Il PD suona la carica: “La sanità in Sardegna non gode di buona salute”.

Sono dati e percentuali incontrovertibili quelli emersi ieri nel corso dell’incontro del PD Sardegna, circa lo “stato di salute” della sanità nell’Isola. Un malato per nulla immaginario, aggravatosi negli ultimi lustri per effetto dei massicci tagli strutturali alla sanità e, come risaputo, per mano della pandemia da Covid-19 che, con plastica schiettezza, ha fatto affiorare le principali criticità del Sistema Sanitario Nazionale.

Fenomeni devastanti acuiti, ancora, dalla “scellerata” azione politica dell’attuale maggioranza regionale capace nel 2020, come ricordato in apertura dal moderatore dell’incontro, il consigliere regionale dem, Valter Piscedda, di procedere alla riforma del sistema sanitario regionale.

Un provvedimento, come rimarcato nel lontano settembre 2020 dal Presidente Christian Solinas, che avrebbe garantito “più efficienza e servizi per i cittadini”. Qualcosa, però, deve essere “andato storto”, visto l’aumento della spesa sostenuta dai cittadini per le prestazioni sanitarie (passata nel 2022 al 23,5%), dalle lungaggini dei tempi delle liste d’attesa che, stando ai dati Agenas, rilevano un peggioramento del 21,7%, senza contare che la stessa maggioranza regionale – pur disponendo di importanti risorse nazionali e regionali per il taglio dei tempi di attesa – non è stata capace di spendere, ad oggi, la dotazione finanziaria disponibile. Nel dettaglio, negli ultimi due anni, sui 24 milioni per liste d’attesa risulta essere stato impiegato meno del 25% delle risorse. Insomma, una incapacità di fatto per usare un eufemismo! Elementi, ancora, che hanno concorso non poco all’aumento dell’indice di fuga dei pazienti sardi e, conseguentemente, ai “viaggi della speranza” verso le regioni del Nord Italia.

Gianfranco Ganau, foto Sardegnagol, riproduzione riservata
Gianfranco Ganau, foto Sardegnagol, riproduzione riservata

Maggioranza, ha aggiunto Piscedda, “che tra le prime azioni nel 2019 ha volitivamente deciso di bloccare tutti i concorsi per medici, infermieri e per gli altri operatori delle professioni sanitarie. Il Covid-19, come risaputo, ha fatto poi il suo decorso”.

Problemi, come evidenziato dal medico ed ex consigliere regionale, Nazareno Pacifico, peggiorati dalla desertificazione della medicina territoriale, dall’aumento dell’età media dei medici sardi (ora sui 55anni), dall’imbuto creatosi all’interno delle scuole di specializzazion e dal ridotto ricambio generazionale nelle professioni sanitarie: “Entro il 2030 – spiega – sono previsti oltre 113mila pensionamenti tra i medici italiani. Nell’ultimo anno si sono laureati 19mila medici nel Paese ma solo 16mila sono le borse di specializzazione bandite”.

Numeri indicativi ma non esaustivi per inquadrare il fenomeno, come ricordato dai crescenti tassi di abbandono degli/delle specializzandi/e: circa 1601 soltanto nell’ultimo anno, specialmente nella medicina di emergenza-urgenza. Nell’Isola, per comprendere meglio il fenomeno, sono soltanto 572 le borse messe a disposizione con le risorse ministeriali e regionali.

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Un dato quantitativo che sommato a elementi più qualitativi, come la mancanza di ricognizione della meritocrazia, la lotizzazione politica della sanità sarda, può dire molto sui trigger che spingono sempre più giovani medici sardi verso le regioni del Nord Italia e i Paesi più ricchi d’Europa. “I giovani medici oggi hanno maggiore conoscenza delle lingue straniere. Non sorprende, quindi, la tendenza ad andare in territori dove si viene maggiormente remunerati e dove sono maggiori le opportunità di carriera”.

