Anga-Confagricoltura: “Servono giovani nelle campagne”.

Si va sempre più verso il rischio di disperdere know-how e capitale fondiario delle aziende agricole italiane a causa dello spopolamento degli operatori agricoli under40. A lanciare l’allarme – se mai ce ne fosse stato bisogno – è stato il presidente dei giovani di Confagricoltura Giovanni Gioia nel corso dell’ultima audizione in Commissione Agricoltura della Camera, per il quale è sempre più improrogabile l’introduzione di strumenti di accompagnamento per i giovani.

Una missione apparentemente impossibile, guardando alla scarsa attenzione che la politica italiana ha sempre dedicato all’inclusione dei/delle giovani italiani/e, soprattutto con riferimento a quella lavorativa. Come si potrà contrastare l’eccessiva senilizzazione delle campagne con gli attuali strumenti messi in campo nelle varie regioni? Come non ricordare, volendo riflettetere su un’Isola a forte vocazione agricola come la Sardegna, il fallimentare – nonché dispendioso programma – RuralTrainer portato avanti dalla ancor più improbabile Giunta Pigliaru? Difficile riportare i giovani nelle campagne con iniziative estemporanee e di scarso impatto buone, magari, ad alimentare l’ormai “rodato” sistema della formazione ‘paracula’ presente nell’Isola.

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L’impegno per un’agricoltura più giovane nella programmazione della Pac, ancora, non ha portato i risultati sperati e i numeri registrati sono stati decisamente impietosi, a tutto vantaggio dei competitor agricoli dei Paesi terzi.

Oltre alla diminuzione in 10 anni dei capi azienda “under 40” dall’11,5 per cento al 9,3 per cento sul totale, permangono le principali barriere all’ingresso, a partire dall’accesso alla terra e ai capitali finanziari. Come incentivare i/le giovani aspiranti imprenditori/trici di prima generazione privi di know-how e, soprattutto, di risorse proprie?

L’impressione è che la tanto decantata rivoluzione digitale nelle campagne italiane portata avanti dagli under40, alla luce di un paradigma di supporto ai giovani iniquo, si svilupperà a macchia di leopardo e, di conseguenza, non permetterà una crescita di sistema, arrecando un importante danno alla competitività del Paese e alla sostenibilità in agricoltura.

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Foto di Aleksandar Andjelkovic da Pixabay