Migrazione, David Sassoli: “Nostro dovere salvare le vite. Serve Missione Europea di ricerca e soccorso”.

Gli Stati membri dell’UE devono delegare all’Unione europea la gestione dei flussi migratori e, in generale, la potestà della politica migratoria europea. Questo il pensiero del Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, intervenuto nel corso della Seconda Conferenza Interparlamentare di Alto livello su migrazione e asilo in Europa. Una vera e propria esortazione alla cessione di sovranità a favore dell’UE e, quindi, di tutti i cittadini europei, nonché del diritto alla vita dei migranti.

“Abbiamo scelto di discutere oggi della dimensione esterna dei fenomeni migratori e delle politiche di asilo perché sappiamo bene che solo alzando lo sguardo sull’instabilità, le crisi, la povertà, le violazioni dei diritti umani che si verificano oltre le nostre frontiere, potremo aggredire le cause che spingono milioni di persone a prendere la decisione di partire. Dobbiamo gestire questo fenomeno globale in modo umano, accogliere degnamente e con rispetto le persone e le storie che bussano alle nostre porte ogni giorno”.

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“La pandemia di Covid-19 – ricorda Sassoli – sta avendo un profondo impatto sui modelli migratori a livello locale e mondiale e un effetto moltiplicatore sul movimento forzato di persone nel mondo, soprattutto dove l’accesso alle cure e alla sanità non è garantito. La pandemia ha interrotto i percorsi di mobilità, bloccato i migranti, distrutto posti di lavoro e reddito, ridotto le rimesse e ha spinto milioni di migranti e popolazioni vulnerabili verso la povertà”.

“La migrazione e l’asilo sono già di fatto parte integrante dell’azione esterna dell’Unione europea. Ma esse devono divenire parte di una più forte e più coesa politica estera dell’Unione europea”.

David Sassoli, foto Copyright © European Union 2021 - Source : EP
David Sassoli, foto Copyright © European Union 2021 – Source : EP

“Io – prosegue – credo che sia nostro dovere innanzitutto salvare vite umane. Non è più accettabile lasciare questa responsabilità solo alle ONG che svolgono una funzione di supplenza nel Mediterraneo. Dobbiamo tornare a pensare ad un’azione comune dell’Unione europea nel Mediterraneo che salvi vite e tolga terreno ai trafficanti. Occorre un meccanismo europeo di ricerca e salvataggio in mare, che utilizzi le competenze di tutti gli attori coinvolti, dagli Stati membri alla società civile alle agenzie europee”.

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“Secondo, dobbiamo garantire che le persone bisognose di protezione possano arrivare nell’Unione europea in modo sicuro e non rischiando la vita. Abbiamo bisogno di canali umanitari da definire insieme all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Dobbiamo lavorare insieme a un sistema europeo di reinsediamento fondato sulla nostra responsabilità comune. Stiamo parlando di persone che possono dare un contributo importante anche alla ripresa delle nostre società colpite dalla pandemia e dal calo demografico, grazie al loro lavoro e alle loro competenze”.

“Dobbiamo – conclude il Presidente dell’Eurocamera – mettere in campo una politica europea di accoglienza dei migranti. Definiamo insieme i criteri di un permesso unico di ingresso e di soggiorno, valutiamo a livello nazionale le necessità dei nostri mercati del lavoro”.

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