Disoccupazione giovanile, Paolo Capone: “Toccata quota 33%”.

Come era prevedibile immaginare, alla luce dei decenni di latitanza della politica italiana sulla questione giovanile, in totale controtendenza rispetto ai Paesi Ocse, il nostro Paese nel mese di marzo ha registrato una crescita del tasso di disoccupazione giovanile, passato dal 31,9% al 33% raggiungendo il livello più elevato dopo la Spagna, come ricordato dal leader dell’UGL, Paolo Capone. Numeri ancora più impressionanti se sommati alle migliaia di inoccupati under30 italiani.

Una percentuale che, nonostante l’imbroglio delle risorse previste dal PNRR nazionale per i giovani, non potrà che aumentare nei prossimi tempi per effetto anche della crescente contrazione del volume d’affari delle PMI italiane e dell’assenza di qualsiasi riforma in materia, senza contare la totale mancanza di discussione politica sulle principali riforme chieste dalla Commissione europea al nostro Paese, tra le quali la Giustizia, la Pubblica Amministrazione e il Lavoro.

Paolo Capone
Paolo Capone

Registrato anche l’aumento della disoccupazione femminile che nello stesso periodo ha raggiunto l’11,4%. Una crisi sanitaria che non ha fatto altro che acuire i già noti e strutturali problemi del Paese, perennemente condannato, anche in tempi di partiti anti-sistema, a procedere con soluzioni spot e per niente impattanti in termini di sviluppo del mercato del lavoro.

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“Le ripercussioni devastanti del Covid-19 – ricorda Capone – hanno purtroppo ampliato la forbice delle disuguaglianze delineando un quadro drammatico soprattutto nel Mezzogiorno. Dati preoccupanti che occorre tenere presente in vista dello sblocco dei licenziamenti, al fine di scongiurare la deflagrazione di una polveriera sociale che metterebbe a rischio la stabilità del Paese. In tal senso, è urgente intervenire prevedendo un piano senza precedenti di ammortizzatori sociali e di politiche attive, accompagnato da una complessiva riforma dei centri per l’impiego visto e considerato il fallimento dei cosiddetti ‘navigator’, uno strumento di mera propaganda elettorale che non è servito a garantire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Occorrono – secondo Capone – misure ‘shock’ per finanziare un piano industriale ambizioso fondato sulla realizzazione di nuove opere anche grazie agli investimenti destinati alla transizione energetica, lavorando al contempo ad una semplificazione normativa che consenta di favorire il turnover generazionale. In tale contesto la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro appare indispensabile per incentivare le assunzioni e incoraggiare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro”.

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