Giovani: ecco il V rapporto sul divario generazionale. Abodi: “Nuovo decreto”.

E’ stato presentato il V Rapporto 2022 sul Divario Generazionale presso il campus Luiss Guido Carli. Secondo l’indagine, condotta in collaborazione con la Fondazione Visentini, l’indice di divario generazionale (GDI – Generational Divide Index) indica un leggero miglioramento nel 2021 (141 punti) rispetto all’impennata del 2020 (144), ma allo stesso modo dimostra anche che quella che oramai da più parti viene definita la permacrisi esplica effetti asimmetrici sulle differenti fasce di età, colpendo con maggiore forza quelle giovanili.

Il dato registrato nel 2021, infatti, non riporta alla fase pre-pandemica (134 punti nel 2019), ma a quella degli anni della recessione (2012) con un balzo indietro di un decennio: in momenti di forti crisi sistemiche come quella attraversata a seguito della pandemia, nel nostro Paese le fasce più giovani della popolazione sono le prime a pagare e le ultime a riprendersi.

Tra i 43 indicatori che compongono i 14 domini dell’indice, quelli più penalizzanti per i giovani riguardano in particolare il peso eccessivo del sistema pensionistico sui conti dello Stato, la parità di genere, la povertà, il debito pubblico, il capitale umano e il credito e risparmio.

Nonostante ciò, anche per il 2022 si continua a registrare una costante disaffezione del Legislatore per le misure direttamente rivolte ai giovani e inserite in una strategia pluriennale, che abbracci tutte le sfere che interessano lo
sviluppo economico, sociale e individuale dei nostri giovani.

LEGGI ANCHE:  Disturbi alimentari e autolesionismo in aumento tra i giovani italiani.

Le misure generazionali, infatti, nonostante l’acclarato e già ricordato impatto asimmetrico della pandemia,si sono ridotte da 1,8 miliardi di euro nella Finanziaria 2019 a 300 milioni di euro nella Finanziaria 2022. Sommando a quest’ultima anche i poco più di 700 milioni messi a disposizione dal PNRR (meno del 2% della dotazione annua) per lo stesso anno, si raggiunge a stento la somma di 1 miliardo di euro.

La consueta indagine sul futuro dei giovani, giunta alla quinta rilevazione, è stata realizzata tra l’inizio del mese di aprile
e la fine di maggio 2022, interessando, in forma anonima, circa 5 mila studenti di età compresa tra i 13 e i 20 anni,
provenienti da tutta Italia e da tutti i percorsi scolastici. Dalle risposte dei ragazzi, si registrano due conferme. La prima,
positiva, riguarda l’alto numero dei giovani (circa due terzi) che propende per una vita professionale autonoma, da
professionista, da imprenditore o da lavoratore autonomo, a fronte di un 35% di rispondenti che dichiara di preferire la
carriera da dipendente. La seconda invece, particolarmente allarmante, è relativa all’elevato numero di studenti che per
crearsi una vita autonoma ritiene di dovere andare all’estero: uno studente su quattro afferma di vedersi nel prossimo
futuro residente in un altro Paese europeo o extraeuropeo, purtroppo in continuità con il già alto numero di giovani
che ogni anno lasciano l’Italia. Si registra, infine, che poco più di uno studente su due (51,9%) afferma di voler proseguire
con gli studi universitari, di questi il 49% afferma di preferire le materie STEM.

LEGGI ANCHE:  Avviso 22 e sfruttamento, Nicolas Schmit: "Basso tasso di conversione tirocini".

“Voglio soffermare l’attenzione – ha affermato Luciano Monti – su alcune raccomandazioni che il presente Rapporto
rivolge al governo ed in generale al legislatore. La prima riguarda l’introduzione nel nostro Paese, sulla scia
dell’esperienza tedesca e austriaca, del cosiddetto youth check, ovvero la valutazione di impatto generazionale di tutte
le norme introdotte nel nostro ordinamento, affinché queste non pregiudichino il futuro dei giovani. La seconda
raccomandazione è relativa invece all’introduzione di una strategia per le politiche giovanili che guardi ad un orizzonte
temporale di almeno 5 o 7 anni”.

Per Fabio Marchetti, invece, il tema rilevante riguardo ai giovani è quello della previdenza: “In un ordinamento ormai decisamente indirizzato verso un Sistema a tre Pilastri (previdenza pubblica di base, previdenza complementare collettiva e risparmio previdenziale individuale) la Previdenza Complementare assume per i giovani un’importanza fondamentale al fine di poter contare in vecchiaia di un reddito sufficiente alle proprie esigenze di vita. Di fronte a una situazione che vede una scarsa adesione dei giovani ai Fondi Pensione (stando agli ultimi dati della Covip solo 1,5 milioni di iscritti hanno meno di 35 anni e fra questi solo 500 mila risulterebbero le giovani donne), appare urgente prevedere dei concreti incentivi per i giovani al fine di favorire la loro adesione alla Previdenza Complementare (ad esempio, si potrebbe proporre un contributo integrativo figurativo pari al 50% dei contributi effettivamente versati per i primi 5/10 anni di iscrizione ad un Fondo Pensione)”.

LEGGI ANCHE:  Nuraminis. Inidonea all'insegnamento perché ha la sclerosi multipla.

Ineludibile, ancora, la necessità di introdurre una Legge Quadro sui giovani per il ministro Andrea Abodi: “Il mio auspicio è che i ragazzi comprendano l’importanza dell’acquisizione della conoscenza e delle opportune competenze come chiavi di interpretazione della realtà, che possano renderli artefici del proprio destino. Il Rapporto realizzato dalla Fondazione Bruno Visentini è una bussola, uno strumento che permette di tracciare il giusto percorso per affrontare il problema dei “divari”, non solo quello generazionale, ma anche quello di genere e territoriale, in una visione integrata. La mia presenza qui oggi è un’assunzione di responsabilità: annuncio, infatti, il mio impegno a promuovere un Decreto-legge Giovani, di cui ho già discusso con il Presidente del Consiglio, e che si inserisca in una politica di programmazione di medio-lungo periodo
per affrontare, in primis, il problema di quella percentuale significativa di ragazzi che vede il proprio futuro all’estero”.

foto Copyright © 2023 Fondazione Bruno Visentini