Fondi all’ISIS dal colosso svedese Ericsson, Marco Campomenosi: “Qual è la posizione della Commissione europea?”.

Il colosso svedese delle telecomunicazioni Ericsson avrebbe elargito fondi a uomini dello Stato Islamico in Iraq nel tentativo di penetrare il mercato iracheno della telefonia. A sollevare la questione di opportunità, senza contare l’imbarazzo in termini di due diligence, è stato l’eurodeputato italiano del gruppo ID, Marco Campomenosi: “L’ammissione arriva dallo stesso Amministratore delegato di Ericsson, Borje Ekholm, a seguito di un’indagine interna condotta nel 2019 e venuta alla luce soltanto in questi mesi, che avrebbe accertato casi di corruzione e finanziamento a favore di organizzazioni vicine all’ISIS. Ericsson – prosegue Campomenosi – avrebbe effettuato numerosi pagamenti a diversi fornitori senza alcuna ricevuta proprio in concomitanza dell’acquisto in Iraq di linee di trasmissione che attraversavano aree sotto il controllo dell’ISIS. Tali irregolarità avrebbero consentito all’azienda di aggirare i controlli della dogana”.

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Una questione di opportunità sulla quale l’esponente italiano ha richiamato l’intervento della Commissione europea, alla luce dell’ambizioso pacchetto di proposte legislative da essa presentato nel 2021 per rafforzare le norme in materia di contrasto al riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo, ricordando infine che “in un periodo in cui il mondo assisteva a barbarie e persecuzioni contro le minoranze, un’azienda europea si impegnava in un esteso regime di corruzione in diversi continenti attraverso falsi intermediari”.

In risposta all’interrogazione del deputato italiano, la Commissaria Ylva Johansson ha confermato di essere a conoscenza delle notizie “relative ad asserzioni di corruzione e pagamenti per l’utilizzo di infrastrutture nelle aree sotto il controllo dell’ISIS in Iraq”, reindirizzando le responsabilità , come spesso capita da parte della Commissione, agli Stati nazionali: “Spetta alle autorità nazionali competenti indagare in merito. Analogamente, è necessario che le autorità nazionali competenti stabiliscano il tipo e la natura degli obblighi giuridici eventualmente violati, includendo o meno la dovuta diligenza nella verifica della clientela applicabile a determinati tipi di operatori”.

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Sulla bontà dell’operato dell’Esecutivo von der Leyne, la Johansson ha poi rimarcato che “la Commissione è fortemente impegnata nella lotta contro il terrorismo e l’UE ha adottato una direttiva – la 2017/541 – che definisce i reati di terrorismo; per alcuni, tra cui il finanziamento del terrorismo, gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché siano punibili con sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive. La Commissione ha inoltre proposto un ambizioso pacchetto di proposte per rafforzare le norme dell’UE contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo“.

“Nella relazione annuale sullo Stato di diritto, conclude, la Commissione analizza regolarmente il modo in cui tutti i 27 Stati membri affrontano la corruzione all’estero e si concentra sull’allineamento della legislazione nazionale degli Stati membri alla convenzione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE) sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali e alle relative raccomandazioni specifiche per Paese del gruppo di lavoro dell’OCSE sulla corruzione“.

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