Un’altra impugnazione per il Consiglio “degli (in)fallibili”.

Un Consiglio incapace e parco. Questo, in breve, il dato che emerge dall’ennesima impugnazione (anche questa volta dal fuoco “amico” del Consiglio dei Ministri) del primo comma della legge regionale 5 del 5 maggio 2023 “partorita” dalla mente geniale dell’attuale maggioranza e che ha stabilito per i medici di medicina generale l’innalzamento del massimale dei pazienti da 1500 a 1800 su base volontaria.

Una decisione, come ricordato dal Consiglio dei Ministri, impugnata in quanto le disposizioni, ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di ordinamento civile, violano l’articolo 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione, nonché il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione.

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Nulla di nuovo. Siamo tutti ormai abituati al tafazismo del Legislatore (ahioni!) regionale. Un atteggiamento autolesionistico contiguo anche alla Giunta regionale, come ricordato dalle parole dell’assessore Carlo Doria, affidatosi al tema della “garanzia dell’assistenza primaria dei cittadini”.

Difesa, decisamente, incongruente con lo scarso tenore di servizio pubblico registrato dal 2019. Sarebbe stato più conveniente seguire una nota massima di Oscar Wilde ma, come la cronaca (e la comunicazione istituzionale) ci ricorda, tanto virtuosismo è fuori dai radar della classe dirigente regionale.

“Attenderemo il verdetto della Corte Costituzionale, che non diamo per scontato, sicuri di aver agito nel giusto per la tutela della salute dei sardi e nel rispetto di quell’autonomia regionale che si articola anche in materia sanitaria”, ha dichiarato Doria in risposta al fuoco amico del Consiglio dei Ministri (ricordiamolo) del Governo Meloni.

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