Pil italiano, flessione del -0,4%. Disoccupazione giovanile al 22,1%.

Nel secondo trimestre, dopo l’aumento registrato nei tre mesi precedenti, in Italia il prodotto interno lordo (Pil), ha segnato una flessione (-0,4%).

Dal lato dell’offerta, spiega l’ultima nota dell’Inps, segnali negativi provengono dal settore manifatturiero. A luglio, dopo due mesi di crescita consecutivi, l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,7% in termini congiunturali.

L’occupazione, per la prima volta nell’anno, a luglio ha segnato una flessione che lascia comunque il numero degli occupati a un livello superiore a quello di luglio 2022. Il tasso di disoccupazione è aumentato a fronte della stabilità di quello di inattività.

Ad agosto, ancora, si è rilevato un generalizzato peggioramento della fiducia delle imprese per le quali l’indice si è attestato sul valore più basso da novembre 2022. La fiducia dei consumatori, pur riducendosi, si è mantenuta sopra il livello medio del periodo gennaio-luglio.

L’economia internazionale è in rallentamento caratterizzata da dinamica eterogenea per aree geografiche e settori, inflazione ancora elevata ma in calo e condizioni di finanziamento restrittive che pesano soprattutto sulla domanda interna. Dal lato dell’offerta, il comparto manifatturiero sta sperimentando una particolare debolezza e quello dei servizi ha perso lo slancio fornito dalle riaperture post-pandemia.

Il calo dei consumi di beni ha determinato in molti paesi anche una flessione delle importazioni. A giugno, il commercio globale di merci in volume è diminuito dello 0,7% (+0,5% a maggio), frenato in particolare dalla diminuzione dell’import dell’area euro, dei mercati asiatici emergenti, con l’esclusione della Cina, e del Regno Unito.

Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export anche ad agosto è rimasto (da febbraio 2022) sotto la soglia di espansione, indicando una possibile ulteriore riduzione degli scambi internazionali nei prossimi mesi. Nello stesso peridodo, i listini delle principali materie prime hanno ripreso a crescere. Il prezzo del Brent ha toccato il valore più elevato da novembre 2022 (86,2 dollari al barile da 80,1 a luglio) e l’indice del gas naturale europeo è salito a 93,3 da 85,2. Il tasso di cambio euro dollaro è invece rimasto stabile e vicino alla parità (1,09 dollari per euro ad agosto da 1,11 del mese precedente).

In Cina, il calo della domanda estera e la debolezza della spesa dei consumatori ha continuato a pesare sulle imprese. Le prospettive economiche restano sfavorevoli nonostante le misure di sostegno varate dal governo cinese.

Ad agosto sia le esportazioni sia le importazioni cinesi sono diminuite in termini tendenziali (-8,8% e -7,3% rispettivamente). L’indice Pmi del manifatturiero di agosto si è ridotto ulteriormente ed è rimasto sotto la soglia di espansione del 50, mentre quello relativo ai servizi (51 da 51,5 di luglio) ha segnato un calo marginale e ha continuato a segnalare un’espansione solo modesta del comparto.

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Negli Stati Uniti, la seconda stima del Pil ha mostrato una marginale revisione al ribasso (+0,5% da +0,6%) per il periodo aprile–giugno, con una riduzione delle stime iniziali per gli investimenti fissi non residenziali parzialmente compensata da revisioni al rialzo per la spesa pubblica, per i consumi delle famiglie e per gli investimenti residenziali.

La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board ad agosto ha sorpreso decisamente al ribasso (106,1 da 114) con peggiormanti diffusi alle condizioni correnti e alle aspettative.

Anche nell’area euro, il Pil del secondo trimestre è stato rivisto al ribasso a 0,1% congiunturale da 0,3% della stima preliminare mentre è stato incrementato di un decimo a 0,1% il dato relativo al primo trimestre. L’inflazione headline ad agosto è risultata stabile al 5,3% in termini tendenziali, mentre per l’indice al netto di energia e alimentari freschi si è registrato il quinto calo consecutivo (6,2% da 6,6% precedente).

