L’occupazione femminile in Italia: -7% le donne occupate.

Ieri, nel corso dell’incontro “Decontribuzione e politiche per l’assunzione delle lavoratrici”, organizzato dalla Direzione centrale Studi e ricerche dell’INPS, si è parlato dell’andamento dell’occupazione femminile nel corso degli ultimi 2 anni. Per la direttrice generale dell’Istituto, Gabriella Di Michele, il numero delle donne manager nel 2021 è rimasto invariato (26%), così come è rimasto invariato quello delle donne imprenditrici artigiane (28%), mentre c’è stata una flessione del – 7% sul numero delle donne occupate.

Nella prima parte del workshop, condotta da Edoardo Di Porto, della Direzione centrale Studi e Ricerche-Inps, sono stati presentati i risultati della ricerca, analizzati gli effetti del “Bonus Donne” sull’occupazione femminile e l’impatto sul mercato del lavoro di tale sgravio contributivo.

Nello studio è stato evidenziato come rispetto alla media delle nuove assunzioni femminili, le lavoratrici assunte tramite la riforma sono più anziane, più istruite ed hanno maggiore probabilità di essere madri. Alcune analisi preliminari sulle imprese che hanno usufruito del beneficio, sfruttando l’attuazione scaglionata della riforma, hanno mostrato un effetto positivo e significativo, seppur di breve durata, sulla quota di donne assunte rispetto al totale delle nuove assunzioni.

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Sul tema Enrico Rubolino, dell’Università di Losanna, ha evidenziato come la riduzione del costo del lavoro, attraverso il bonus decontribuzione, non abbia influito in maniera significativa sull’aumento della retribuzione delle lavoratrici. Tuttavia, le aziende che hanno usufruito dello sgravio hanno visto un miglioramento delle loro performance e il sistema di Welfare ne ha beneficiato, dal momento che le lavoratrici non hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali.

Nella tavola rotonda, alla quale hanno partecipato Maria De Paola, Direzione centrale Studi e Ricerche-INPS, Francesca Mazzolari, Confindustria e Susanna Camusso, CGIL è emerso che, con la pandemia c’è stato un peggioramento dal punto di vista dell’occupazione, soprattutto di quella femminile. Ancora oggi le donne sono segregate nei settori meno essenziali, come il lavoro domestico e i lavori di accudimento. C’è la necessità di un cambiamento culturale e nel PNRR ci sono molte iniziative che potrebbero andare in questo senso. Per l’inserimento e la permanenza nel mercato del lavoro delle donne, sono strumenti utili il partime e lo smartworking, ma bisogna stare attenti a non favorire, appunto, la segregazione e l’isolamento. Gli uomini, inoltre, hanno iniziato ad usufruire dei congedi parentali e bisogna favorire questa reciprocità tra madri e padri, senza ricadere nella discriminazione dei lavoratori padri, come è stato per le lavoratrici madri.

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Il Presidente, Pasquale Tridico, nel suo intervento ha poi ricordato che “nel mondo solo il 20% del lavoro retribuito è delle donne, c’è un potenziale di attivazione enorme e la mancanza di quell’80% di lavoro femminile frena le economie. Ed è noto come l’alto tasso di lavoro femminile nei Paesi del nord Europa, che risultano anche i più produttivi, sia stato spinto in modo determinante grazie all’obbligatorietà del congedo parentale anche per l’uomo e ad una forte decontribuzione sul lavoro femminile”.

“In Italia – ha proseguito Tridico – abbiamo una spesa di 24 mld all’anno per decontribuzioni fiscali sul lavoro. Diversi studi, tra cui quelli dell’Inps, dimostrano che una decontribuzione mirata, ad esempio sulle donne o sui giovani o su aree geografiche come “decontribuzione sud”, ha effetti maggiori e di propagazione positiva sui tassi di occupazione. Questi fondi, distribuiti in modo generalizzato, ne disperdono l’efficacia”.

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