Fuga dall’Italia, i laureati in uscita sono cresciuti del 42%.

In meno di 10 anni, dal 2013 al 2021, i laureati in uscita dall’Italia sono cresciuti niente poco di meno del 42%, confermando l’incapacità del “Bel Paese” di trattenere i giovani. A indicarlo il nuovo Libro Bianco sulle Scienze della Vita in Italia, presentato recentemente da The European House – Ambrosetti.

Secondo l’indagine, l’86% dei ricercatori rimasti in Italia lamenta salari bassi e mancanza di meritocrazia. Nulla a che vedere con l’estero dove è presente meno nepotismo, maggiore meritocrazia (specialmente in ambito universitario) e qualità della ricerca scientifica, affiancata dalla facilità di accesso e progressione nella carriera accademica.

8 ricercatori italiani all’estero su 10, ancora, si sono dichiarati soddisfatti della scelta di abbandonare il Paese, mentre chi sceglie di rimanere in Italia lo fa principalmente per motivi personali o familiari. Quasi la metà degli intervistati in Italia, se potesse tornare indietro nel tempo, sceglierebbe di andare all’estero (43%), confermando (se mai ce ne fosse stato bisogno) l’assenza di visione in questo “scalcinato Paese”. Nazione, come rimarcato anche dai ricercatori italiani, che neanche con il Pnrr potrà rilanciarsi, nonostante il verbo “salvifico” collegato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

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foto Chiara Venier