po’ di ritrosia da parte delle istituzioni, sia a livello di amministrazioni regionali che di governo, a volersi confrontare con i giovani, con le associazioni giovanili”.

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Una dichiarazione lungimirante ma non certamente coerente con quanto prodotto nel corso del mandato da ministra, a partire dall’ideazione e progettazione del Neet Working Tour – decisamente autoreferenziale e fuori misura – senza contare , ancora, l’assenza di alcun riferimento alla programmazione partecipata all’interno dell’ultimo decreto per la ripartizione delle risorse del Fondo nazionale per le Politiche giovanili.

Poche risorse – 30 milioni – che, anche quest’anno, andranno spese in interventi autocelebrativi e spot dal facile happy ending sul “valore dei giovani” che usciranno dagli uffici dei vari assessorati e sodalizi istituzionali locali, senza alcun coinvolgimento dei giovani o, peggio, delle associazioni giovanili.

Piccoli dettagli che fanno una grande differenza nella costruzione di quei progetti di qualità drammaticamente carenti nel panorama delle politiche giovanili del Paese che, tra buone pratiche e autentici coni d’ombra, rileva numeri di dispersione ed esclusione sociale sempre maggiori tra la popolazione giovanile italiana.

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Inserire il requisito della programmazione partecipata con i giovani nella programmazione delle politiche ad essi dedicata deve, quindi, rappresentare il nuovo corso nella pianificazione delle politiche giovanili italiane. Ma per procedere in tal senso, dalle parti dell’Esecutivo Draghi, bisognerebbe iniziare a compiere passi concreti, piuttosto di subire la reiterazione di concetti “senza colpo ferire”.

Programmazione partecipata con i giovani, infine, rivelatasi assente anche in occasione della pianificazione degli interventi contenuti nel Pnrr per gli under35, riproponendo, così, i già noti schemi fallimentari per i giovani italiani e ribadendo l’erronea percezione dei vertici istituzionali circa l’inconsistente apporto dei giovani per lo sviluppo di politiche più performanti.

Piano nazionale di ripresa e resilienza, va rimarcato, più volte osannato dagli stessi membri dell’esecutivo Draghi, ministra Dadone inclusa.

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foto Fabianadadone.it