Criminalità organizzata. Tra i giovani cresce la sfiducia nella classe dirigente. Per il 43,53% dei giovani siciliani la mafia non può essere sconfitta.

In occasione del 40esimo anniversario dell’uccisione politico-mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, sono stati presentati i risultati dell’indagine del Centro Studi Pio La Torre sul rapporto mafia-politica e percezione giovanile del fenomeno mafioso.

Secondo il report il 53,79% per gli studenti e le studentesse siciliani/e il rapporto mafia-politica è “abbastanza forte” e, nel 31,31% dei casi “molto forte”. La corruzione della classe dirigente rappresenta il fattore che più incide nella diffusione del fenomeno, sia al Nord (53,66%) che in Sicilia (45,56); al secondo posto, per gli studenti dell’Isola, c’è la mentalità dei cittadini (35,62%). “Educare i giovani alla legalità” è il primo passo che lo Stato dovrebbe compiere come azione di contrasto per il 24,38% degli studenti, seguito dalla necessità di “colpire la mafia nei suoi interessi economici” per il 20,92%. Interpellati poi sulla possibilità che la mafia possa essere definitivamente sconfitta, il 43,53% risponde negativamente, ma alta è anche la percentuale di coloro che non rispondono, pari al 30,13%.

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Se scetticismo e disincanto sembrano prevalere, si consolida, allo stesso tempo, la fiducia nei propri insegnanti, la categoria preferita per discutere di mafia (64,18%), seguita a distanza dai familiari (28,37%). Notevole l’incidenza della pandemia anche nel rapporto con il contesto: potendo dare due risposte, per i ragazzi impegnarsi per gli altri vuol dire “dedicarsi a chi ha bisogno” (69,87%), “difendere l’ambiente” (41,83%), e “fare volontariato in un’associazione” (32,16%).

Sul versante delle fonti di informazione, il podio è occupato stabilmente dai social network, con il 79,54% delle preferenze, fanalino di coda i quotidiani cartacei con il 2,22%.

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