Pnrr, i vincoli sull’assunzione di donne e giovani sono poco efficaci.

Sono ancora una minoranza i beneficiari di fondi Pnrr che rispettano i vincoli di assunzione di donne e giovani. Lo ha ricordato oggi una recente indagine di Fondazione Openpolis, rimarcando, così, una prassi negativa che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, paradossalmente, aveva il compito di contrastare.

All’interno del Pnrr è, infatti, in vigore un vincolo di assunzione – previsto dall’art. 47 del decreto legge 77/2021– per gli operatori economici che vincono gare d’appalto finanziate dal piano, ovvero l’assunzione di almeno un 30% di giovani sotto i 36 anni e un altro 30% di donne.

Avevamo già analizzato “Stranamente”, però, dal 2021 all’ultimo aggiornamento del 4 aprile 2024, risulta che il 69% dei bandi aperti non ha previsto quote di assunzioni riservate a donne e giovani.

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Insomma, su 3 contratti pubblici per progetti finanziati dal Pnrr, solo 1 dichiara di rispettare i vincoli di assunzione di giovani e donne. Un vincolo, quindi, che è stato facilmente aggirato grazie alle deroghe quà e là previste “dall’inclusivo” Pnrr.

“Per esempio – spiegano da Openpolis – se l’oggetto del contratto, il mercato di riferimento, l’entità dell’importo o altri elementi indicati dalla stazione appaltante, rendono le clausole inapplicabili o in contrasto con determinati obiettivi sta alla stazione appaltante decidere di avvalersi o meno della deroga e comunicare la sua decisione ad Anac (autorità nazionale anticorruzione), specificando le motivazioni che l’hanno portata a questa scelta”.

Il 42% delle stazioni appaltanti che hanno fatto ricorso alla deroga per non assumere il 30% di donne e di giovani hanno dichiarato, proseguono da Openpolis, come motivo l’importo ridotto del contratto: “Cioè (volendo interpretare) le risorse a disposizione sono giudicate insufficienti per assumere personale o, in ogni caso, per sottostare a dei vincoli su eventuali assunzioni. Il generico “Altro” (39%) rappresenta poi un’ampia parte delle deroghe richieste. Non sappiamo cosa comprenda tale fattispecie, ma è indicativa del fatto che le motivazioni a disposizione degli operatori sono numerose. Ulteriori motivi meno frequenti sono legati alla necessità di assumere personale con particolari esperienze e abilitazioni (6%). Una questione che forse svantaggia principalmente i giovani, che avendo meno anni di lavoro alle spalle potrebbero essere manchevoli in questo senso. Altro motivo che viene dichiarato nel 5% dei casi è la scarsa occupazione femminile nel settore di riferimento. Potrebbe essere il caso per esempio del settore edile, della costruzione di infrastrutture, a cui però il Pnrr dedica ingenti risorse che si traducono in numerose gare d’appalto e contratti”.

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Dati che indicherebbero, pensando alla limitata occupazione femminile e giovanile in seno al Pnrr, pregiudizi di genere e intergenerazionali.