Guido Portoghese, foto Sardegnagol, riproduzione riservata
Guido Portoghese, foto Sardegnagol, riproduzione riservata

Una considerazione per nulla opinabile paragonando lo stipendio medio di un infermiere in Italia (pari a circa 28mila euro l’anno) con la media europea (35.300 euro). “Se fossi giovane – prosegue Pacifico – non farei l’infermiere guardando alle dinamiche interne alle corsie, dove sono sempre più evidenti le carenze di personale, i turni massacranti, la pessima gestione organizzativa e le basse retribuzioni”.

Un elenco, come tristemente ricordato dalla cronaca, al quale si aggiunge l’esigua tutela degli operatori sanitari: “A siliqua, nel tentativo disperato di dare assistenza ai cittadini è stata affidata a un giovane medico neolaureato la responsabilità di circa 1300 pazienti, ai quali si sono aggiunti 1500 persone in carico al medico di medicina generale andato in pensione lo scorso marzo 2023 – ha esordito il Presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Cagliari, Emilio Montalto -. Un carico di lavoro insostenibile per il giovane medico che, nell’arco di 20 giorni prima di dimettersi, ha subito danneggiamenti alla propria auto e minacce per le ricette mediche. Ma il record – prosegue – lo abbiamo registrato a Esterzili dove il medico di medicina generale si è dimesso dopo sole 6 ore. Noi medici non siamo martiri e lavorare nel territorio sta diventando sempre meno appetibile”.

Non dovrebbe sorprendere, allora, il paradosso del paradigma dei concorsi che, in un’Isola affamata di lavoro come la Sardegna, vede la partecipazione alle procedure concorsuali di un numero sempre minore di candidati/e: “Quest’anno – spiega Montaldo – i posti messi a concorso sono stati coperti per il 70%, mentre il 30% dei professionisti non si è presentato”. Si assegnano, quindi, meno posti di quelli realmente a disposizione ma, secondo il rappresentante dell’Ordine il problema non è ascrivibile alla mancanza di medici: “Non esiste una carenza di medici. In realtà tra il 2000 e il 2022 sono andati via dal SSN, ben 131mila medici ma il vero problema è l’aumento dei trasferimenti. Ogni mese, per l’aggiornamento dell’anagrafica dei membri iscritti all’Ordine, non possiamo non annotare una crescita dei colleghi/e che si trasferiscono all’estero o nelle regioni del Nord Italia”.

Nazareno Pacifico, foto Sardegnagol, riproduzione riservata
Nazareno Pacifico, Valter Piscedda foto Sardegnagol, riproduzione riservata

Facilmente prevedibile, sulla base anche del futuro scenario dell’Autonomia differenziata, l’acuirsi del divario tra Nord e Sud del Paese, dal momento che la mobilità tra medici nelle regioni del Sud Italia è, pressochè, inesistente: “L’emigrazione dei colleghi deve far riflettere sugli scenari futuri introdotti dall’Autonomia differenziata. Avremo 20 realtà diverse con l’aumento dei viaggi della speranza, ad esclusivo vantaggio economico delle regioni di destinazione”.

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Situazioni di contesto dalle quali deve partire una rinnovata operazione di ascolto degli operatori sanitari e dei rappresentanti di categoria: “L’assessore o il decisore politico – ne è convinto Montaldo – deve ascoltare le parti sociali. Siamo stati ascoltati poco anche da giunte a noi amiche”.

Indubbiamente lo spazio di manovra, per lo meno a livello regionale, non può essere particolarmente entusiasmante, dal momento che le partite grosse, come l’introduzione dello scellerato sistema di quota 100 – indubbiamente artefice dell’aumento dei pensionamenti dei professionisti della sanità -, la difficoltà legata al ricambio generazionale e lo scarso appeal delle strutture sanitarie locali per i giovani professionisti, sono elementi lontani dalla competenza esclusiva della Regione Sardegna.

Serve, perciò, una visione moderna e partecipata della sanità, bisognosa non di riforme e rivoluzioni ma, bensì, di processi di assestamento continui, specialmente in una regione che si appresta a raddoppiare la propria popolazione over65 nei prossimi 20 anni.

