Fondi Recovery, Luigi Iovino: “Pochi 90 mila posti con Fondi Pnrr”.

Nonostante la grande autoreferenzialità legata al Pnrr e ai suoi ‘presunti’ effetti salvifici sul sistema economico e sociale italiano, qualcuno, tra le fila istituzionali, inizia a percepire la limitatezza degli interventi previsti dal piano di ripresa: specialmente per i più giovani. Ne è convinto il deputato del Movimento 5 Stelle, Luigi Iovino, per il quale “90mila posti di lavoro per i nostri giovani, entro il 2023, con i fondi del Pnrr sono un punto di partenza” e ancora che “la quota messa in campo per il contrasto alla disoccupazione giovanile, pari all’8,12% del totale delle risorse, è inferiore agli investimenti di Spagna e Germania, dove il fenomeno non ha la stessa drammaticità del nostro Paese”.

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Uno squilibrio che dimostra, inequivocabilmente, la sensibilità della politica italiana per la questione giovanile, nonché la scarsa sostanzialità delle azioni per l’inclusione sociale dei ragazzi/e italiani. Per i giovani, quindi, escludendo i soliti proclami autoreferenziali e stanchevoli sul valore delle politiche giovanili, il Pnrr non rappresenterà quella svolta tanto attesa.

Eppure – non bisogna essere degli attenti analisti – l’Italia continua a posizionarsi al primo posto in Europa per numero di neet, circa tre milioni, senza contare che l’occupazione giovanile è di 14 punti percentuali al di sotto della media degli altri Paesi europei e, ancora, che le opportunità formative proposte dalle istituzioni nazionali e regionali, spesso sono buone solo ad alimentare il “circuito delle consulenze e degli operatori della formazione” con buona pace per la qualità della professionalizzazione dei giovani italiani.

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Basta analizzare, ancora, l’ultima fotografia scattata da Eurostat sul tema delle competenze digitali degli under 35 italiani, per la quale appena il 39% dei giovani italiani ha competenze digitali, contro il 65% dei tedeschi e il 68% degli spagnoli. Dettagli… quisquilie!

Temi, l’inclusione, la formazione e il lavoro, sui quali il Pnrr dimostrerà a breve tutta la sua limitatezza e la sua incapacità di rispondere alle reali esigenze dei giovani italiani. Un epilogo facilmente prevedibile all’interno di un paradigma di Stato dove le risorse per i giovani continuano a confermarsi scarse e buone soltanto a supportare l’ennesimo quinquennio di politiche giovanili spot e senza alcun impatto sui giovani italiani.

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Strategie che non aiuteranno a costruire un Paese competitivo e all’altezza delle sfide del futuro.

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