Fondi europei, Gazzini: “Semplificare le procedure di accesso”.

In molti Stati membri, e rispettivi enti periferici, una cospicua parte dei fondi europei non viene intercettata dai diversi portatori di interessi. La causa principale è da attribuirsi alle capziose procedure che disincentivano le richieste sin dalle prime fasi, secondo l’eurodeputato del gruppo Identità e Democrazia, Matteo Gazzini.

Criticità, per onore della cronaca, prodotte anche dalla visibile dabbenaggine delle stesse istituzioni degli Stati membri, incapaci di creare sinergie virtuose con i protatori di interesse, specialmente nel campo delle politiche giovanili. Insomma, il problema non può e non deve essere ascritto soltanto alla complessità delle procedure ma anche, se non per la maggior parte, allo stretto visus della classe dirigente.

Ma, per Gazzini, il problema dell’accessibilità dei fondi sta tutto nelle procedure complesse: “L’iter procedurale di accesso alle risorse viene infatti percepito come troppo complicato, soprattutto in Paesi come l’Italia, dove la burocrazia eccessiva ed endemica risulta essere un ostacolo enorme e assolutamente disincentivante per il cittadino”.

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Da qui la richiesta alla Commissione europea sulle misure in essere per semplificare l’iter procedurale di accesso ai fondi europei per migliorarne l’accessibilità, a vantaggio di una maggiore e più ubiquitaria ridistribuzione delle risorse all’interno degli Stati membri.

Per la commissaria Elisa Ferreira, intervenuta in risposta a nome della Commissione europea, i fondi UE sono erogati in gran misura in regime di gestione concorrente, nel quale la responsabilità dell’attuazione è in capo agli Stati membri, mentre alla Commissione spetta il monitoraggio del processo. “La Commissione ricorda costantemente agli Stati membri di semplificare le procedure e di evitare per quanto possibile la sovraregolamentazione, senza però pregiudicare la sana gestione finanziaria – ha ricordato la Ferreira -. Per quanto riguarda la politica di coesione, il regolamento recante disposizioni comuni per il periodo 2021-2027 comprende 74 misure concrete di semplificazione per ridurre gli oneri amministrativi. Ne sono esempi il maggiore ricorso alle opzioni semplificate in materia di costi, una combinazione più flessibile delle sovvenzioni con gli strumenti finanziari, disposizioni sull’audit unico e la riduzione del numero di verifiche”.

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“L’Italia – ha aggiunto – fa anche parte della rete transnazionale sulla semplificazione, una piattaforma grazie alla quale i rappresentanti di tutti gli Stati membri possono scambiarsi regolarmente informazioni sulle loro esperienze e pratiche in materia di semplificazione. In tal modo l’Italia si avvale delle competenze di altri Stati membri in ambiti quali la progettazione e l’uso delle opzioni semplificate in materia di costi e del finanziamento non collegato ai costi, ma anche la selezione delle operazioni, le verifiche di gestione, la sovraregolamentazione, la digitalizzazione dei processi e delle procedure o la collaborazione tra le autorità di gestione e i beneficiari. Le norme che disciplinano l’accesso ai fondi UE sono indispensabili per tutelare il denaro dei contribuenti dell’UE”.

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