Flussi migratori, S&D e Left: “Dl italiano non in linea con diritto europeo”.

Lo scorso 3 gennaio 2023 entrava in vigore in Italia il decreto-legge n. 1/2023, recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori. Una iniziativa dell’Esecutivo Meloni stigmatizzata da un nutrito gruppo di eurodeputati dei gruppi S&D, Renew e La Sinistra*.

Critiche messe nero su bianco su una recente interrogazione parlamentare: “Il decreto impone alle navi civili di soccorso di dirigersi immediatamente verso un porto assegnato, spesso un porto lontano, dopo ogni salvataggio, fatto che ritarda le operazioni di ricerca e soccorso. Tale ritardo – ricordano i firmatari – è ancora più grave dal momento che di solito le navi effettuano più operazioni di salvataggio nell’arco di diversi giorni”.

La stessa organizzazione non governativa (ONG) Medici senza frontiere, nell’occasione, aveva stimato che, se le sue navi fossero state costrette ad allontanarsi dopo la prima operazione di salvataggio nel 2022, il numero di persone salvate sarebbe diminuito da 3050 a solo 1030. Inoltre, il decreto-legge impone alle ONG di avviare iniziative volte a informare le persone prese a bordo della possibilità di richiedere protezione internazionale, e di mettere a disposizione delle autorità competenti tutti i dati raccolti.

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Da qui la richiesta di legittimità del provvedimento italiano alla Commissione europea: “Può ritenersi il decreto-legge n. 1/2023 in linea con il diritto europeo e in materia di diritti dell’uomo, in particolare con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e con la Convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo?”.

Ieri la Commissaria europea Ylva Johansson ha ribadito che nei limiti delle sue competenze e del suo mandato, la Commissione mantiene contatti stretti e regolari con le autorità italiane e continua a seguire da vicino l’efficace attuazione del decreto-legge 1/2023. Tutti i Paesi Ue devono adottare leggi nazionali nel pieno rispetto del dovere dell’assistenza in mare: un obbligo stabilito dal diritto internazionale in materia, in particolare dalla convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e dalla convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, anche quando a svolgere sistematicamente le attività di ricerca e soccorso sono imbarcazioni private. Le norme contenute nel decreto-legge 1/2023 devono essere interpretate e attuate nel rispetto del diritto internazionale”.

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“L’acquis dell’UE in materia di asilo – conclude l’esponente della Commissione von der Leyen – si applica alle domande di protezione internazionale presentate nel territorio degli Stati membri, comprese le loro acque territoriali. In linea con
l’acquis dell’UE, spetta agli Stati membri garantire che qualunque persona presente nelle loro acque territoriali abbia un accesso effettivo alla procedura di asilo e che le domande siano esaminate conformemente alla direttiva 2013/32/Ue“.
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*Domènec Ruiz Devesa (S&D), Juan Fernando López Aguilar (S&D), Javier Moreno Sánchez (S&D), Brando Benifei (S&D), Pietro Bartolo (S&D), Dietmar Köster (S&D), Laura Ferrara (NI), Alessandra Moretti (S&D), Daniela Rondinelli (S&D), Massimiliano Smeriglio (S&D), Pina Picierno (S&D), Patrizia Toia (S&D), Beatrice Covassi (S&D), Piernicola Pedicini (Verts/ALE), Nacho Sánchez Amor (S&D), Sylvie Guillaume (S&D), Pierre Larrouturou (S&D), Thijs Reuten (S&D), Eugenia Rodríguez Palop (The Left), Ernest Urtasun (Verts/ALE), Tineke Strik (Verts/ALE), Salima Yenbou (Renew), Jan-Christoph Oetjen (Renew), Damien Carême (Verts/ALE), Carlos Zorrinho (S&D), Isabel Carvalhais (S&D), Matjaž Nemec (S&D), Milan Brglez (S&D), Theresa Bielowski (S&D), Miguel Urbán Crespo (The Left), Rosa D’Amato (Verts/ALE), Charles Goerens (Renew)

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