Incidenti sul lavoro, Zambelli e Lizzi: “In Italia sono stimate due morti sul lavoro al giorno”.

Nonostante i proclami di circostanza delle principali istituzioni dello Stato Italiano, che si sprecano puntualmente al verificarsi di ogni caso di ‘morte bianca’, in Italia si continua a morire sul lavoro. Dall’incidente di Prato, dove ha perso la vita la 22enne Luana D’Orazio, a quello nel Modenese, nel quale ha perso al vita Laila El Harim, il nostro Paese si conferma tra i meno virtuosi nell’Unione europea, collocandosi al 10° posto con una media di 2,6 incidenti mortali ogni 100.000 lavoratori: un dato superiore alla media Ue pari a 2,2 incidenti su 100.000 lavoratori.

Sulla questione le eurodeputate del gruppo Identità e Democrazia, Stefania Zambelli ed Elena Lizzi, hanno interrogato la Commissione europea per fare il punto sulle azioni prioritarie per allineare le statistiche degli incidenti fatali nell’UE a quelle dei Paesi europei dove si verifica il minor numero di morti sul luogo di lavoro.

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“In Italia – spiegano le due eurodeputate – sono stimate due morti sul lavoro al giorno, con un incremento nel primo trimestre del 2021 dell’11 % rispetto allo stesso periodo del 2020. Le ultime statistiche rilasciate da Eurostat, risalenti al 2018, dimostrano una situazione nell’UE di circa due morti ogni 100000 ​​​​​ lavoratori, con il settore edile, manifatturiero e agricolo fra i più colpiti. Di contro, secondo tali statistiche, Olanda, Germania e Svezia sarebbero i Paesi dell’UE con il minor numero di fatalità rispetto al totale della forza lavoro”.

Oggi, a nome della Commissione europea, il commissario Nicolas Schmit ha risposto alle due esponenti del gruppo ID, ricordando che “le statistiche relative agli infortuni sul lavoro sono una raccolta annuale di dati amministrativi” e che “il regolamento (UE) n. 349/2011 della Commissione specifica i dettagli tecnici per tale raccolta di dati e il termine per la trasmissione”.

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“A norma dell’articolo 5 gli Stati membri sono tenuti a trasmettere i dati relativi agli infortuni sul lavoro entro i diciotto mesi seguenti il periodo di riferimento. Ciò significa che gli Stati membri devono trasmettere alla Commissione (Eurostat) i dati per l’anno di riferimento 2019 entro il 30 giugno 2021. I dati per l’anno di riferimento 2019 saranno pubblicati nella banca dati di Eurostat nell’autunno 2021. Negli ultimi 30 anni – prosegue Schmit – l’UE ha istituito un quadro legislativo completo relativo alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro, ivi compresa la direttiva quadro 89/391/CEE. Ciò ha contribuito, tra l’altro, a una significativa riduzione degli infortuni mortali sul lavoro (calati di circa il 70 % tra il 1993 e il 2018). Vi è tuttavia ancora bisogno di continui miglioramenti nell’attuazione e nell’applicazione della legislazione esistente al fine di ridurre il numero di infortuni sul lavoro e di malattie professionali”.

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“Il nuovo quadro strategico per la salute e la sicurezza sul lavoro, adottato il 28 giugno 2021, prevede un approccio «zero vittime» (Vision Zero) per quanto riguarda i decessi legati al lavoro e propone una serie di azioni a tal fine. Ciò richiederà sforzi coordinati a tutti i livelli, in particolare da parte degli Stati membri e delle imprese, per tenere conto delle circostanze specifiche dei lavoratori e delle relative mansioni. L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro e il comitato degli alti responsabili dell’ispettorato del lavoro – conclude – svolgono una serie di importanti attività a sostegno dell’applicazione e dell’attuazione efficaci della legislazione”.

Foto Diana LeLardic, Copyright Parlamento Europeo