Politiche giovanili in UE, Benifei: “Fare pressione politica per trovare soluzioni”.

La riflessione sui giovani e sulle politiche giovanili anima da tempi immemori le proposte della politica per la soddisfazione delle esigenze dei ragazzi/e nella nostra società. Uno dei segmenti di popolazione più innovativi ma, paradossalmente, anche uno dei più vulnerabili all’interno della società europea.

Spesso le istituzioni necessitano, come prescritto in tutte le Carte costituzionali, del supporto delle organizzazioni della società civile per risolvere le problematiche dei cittadini, soprattutto di quelli più vulnerabili. Quando la collaborazione tra istituzioni e società civile viene meno il risultato è che si vengano a creare politiche inefficaci e inefficienti che, oltre a produrre un importante dispendio di risorse umane ed economiche, portano all’erogazione di servizi inadatti a ingenerare alcun ritorno per la collettività.

In una recente petizione il presidente di ABìCì, Gabriele Frongia, (membro del Comitato delle Associazioni Sarde per la Mobilità Internazionale, CASMI) ha presentato una richiesta alla Commissione per le Petizioni del Parlamento europeo, per chiedere un intervento dell’istituzione europea finalizzato a richiamare, anche simbolicamente, le istituzioni nazionali a intervenire in materia di politiche giovanili, vista l’assenza di leggi ad hoc per i giovani nei territori delle aree insulari dell’UE.

Essendo la Sardegna una regione d’Europa dove nelle ultime elezioni per il rinnovo al Parlamento europeo non è stato possibile eleggere alcun rappresentante sardo, il ‘caso’ della petizione per le politiche giovanili sollevato da Frongia, è stato portato all’attenzione degli eurodeputati italiani. Dopo i contributi delle eurodeputate Annalisa Tardino e Luisa Regimenti, oggi, in merito, è intervenuto l’eurodeputato del gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici, Brando Benifei.

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On. Benifei, una sua dichiarazione in merito alla legittimità delle criticità contenute nella petizione e nel merito del tono (troppo sbrigativo) della risposta della Commissione parlamentare.

Le generazioni più giovani affrontano da tempo difficoltà strutturali nell’ingresso del mercato del lavoro e nell’emancipazione dalle condizioni della famiglia d’origine. Come viene sottolineato nella petizione, la situazione è ancora più grave nelle regioni insulari e periferiche, che da anni soffrono di una stagnazione economica. Per questi motivi, è sicuramente essenziale che si realizzino gli obiettivi della Strategia Europea per i Giovani 2019-2027 nelle aree più in difficoltà del nostro paese.

E’ però importante sottolineare che le politiche giovanili sono di competenza degli Stati membri, mentre l’UE ha la possibilità di stabilire il quadro di riferimento per una cooperazione in materia; in questo caso, il quadro di riferimento è la Strategia europea per la gioventù. In materia di politiche giovanili il Parlamento Europeo è molto attivo con atti di indirizzo politico (ad esempio, la risoluzione 2018/2720 RSP sulle necessità delle zone rurali e remote dell’Unione) che però non consentono di obbligare gli Stati membri e i governi regionali ad adottare delle specifiche leggi. Un potere effettivo il Parlamento lo ha nelle situazioni in cui è colegislatore, come nel caso della creazione del Corpo Europeo di Solidarietà. In questi casi, il Parlamento agisce in modo da rendere i programmi dell’Unione il più inclusivi possibili, al fine di facilitare la partecipazione dei giovani che vivono in aree remote o rurali.

Come valuta l’operato della Commissione per le Petizioni in questa occasione?

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Credo che la commissione Petizioni avrebbe sicuramente potuto articolare la risposta in maniera più dettagliata, spiegando in maniera approfondita ciò che effettivamente può fare il Parlamento e quali sono le azioni dell’Unione in questa specifica materia. Al di là di toni forse troppo sbrigativi, che hanno impedito di spiegare il punto come sarebbe stato utile, credo però, purtroppo, che la Commissione potesse fare poco di concreto per dare ulteriore seguito alla Petizione.

Ha senso per i giovani rivolgersi alle istituzioni europee? Non trova che questo genere di risposte possa minare la volontà di partecipazione dei giovani?

L’Unione Europea mette i giovani al centro delle sue priorità in moltissimi campi. Basta pensare a progetti come Garanzia Giovani, Erasmus+, l’Erasmus per i giovani imprenditori o la Youth Employment Initiative. Proprio per queste ragioni, è importantissimo per le istituzioni interagire con le giovani generazioni e viceversa. Per fare ciò, ogni anno si svolgono decine di iniziative come lo European Youth Event, un evento a cui partecipano migliaia di giovani in cui si tengono tavoli di lavoro, laboratori di idee e dibattiti, oppure anche Euroscuola, che dà opportunità a centinaia di studenti di diventare membri del Parlamento europeo per un giorno. 

Se invece si vuole richiedere uno specifico intervento legislativo o se si vuole denunciare qualche problema che rientra nel campo delle competenze dell’Unione le Petizioni possono essere un valido strumento, ma bisogna sempre tenere conto della distribuzione di potere tra le istituzioni. In alternativa, si possono contattare gli Europarlamentari eletti nella propria circoscrizione o che hanno competenze o ruoli specifici nell’ambito d’interesse. Gli Europarlamentari hanno ad esempio la possibilità di presentare delle interrogazioni alla Commissione Europea, per supervisionare la messa in atto di politiche europee o in generale chiedere conto del lavoro che viene svolto.

In questo caso specifico, consiglierei magari di rivolgersi anche ai Consiglieri Regionali o Assessori di Regione Sardegna che si occupano di politiche giovanili, in modo da fare pressione politica per trovare delle soluzioni ai problemi citati nella petizione.

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