Olio, Coldiretti Sardegna: “Perso oltre 1/3 della produzione”.

Ha il segno meno la produzione di olio extravergine di oliva quest’anno in Sardegna che però si distingue per l’alta qualità. È quanto emerge dalle stime elaborate da Coldiretti Sardegna e Apos per le quali il calo di produzione sarebbe oltre il 30 per cento rispetto alle 3.613 tonnellate di olio prodotti nel 2021. Quella di quest’anno, ricordano le due sigle, “sarà una produzione inferiore alla media degli ultimi quattro anni (2018 – 2021) che è stata di 3.416 tonnellate”.

Dato regionale per nulla in controtendenza con la realtà nazionale, che registra un calo del 37% secondo le stime Ismea/Italia olivicola e Unaplol, con una produzione di 208mila tonnellate rispetto alle 329mila della campagna precedente.

La produzione di olio divide l’Italia: si produrrà di meno al sud, mentre al centro nord il segno sarà positivo e solo in Campania la produzione sarà la stessa dello scorso anno.

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Anche a livello internazionale si avrà meno olio; con la Spagna (maggior produttrice mondiale) che registrerà un crollo tra il 30 ed il 50%. Tra i primi Paesi produttori si stima che solo la Grecia possa superare i livelli produttivi dello scorso anno portandosi sopra le 300 mila tonnellate, volume che le permetterebbe di superare l’Italia e di essere per quest’anno il secondo produttore mondiale.

La situazione in Sardegna, ricordano dalla Coldiretti, non è omogenea: “Nel sud, dopo alcune stagioni negative, quest’anno la produzione è in rialzo nonostante la siccità e le alte temperature e sarà migliore rispetto alla disastrosa dello scorso anno. Male invece nel centro e nord Sardegna dove la produzione crolla dal 30 al 50%”. 

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“Il motivo del calo produttivo – ha aggiunto Antonello Fois, presidente di Apos Sardegna – è dovuto da una parte all’alternanza insita nella tipologia di coltivazione, ma anche ai fenomeni di temperature molto elevate in un periodo delicato per l’annata che è quello della fioritura e allegagione fino ad inizio raccolto. Le alte temperature e le poche precipitazioni hanno quindi fatto soffrire le piante ed influito nella fruttificazione e quindi sulla produttività”.

Ma se si perde in quantità diverso è invece il discorso per la qualità: “Il lato buono dell’aumento delle temperature – prosegue Fois – è che ha inficiato il lavoro della mosca, evitando gli attacchi alle olive e consentendo di non fare trattamenti. Questo ci ha consentito di avere un prodotto più sano e di maggiore qualità”.

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Sullo sfondo, però, resta il problema dell’aumento generalizzato dei costi: “E’ un argomento molto delicato che ci fa viaggiare su molte incertezze – evidenzia Antonello Fois -. Sono cresciuti sia quelli di produzione, preparazione e raccolta, sia quello di trasformazione con il costo dei chilowatt quadruplicato. Costo che influisce anche su chi ha investito sul fotovoltaico in quanto non essendo ancora dotati delle batteria di accumulo per l’energia non sfrutta in pieno l’energia verde in quando il lavoro si concentra in un periodo in cui si ha poca luce”.