Disoccupazione giovanile, ILO: “73 milioni nel mondo”.

Si conferma, come ricordato nel secondo rapporto “Global Employment Trends for Youth 2022” dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), l’aumento della disoccupazione giovanile nel mondo. Rispetto al 2019, ovvero prima della pandemia, sono ben 73 i milioni di giovani under25 senza occupazione: circa 6 milioni in più rispetto al 2019.

Dati poco incoraggianti che vanno di pari passo con l’aumento della popolazione Neet mondiale, salita al 23,3%. Fredde statistiche che certificano l’assenza di sensibilità politica a livello globale verso la questione giovanile, maldestramente celata dalle ripetute iniziative spot a sostegno “della partecipazione attiva dei giovani e al processo decisionale”.

Una realtà confermata, a livello nazionale (e locale), dall’assenza di qualsiasi processo di programmazione partecipata con i giovani in presenza di interventi per la gioventù.

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Statistiche negative anche per le giovani under25: si prevede, infatti, che nel corso del 2022 solo il 27,4% di esse avrà un impiego, rispetto al 40,3% dei giovani uomini.

In tale contesto, secondo il rapporto dell’ILO, le lacune nella protezione dei giovani devono essere corrette risolvendo i problemi legati alla disoccupazione giovanile, all’inattività e alla precarietà dei giovani. Temi che devono essere sostanzialmente posti al centro degli interventi a sostegno della ripresa economica.

In Italia, per effetto della scarsa competenza della classe dirigente in materia di politiche giovanili (come dimenticare le alzate d’ingegno degli ultimi due ministri pentastellati Spadafora e Dadone) e delle elezioni politiche – che posticiperanno qualsiasi azione politica al prossimo inverno 2022 – sarà difficile assistere alla tanto attesa ‘sterzata’ sulla questione giovanile, continuando a condannare i/le giovani italiani/e alle solite “trite e ritrite” iniziative di scarso impatto.

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