Covid-19. L’emergenza vista dai sardi residenti negli USA.

Come vivono l’emergenza sanitaria i giovani sardi residenti negli USA? Si può definire sotto controllo la gestione della pandemia nel Paese a stelle e strisce? Sono facilmente accessibili i servizi sanitari per i cittadini americani in questo momento di difficoltà globale? Facciamo il punto attraverso l’esperienza dei nostri giovani connazionali, partendo da Nicola Caria, residente negli Stati Uniti da diversi anni.

Ciao Nicola, come si sta vivendo questa emergenza negli Stati Uniti d’America?

Nonostante la pericolosità del Covid-19 sia stata percepita in ritardo, rispetto ai primi casi registrati in Cina lo scorso mese di Gennaio, la gestione dell’emergenza negli Stati Uniti sta registrando una grande tempestività da parte del Governo Americano e degli Stati federali. La maggioranza della popolazione sta seguendo le indicazioni delle autorità, anche se in una piccola minoranza di Stati, come l’Arkansas, Iowa, Nebraska, North e South Dakota non sono ancora state varate leggi restrittive sulla mobilità delle persone. Nei prossimi giorni il Presidente Trump potrebbe valutare di adottare un enforcement più duro per costringere i cittadini di quegli Stati a rimanere a casa (stay at home) o peggio a rifugiarsi sul posto (shelter in palce).

I cittadini statunitensi sono molto diligenti e l’assenza di sanzioni da parte della polizia nelle strade sta confermando questo trend. Inoltre non appena sono state introdotte le norme a contrasto della prevenzione del covid-19, il governo e gli Stati federali hanno messo a punto la relativa logistica con grande dinamismo. Poi anche lo stile di vita americano sta aiutando a ridurre i disagi, in questa situazione di emergenza. Basti pensare al sistema di consegne a domicilio, particolarmente all’avanguardia e con un mercato consolidato, e al remote working, ovvero al lavoro da casa, anch’esso ampiamente utilizzato a tutti i livelli dai datori di lavoro americani.

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Facendo una breve riflessione sui vari aspetti legati alla quotidianità, cosa va bene e cosa invece poteva andare meglio nella gestione dell’emergenza?

La risposta del Governo è stata particolarmente tempestiva. In primo luogo la FED (Federal Reserve System) ovvero la banca centrale americana, ha tagliato i tassi d’interesse, riducendo il costo del denaro per stimolare l’economia. Ancora i cittadini con un reddito annuale inferiore ai 75mila dollari anno ricevuto un sussidio di 1200 dollari al mese per affrontare l’emergenza e sono stati bloccati gli sfratti a livello nazionale. Un contributo che si riduce con l’aumentare del reddito e comunque previsto per possessori di reddito sotto i 99mila dollari.

Pensando ai problemi sicuramente una maggiore tempestività da parte del Governo avrebbe aiutato, ma anche qui come nel resto del mondo, i proclami allarmisti di gennaio sono stati stigmatizzati e sottodimensionati.

Ci sono particolari criticità per l’accesso alle prestazioni sanitarie per i cittadini americani in questo periodo d’emergenza?

I servizi sanitari e il loro accesso sono rimasti invariati per i cittadini americani. Certamente chi subisce maggiori penalizzazioni sono quei 10 milioni di cittadini americani non in possesso di assicurazione e coloro che vivono all’interno dell’economia sommersa. Vista l’emergenza alcune compagnie di assicurazione e ospedali hanno deciso di abbattere alcuni costi associati all’emergenza, per ridurre al minimo l’impatto economico per i cittadini. Anche per le persone non in possesso di cittadinanza la situazione è più o meno la stessa.

Nicola Caria

I cittadini americani sono sufficientemente informati sulle norme di prevenzione del contagio e sull’evolversi dell’emergenza sanitaria?

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Gli statunitensi sono molto informati e non potrebbe essere più ovvio in un sistema mediatico spesso “catastrofista” ovvero votato al sensazionalismo. In tv i talk show di approfondimento si avvicendano costantemente su tutte le reti e anche negli altri mezzi di comunicazione le informazioni sono costantemente aggiornate e accessibili. Qui chi vuole informarsi non ha problemi per trovare contenuti e informazioni.  

Come viene raccontata dai media americani la gestione dell’emergenza da parte dell’Italia?

L’Italia è stata più volte presentata al pubblico americano come una buona pratica da copiare per far fronte all’emergenza. Fa piacere vedere l’Italia come esempio virtuoso per la gestione di questa pandemia. Siamo stati i primi nei Paesi Occidentali a prendere decisioni lungimiranti, anche se inizialmente siamo stati tacciati di essere troppo allarmisti…e invece avevamo ragione! In questo periodo di emergenza sono state trasmesse sulle tv americane le immagini di Milano, Roma e di altre città in modalità lockdown; spesso nei talk show siamo stati citati per la nostra capacità di reagire all’emergenza. Con il trascorrere dei giorni, però, la comunicazione americana si è rivolta principalmente alla gestione dell’emergenza sotto un aspetto prettamente nazionale.

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Da poco Joe Biden è diventato l’avversario ufficiale del Presidente Donald Trump per le prossime elezioni di Novembre. Quanto sta incidendo l’emergenza sanitaria sugli equilibri della sfida elettorale per la presidenza degli Stati Uniti d’America?

Indubbiamente il candidato democratico Joe Biden è apparso sottotono sullo sfondo di questa emergenza. Spesso viene citato dal Presidente americano con l’aggettivo catchy ‘Sleepy Joe’… E’ sicuramente un momento positivo per l’attuale presidente degli Stati Uniti e il suo linguaggio politico non lo sta di certo penalizzando in questa fase. Se prima della pandemia la distanza tra i due contendenti poteva essere di circa 10 punti ora i sondaggi rilevano una maggiore differenza a sfavore del candidato democratico. Ancora i punti del programma di Biden non sono molto conosciuti dal pubblico americano. D’altronde anche il programma del presidente Trump non si conosce ancora, ma la continua presenza sui media, aumentata ultimamente per via del covid-19, sembra lo stia aiutando nei sondaggi.

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