Importante, allora, una analisi non autoreferenziale del presente e del passato per il Segretario cittadino del PD, Guido Portoghese: “I dati che abbiamo sono sempre più critici ma chi governa l’isola si limita ad attribuire le colpe alla pandemia e alla Giunta precedente, anche se è evidente che con il centrodestra la situazione della sanità è precipitata. In Sardegna si muore di più e non di certo per colpa esclusivamente del Covid-19. I sardi – prosegue Portoghese – stanno rinunciando alle cure, manca una efficente assistenza di prossimità. Il centrodestra – ricorda il segretario cittadino – ci aveva raccontato che l’ATS aveva creato inefficenze. Loro, invece, cosa hanno fatto? Hanno smantellato l’ATS e reintrodotto 8 ASL ma, guardando i dati disponibili, non mi sembra che il problema fosse l’Azienda unica. La nostra riforma, forse, non era perfetta però l’attuale Governo ha smantelato anche ciò che di buono era stato fatto negli anni precedenti. Da amministratore di Cagliari negli ultimi 4 anni ho visto aumentare le carenze con riferimento all’assistenza . Se questo capita a Cagliari non possiamo non considerarlo come un campanello di allarme. Pensiamo alle aree interne… i numeri sono disastrosi. Solo a Cagliari sono stati indeboliti i reparti del San Giovanni di Dio, depotenziato ancora il Binaghi e chiusa la Clinica Macciotta”.

Partito Democratico Sardegna, foto Sardegnagol, riproduzione riservata
Partito Democratico Sardegna, foto Sardegnagol, riproduzione riservata

Serve, per Portoghese, una “azione forte” sulle scelte operate dal centrosinistra nel passato. “Solo così saremo in grado di elaborare una proposta nuova per la sanità, dandoci obiettivi concreti e comprensibili per i cittadini. Se non riusciremo in questo saremo uguali al centrodestra. Già adesso – conclude – sentiamo spesso che non ci sono differenze tra noi e loro. Queste argomentazioni non possono che spingere verso un sempre maggiore astensionismo”.

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Leit motiv ripreso dal consigliere regionale, nonché padre nobile del 118 in Sardegna, Gianfranco Ganau, per il quale lo stato di salute della sanità in Sardegna – attraversato da una fase di chiusure di reparti, specialmente nell’oristanese e nuorese, di perdita di assistenza nei territori – è drammatico per usare un eufemismo. “Il primo atto del centrodestra nel 2019 è stato il blocco di tutti i concorsi indetti dalla Giunta Pigliaru. Con l’esplosione della pandemia gran parte dei concorsi non è stata espletata, mettendo ancora più in crisi i livelli delle prestazioni, poi la riforma sanitaria in epoca pandemica ha fatto il resto”.

Partito Democratico Sardegna, foto Sardegnagol, riproduzione riservata
Partito Democratico Sardegna, foto Sardegnagol, riproduzione riservata

Maggioranza fuori dai radar della razionalità amministrativa, quindi, come ricordato dal ritardo delle nomine delle figure apicali della sanità sarda, commissariate per circa 2 anni, e che solo lo scorso gennaio 2023, con i provvedimenti di nomina, si è perfezionato. “Il personale amministrativo – ha ricordato Ganau – è tutto concentrato in Ares, gli stessi atti aziendali peccano di tempestività e i budget sono assolutamente provvisori”.

Sulla carenza di personale l’esponente regionale del PD ha poi evidenziato la “pessima programmazione, la mancanza di strategie e di accordi con gli enti locali: “L’unica risposta dell’attuale governo regionale è stata la cooptazione dei medici in affitto con costi esorbitanti (4 volte rispetto al dipendente pubblico), alimentando la fuga dei medici verso il privato. Lo stesso piano per l’edilizia sanitaria partorito dalla Giunta – conclude – rimarrà tale per l’assenza di una minima programmazione del fabbisogno del personale”.

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