Politiche giovani, Abodi in commissione presenta la nuova architettura di indirizzo.

Dipartimento per il Servizio Civile Universale, Agenzia Nazionale per i Giovani (o per la Gioventù dato il prossimo avvicendamento stando alle “Disposizioni urgenti in materia di politiche giovanili”, contenute nella bozza del decreto legge del PNRR) e Consiglio Nazionale per i Giovani. Sono questi i 3 principali elementi della nuova architettura di indirizzo per le politiche giovanili in Italia presentati oggi dal ministro dello Sport e dei Giovani, Andrea Abodi nel corso dell’audizione in Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati per riferire sulle linee programmatiche in materia di politiche giovanili.

A presentare i lavori il presidente della Commissione Affari Sociali, Ugo Cappellacci, per il quale “siamo tutti portatori di interesse quando si parla di giovani”. Visti i risultati ottenuti negli anni dai vari Governi nazionali e regionali, lo statement del deputato sardo, nonché ex presidente della Regione Sardegna, sembrerebbe però non aver registrato la stessa fortuna nella fase di progettazione ed esecuzione degli interventi per lo sviluppo di politiche giovanili innovative e di impatto.

Un’audizione dove l’esponente dell’Esecutivo Meloni ha da subito messo in chiaro l’esigenza di “dare un’impronta differente” in materia di organizzazione delle istituzioni incaricate del settore della gioventù”: “I giovani rappresentano un pezzo di futuro importante e credo si possa fare molto in tal senso. Al mio arrivo ho trovato un’organizzazione ottima ma un’architettura non in linea con le necessità dei giovani. Il capitale umano, sociale e professionale – ha proseguito Abodi – va valorizzato e si deve lavorare secondo una logica della collaborazione e dell’interdisciplinarietà”.

Da qui l’esigenza di occuparsi dei giovani a partire dall’infanzia: “E’ fondamentale concentrarsi cu ciò che avviene prima di divenire giovani, in modo da consentire di arrivare a questa età anagrafica nel modo migliore. Il mio principale interlocutore in tal senso sarà il ministero dell’Istruzione e del Merito e si dovrà toccare il tema dei giovani in modo più articolato”.

Passaggio dovuto, quindi, l’evidenziazione delle carenze all’interno del sistema della formazione: “La categoria giovani inizia a 14 anni e termina prima dei 35 – ha ricordato Abodi -. Va riformulato il percorso formativo poichè questa rappresenta una fascia anagrafica ponte tra formazione e lavoro e ho imparato che per costruire ponti bisogna conoscere le sponde. Se dovessi fare una fotografia sullo stato dell’arte posso dire che siamo dotati di strumenti interessanti ma non di certo esaustivi”.

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Sull’impalcatura istituzionale del futuro assetto per le politiche giovanili il ministro ha poi garantito che l’Agenzia Nazionale per i Giovani “continuerà ad essere un punto di riferimento per quanto riguarda tutte le opportunità che l’UE offre” e ancora che sarà “incentivato il programma Erasmus+” e che si “cercherà di dare stabilità ai Corpi Europei di Solidarietà” pur ribadendo la necessità di “sollecitare l’Agenzia Nazionale per i Giovani verso una maggiore intraprendenza”. E, guardando la gestione dei contenuti nel sito istituzionale e, per ampi versi, il contenuto degli info-day dell’Ente, il ministro non può che avere ragione…

“Il Dipartimento per il Servizio Civile Universale e per le Politiche Giovanili – prosegue – continuerà ad essere la regia di questo settore. Anche il Consiglio Nazionale dei Giovani – ricordiamolo l’organo consultivo cui è demandata la rappresentanza dei giovani nella interlocuzione con le Istituzioni per ogni confronto sulle politiche che riguardano il mondo giovanile, istituito con Legge n.145/ 2018 – deve diventare un punto di orientamento. Lo ritengo fondamentale e, più che verso l’ANG, ne ho avvertito la ricchezza dei contenuti, la capacità di analisi di studio ma tali sforzi non sono stati oggetto di una loro finalizzazione. O meglio è mancata la capacità di utilizzare queste analisi per elaborare proposte e normative. Mi piacerebbe ora che tali studi diventassero strumenti ex ante per orientare le proposte per il settore. La commissione giovani del CNEL – ancora per Abodi – deve stringere una collaborazione con il CNG nell’ottiva di creare economie di scale ed evitare l’esistenza di corpi paralleli, incapaci di interagire”.

