Nikolaou-Alavanos: “Legge anticomunista in Polonia”.

Il Governo polacco ha recentemente adottato emendamenti al codice penale che impongono pene detentive fino a tre anni per chiunque “promuova, produca, registri, importi, detenga, venda, offra, depositi, detenga, presenti, trasporti o esponga simboli comunisti, simboli e idee, in forma sia stampata o online”. Una legge, ha ricordato Lefteris Nikolaou-Alavanos dei Non Iscritti, che cerca anche di equiparare i tragici eventi del nazismo al socialismo e al comunismo, ritenendolo “inaccettabile e storicamente inesatto”.

Le nuove regole entrate in vigore lo scorso marzo 2023, secondo l’esponente di NI, metteranno al bando i partiti comunisti e precluderanno ai/ale privati/e cittadini/e il diritto di esprimersi liberamente.

Sulla criminalizzazione introdotta dal Governo Polacco la Commissione europea, attraverso il Commissario Reynders, ha affermato che la libertà di espressione e di informazione è tutelata dall’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea: “La Commissione si impegna a garantirne il rispetto nell’ambito delle sue competenze. Tuttavia, in base all’articolo 51, le disposizioni della Carta sono rivolte agli Stati membri solo quando questi attuano il diritto dell’UE e, pertanto, sulla base delle informazioni fornite, il caso descritto non rientra nelle competenze dell’UE. È compito delle autorità e dei tribunali nazionali garantire gli obblighi in materia di diritti fondamentali derivanti dalla costituzione degli Stati membri e dagli accordi internazionali”.

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