Il “Governo amico” impugna un’altra legge regionale.

Nonostante al governo non ci sia più Conte e Mario Monti, la Regione Sardegna continua a vedersi impugnare le sue leggi. Accanimento o incompetenza dell’organo legislativo regionale? Guardando alle alzate di ingegno o, meglio, alle pietre miliari approvate dal Consiglio regionale della XVI Legislatura (come non ricordare la riforma del piano paesagistico), verrebbe più da optare per l’incapacità dei consiglieri/e di maggioranza del “Palazzo” di via Roma.

Il Consiglio dei ministri, infatti, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, dopo aver esaminato la legge della Regione Sardegna n.9 del 23.10.2023 ha deliberato l’impuganzione del provvedimento recante “Disposizioni di carattere istituzionale, ordinamentale e finanziario su varie materie” in quanto talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di ambiente e paesaggio, di ordinamento civile, di ordine pubblico e sicurezza, di produzione, trasporto e distribuzione dell’energia, di tutela della salute, di coordinamento della finanza pubblica, di governo del territorio ed assetto territoriale, violano gli articoli 9 e 117, primo e secondo comma, lett. h), l) ed s), 117, terzo comma e 133, secondo comma, della Costituzione.

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Tra i punti impugnati per lesione delle competenze statali in materia di salvaguardia dell’ambiente l’art. 13, che prevede la possibilità di fatto di un esproprio gratuito delle terre a uso civico in favore dei progetti di impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili. Tradotto, un lasciapassare per la speculazione energetica e l’assalto al territorio sardo.

Ancora, giusto per citarne altri, gli articoli 130 e 132, che prevedono la possibilità di ricostruzione dei ruderi anche nelle fasce costiere di massima tutela dei 300 metri dalla battigia “anche senza il mantenimento di sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche dell’edificio preesistente” e la possibilità di inserire negli strumenti urbanistici comunali aumenti volumetrici del 25% delle volumetrie nelle aree costiere per nuovi esercizi ricettivi di elevata categoria (5 stelle e più) e del 15% per ogni esercizio ricettivo esistente, anche nella fascia costiera di massima salvaguardia dei 300 metri dalla battigia marina.       

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“Aumenti volumetrici e costruzioni in palese eversione delle norme di conservazione costiera, del vigente piano paesaggistico regionale e di quella necessità di pianificazione congiunta Stato – Regione già oggetto di sistematiche pronunce da parte della Corte costituzionale, che hanno censurato pesantemente precedenti analoghi tentativi da parte delle maggioranze politiche mattonare sarde”, ricordano dal Gruppo di Intervento Giuridico.

Impugnate anche le norme volute dall’assessore alla Sanità, Carlo Doria: l’aumento di 100 euro della tariffa oraria dei medici (art. 35) e l’incremento dei tetti di spesa per le prestazioni sanitarie erogate dalle strutture private accreditate (art. 56).