A luglio, il tasso di disoccupazione per la media dell’area è rimasto invariato rispetto a giugno su valori storicamente bassi (6,4%), le vendite al dettaglio in volume sono diminuite dello 0,2% in termini congiunturali ed è stata rivista al rialzo la variazione congiunturale del mese precedente (+0,2% da -0,3%).

Le prospettive per l’area euro continuano a essere poco favorevoli. L’indice composito di fiducia economica ESI della Commissione Europea ad agosto è diminuito nuovamente con cali diffusi a tutte le componenti. Nel dettaglio nazionale, la fiducia si è ridotta molto in Francia (-2,5 punti) e Germania (-2,4) e in Italia (-1,1) mentre in Spagna è aumentato (+1,5).

I consumi finali nazionali sono diminuiti dello 0,3% rispetto al trimestre precedente a sintesi di un forte decremento della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (-1,6% in termini congiunturali) e di una stazionarietà della spesa delle famiglie residenti e delle ISP. La spesa delle famiglie ha mostrato un aumento per i servizi e i beni durevoli (le variazioni sono state rispettivamente +2,4% e +0,7%), i beni semidurevoli e quelli non durevoli sono invece diminuiti (-1,7% e -2,5% le rispettive variazioni rispetto ai tre mesi precedenti). Gli investimenti hanno registrato il calo più marcato tra i principali aggregati del Pil dopo gli aumenti dei due periodi precedenti (-1,8% in termini conguinturali). La contrazione è stata determinata dalla flessione della spesa in abitazioni e fabbricati non residenziali e altre opere (rispettivamente -3,4% e -3,8%) e quella più contenuto della spesa in impianti, macchinari e armamenti (-0,2%), a fronte di un aumento degli investimenti in prodotti di proprietà intellettuale (+0,4%).

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Dal lato dell’offerta, tra aprile e giugno il valore aggiunto delle costruzioni e dell’industria in senso stretto hanno registrato i cali congiunturali maggiori (rispettivamente -3,2% e -0,9%). Anche il valore aggiunto dei servizi, seppure lievemente, è diminuito (-0,1%) con il settore delle attività professionali, ricerca e servizi di supporto e del commercio, trasporto, alloggio e ristorazione che hanno registrato le flessioni più elevate (rispettivamente-1,2% e -0,4%).

A luglio, segnali negativi sono giunti dal settore manifatturiero. L’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,7% rispetto a giugno dopo la crescita dei due mesi precedenti. Nella media del periodo maggio-luglio, l’incremento dell’indice è risultato 0,2% in termini congiunturali. Il calo di luglio è stato diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industria, ad eccezione dell’energia, ed è stato di simile entità per i beni strumentali e quelli di consumo (rispettivamente -1,5% e -1,6%) e più contenuto per gli intermedi (-0,5%).

Sul fronte del commercio estero, le esportazioni e le importazioni di beni in valore, nel secondo trimestre, sono risultate in calo rispetto ai tre mesi precedenti (-3,2% e -3,5% rispettivamente). Nel confronto tendenziale, le esportazioni nei primi sei mesi dell’anno sono aumentate del 4,1%, con incrementi delle vendite di prodotti italiani verso la Francia (+5,5%), la Spagna (+5,7%) e altri mercati rilevanti al di fuori dell’Ue quali gli Stati Uniti (+5,6%), la Turchia (+13,1%) e la Svizzera (+4,7%). Si è osservato inoltre un forte recupero delle vendite dirette in Cina (+45,6%). Viceversa si sono ridotte le esportazioni verso la Germania (-0,9%) che è il primo partner commerciale dell’Italia, il Belgio (-10,7%) e la Russia (-17,8%).

Dal punto di vista settoriale, nel comparto manifatturiero si è osservato un incremento marcato del valore delle esportazioni di prodotti farmaceutici (+14,8%) dei macchinari (+12,3%) e dei mezzi di trasporto, in particolare degli autoveicoli (+26%).

