I giovani tornano alla terra: il rapporto di Coldiretti sull’imprenditoria agricola giovanile.
56mila giovani. A tanto ammonta la nuova moltitudine italiana che ha deciso coraggiosamente di investire nel settore primario, avviando nuove iniziative imprenditoriali nel campo della coltivazione, dell’allevamento e fino ad arrivare alle bioenergie e all’economia green.
Una notizia che fa ben sperare per la Coldiretti: “La pandemia e la guerra in Ucraina stanno spingendo uno storico ritorno delle nuove generazioni nelle campagne, in un momento in cui per le speculazioni, gli accaparramenti e limiti alle esportazioni è importante garantire l’approvvigionamento alimentare dei cittadini”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Le aziende under 35, secondo le rilevazioni dell’associazione di categoria, sarebbero aumentate del 2% in Italia negli ultimi cinque anni e presenterebbero un fatturato più elevato del 75% della media e circa il 50% di occupati in più per singola azienda.
“Sul piano produttivo – precisa la Coldiretti – emerge come la maggioranza dei giovani imprenditori risulti impegnato nella coltivazione di ortaggi (13% del totale) ma una quota importante risulta anche ricoperta dal settore delle coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali (12%) e a seguire il settore vitivinicolo (10,5%). Le imprese giovani hanno di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore impegnandosi in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti o la produzione di energie rinnovabili”.
Grazie a questa svolta green l’Italia, secondo Coldiretti, è diventata leader in Europa per numero di giovani imprese agricole, come dimostrato anche dal valore della produzione generato dagli under 35 nostrani: circa 4.964 euro ad ettaro, ovvero oltre il doppio dei giovani agricoltori francesi, fermi a 2.129 euro per ettaro. Nel complesso, però, la produzione generata per ettaro coltivato dai giovani in Italia è poco meno del doppio della media europea (2.592 euro a ettaro), secondo gli ultimi dati Eurostat.
Un fenomeno che rischia ora di essere messo all’angolo dall’esplosione dei costi alimentata dalla guerra, con un giovane agricoltore su quattro (25%) che nell’ultimo mese ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dalla guerra in Ucraina: “Nelle campagne – continua la Coldiretti – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli. Una stangata aggravata dagli altri costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Per non parlare dell’emergenza siccità che costringe quest’anno ad aumentare il ricorso all’irrigazione con i costi energetici alle stelle”.
Occorre, quindi, sostenere il ritorno alla terra dei giovani e rafforzare la capacità dell’agricoltura italiana, superando gli ostacoli burocratici che si frappongono all’insediamento dei ragazzi/e in agricoltura. Un tema toccato dal ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, intervenuto in occasione della consegna degli Oscar Green, il premio all’innovazione per le giovani imprese, secondo il quale “esiste un percorso e un futuro possibile per i giovani, l’agricoltura è l’orizzonte”.
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