Uccisione generale Soleimani, ONU: “Azione USA illegale”.

A distanza di tre anni dall’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani e dalla conclusione delle indagini del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che di fatto, grazie al rapporto di Agnes Callamard, relatrice delle Nazioni Unite per le esecuzioni extragiudiziali, ha evidenziato le gravi violazioni del diritto internazionale da parte degli Stati Uniti d’America, nulla sembra essere cambiato all’interno della narrazione geopolitica condivisa dalla “sempre più democratica stampa occidentale”, quotidianamente impegnata nella creazione di “notizie advertorial” – nonché scarsamente informative circa le reali dinamiche – mirate a disegnare quella dicotomica contrapposizione tra il bene (il “blocco occidentale”) e il male, rappresentato dall’aggressione della Russia all’Ucraina e dall’azione dei sodali in Europa (la Bielorussia) e in Asia, principalmente l’Iran e la Cina.

LEGGI ANCHE:  Consiglio dell'UE: 279 milioni destinati a Portogallo, Spagna, Italia e Austria

Correva, infatti, il 3 gennaio 2020 quando l’alto ufficiale della Repubblica Islamica dell’Iran fu assassinato con un attacco di droni statunitensi vicino a Baghdad, in Iraq, mentre era in visita nel Paese su invito delle autorità irachene. Una uccisione, secondo il rapporto del Consiglio per i diritti umani, qualificata come un vero e proprio “attacco aperto alle forze armate di un altro Stato”, nonché “un’aggressione della sovranità di uno Stato terzo, l’Iraq”.

Nonostante queste pesanti accuse, sulle modalità che hanno portato all’uccisione di Soleimani (motivato da prove insufficienti circa un presunto attacco in corso o imminente ai danni degli Stati Uniti), la stampa “democratica” non ha mai tracciato un degno quadro informativo da condividere con l’opinione pubblica, lasciando responsabilità e cause in uno stato di indefinita torbidità.

LEGGI ANCHE:  Mar Rosso: il Consiglio lancia la missione EUNAVFOR ASPIDES.

Soltanto le conclusioni del rapporto dell’ONU negli anni, hanno permesso di evidenziare la violazione da parte degli americani dell’art. 2 (4) della Carta delle Nazioni Unite. Stati Uniti incapaci, a tre anni di distanza, di fornire alcuna prova che il generale Soleimani stesse specificamente pianificando un attacco imminente contro gli interessi statunitensi.

Non è stata fornita, ancora, alcuna prova che gli Stati Uniti non abbiano avuto il tempo di chiedere aiuto alla comunità internazionale, compreso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per far fronte alle presunte minacce iraniane.

Una chiara violazione del diritto internazionale – di cui si è parlato poco anche attraverso la democratica stampa italiana – tale da rappresentare una chiara azione illegale da parte degli esportatori di democrazia per eccellenza: gli USA appunto. Entità territoriale da mesi, insieme all’UE, promotrice di una vera e propria campagna di riarmo dell’Ucraina e della costruzione – a tutti i livelli – di un nuovo paradigma informativo contro gli alleati della Federazione Russa, tra i quali l’Iran, con le “innumerevoli” violazioni dei principi democratici e delle esecuzioni sommarie, e la Cina, ripiombata “incredibilmente” nel caos della pandemia da Covid-19. Notizie, rivolte al “Paese di mezzo” capaci, in questa particolare crisi geopolitica mondiale, di produrre non pochi contraccolpi verso l’economia cinese e agitare i mercati internazionali.

LEGGI ANCHE:  Importazioni di GNL russo, Androuet: "Soluzione americana più inquinante".

foto Khamenei.ir