A luglio, si è registrato il primo calo dell’occupazione del 2023, che ha portato il numero complessivo di occupati a 23milioni 513mila. La diminuzione ha coinvolto gli uomini (-0,4%), le donne (-0,2%) e gli individui di età compresa tra i 25 e i 49 anni. L’analisi per posizione professionale rileva che l’occupazione è calata prevalentemente tra i dipendenti a termine, lievemente tra gli autonomi mentre tra i permanenti è risultata sostanzialmente stabile.

Il tasso di occupazione è sceso al 61,3%, facendo registrare una diminuizione di 0,2 punti rispetto a giugno ma rimanendo di 1,1 punti più elevato rispetto a luglio 2022.

La disoccupazione è aumentata rispetto al mese precedente dell’1,9% per effetto di una crescita che ha coinvolto entrambi i generi ed è stata diffusa nelle classi d’età centrali; è restato comunque negativo il saldo tendenziale del numero di disoccupati che in un anno è diminuito di 76mila unità pari al 3,8%.

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Nel confronto mensile, il tasso di disoccupazione totale, che nell’area euro è rimasto invece stabile, è salito al 7,6% (+0,2 punti) mentre è calato al 22,1% (-0,2 punti) tra i giovani; nel confronto tendenziale il tasso di disoccupazione è diminuito di 0,4 punti nel complesso e di 1,3 punti per i giovani. Rispetto a giugno, si è stabilizzato al 33,5% il tasso d’inattività che sull’anno è diminuito di 0,9 punti.

A luglio, i prezzi dei beni energetici hanno mostrato una lieve flessione (-0,1% rispetto a giugno) a cui hanno contribuito sia i listini degli energetici non regolamentati sia quelli degli energetici regolamentati che riflettono gli andamenti delle bollette del mercato tutelato. È proseguito il rallentamento delle quotazioni dei beni alimentari (9,8% da 10,5%). Quelli degli alimentari non lavorati in particolare hanno segnato una decelerazione più marcata (9,2% da 10,4%), incorporando il calo delle quotazioni delle materie prime agricole sui mercati internazionali.

Per quanto riguarda i servizi, i prezzi dei trasporti hanno continuato a mostrare una discesa rapida (1,2% da 2,4%) così come quelli dei servizi ricreativi e culturali (5,9% da 6,6%).

L’inflazione di fondo, misurata al netto delle componenti più volatili dell’indice ad agosto ha rallentato ulteriormente a 4,8% (da 5,2% di luglio) e anche Il carrello della spesa, sintesi dei prezzi relativi agli alimentari, alla cura della persona e della casa, pur rimanendo ancora su valori elevati, ha mostrato una decelerazione (9,6% da 10,2%).

Tra i consumatori, ad agosto, prevalgono i giudizi di coloro che si aspettano una riduzione dei prezzi nei prossimi 12 mesi. Tra gli imprenditori che producono beni destinati al consumo finale, si prevedono forti ribassi dei listini di vendita, accentuando la dinamica in flessione sulle aspettative di inflazione per i prossimi mesi.

I risultati delle inchieste di agosto, ricordano infine dall’Istat, mostrano un generalizzato peggioramento della fiducia, soprattutto tra le imprese per le quali l’indice si è attestato sul valore più basso da novembre 2022. La fiducia delle imprese ha registrato nel dettaglio una flessione marcata e diffusa a tutti i settori. In particolare, sia nella manifattura sia nelle costruzioni tutte le componenti hanno segnato un deterioramento. Invece per i servizi di mercato giudizi favorevoli sugli ordini sono associati ad attese sugli ordini e a opinioni sull’andamento degli affari in peggioramento. Dopo il calo di luglio, anche ad agosto è diminuito l’indice di fiducia dei consumatori, pur mantenendosi sopra il livello medio del periodo gennaio-luglio, principalmente a causa di un peggioramento delle opinioni sulla situazione economica generale.