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Importante, inoltre, la creazione di un contenitore delle opportunità per i giovani i cui contenuti possano arrivare a tutti i ragazzi/e del Paese. Un’azione che si spera possa finalmente superare le autoreferenziali campagne di comunicazione a mezzo web portate avanti negli ultimi anni, a partire dal sito internet giovani2030 o dei vari Neet working tour

Un nuovo modello, ha richiamato Abodi, mirato alla “costruzione di una matrice comune degli interessi che possa avere impatto per la condizione giovanile e raccogliere in un luogo le politiche e gli interventi per i giovani. E’ evidente – ha aggiunto sul punto – che il tema delle politiche giovanili è legato alla formazione, al lavoro, alla salute, all’accesso al credito, alla casa, alla natalità, alla famiglia”. Ma, ha ammonito il ministro, “Cercherò di operare in modo organico e non sarà semplice, ma è l’unico modo per servire il tema in modo costruttivo e non convenzionale”.

Sul servizio civile universale l’esponente del Governo Meloni ha poi ricordato l’exploit del Servizio Civile Universale in Italia, arrivato a bandire oltre 71mila posti per il 2023: “C’è in questi giorni un doppio bando. Uno per il reclutamento dei ragazzi, decisamente il più significativo di sempre con oltre 71mila posizioni e, ancora, il bando dedicato alla progettualità rivolto alle organizzazioni. Avverto l’esigenza di dare continuità finanziaria al programma ma vorrei che l’opportunità permetta di certificare una maggiore qualificazione e certificazione delle competenze, sia in ambito privato che nella Pubblica amministrazione”.

Fondamentale, restando nei radar del SCU, anche la creazione di un migliore sistema di monitoraggio: “Negli ultimi anni abbiamo avuto 500mila giovani partecipanti al programma. Di loro non sappiamo che cosa facciano, quanti di questi facciano oggi parte del settore del volontariato. Ritengo che la costruzione di una banca dati degli aderenti SCU vada fatta”. Importante anche una migliore promozione del programma fin dai primi anni di scuola: “La Francia ha stabilmente il doppio delle nostre adesioni al programma e di servizio civile se ne parla già dalle elementari. Anche noi dobbiamo iniziare a divulgare il programma tra i più giovani per facilitare una certa predisposizione e consapevolezza verso il SCU”.

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Obbligato, inoltre, l’accenno ai Neet italiani, arrivati ad essere circa 3 milioni in Italia e che ” rappresenano un atto di accusa per il Paese” secondo Abodi: “Dobbiamo abbassare il numero di persone che si ritengono escluse”.

Una luce in fondo al tunnel che si può intravvedere anche nel passaggio del ministro sul fondo nazionale per le politiche giovanili. Risorse che non possono più essere stanziate e investite senza un minimo principio di co-programmazione con i beneficiari finali, i giovani: “Bisogna garantire la concertazione con tutti i portatori di interesse”. Si spera, adesso che nel prossimo decreto ministeriale dedicato al fondo nazionale per le politiche giovanili, le dichiarazioni siano seguite da nuovi requisiti di partecipazione per le amministrazioni centrali e periferiche italiane e l’esclusione delle iniziative prive di alcun tipo di coinvolgimento dal basso dei giovani e delle organizzazioni giovanili.

Purtroppo, salvo l’intervento nel merito della deputata Elena bonetti, nel successivo dibattito con i parlamentari intervenuti nel corso dell’audizione (Morgante, Marrocco, Berruto, Quartini, Ciocchetti e Lorizzo) a farla da padrone sono state le argomentazioni paternalistiche accompagnate da una non puntuale (per non dire approfondita) conoscenza del settore, data la genericità del commento politico condiviso dai “rappresentanti eletti dal popolo”.

L’intervento del ministro Abodi è stato, infine, commentato in serata dalla presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, Maria Cristina Pisani: “Apprezziamo questo cambio di passo, dimostrato sin dall’insediamento, per la sua grande disponibilità ad ascoltare, a ricevere input per la programmazione delle politiche pubbliche per i giovani e soprattutto a costruire un dialogo costante. Questo modello, in netta rottura rispetto al passato, ci offre un rinnovato entusiasmo nel rendere questo Paese, finalmente, una casa accogliente per le giovani generazioni”.

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