Concorso Ministero della Giustizia, Mara Mucci: “Inutile stupirsi se l’età media nel settore pubblico è di oltre 50 anni”.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Un’aforisma che ben si adatta all’inclusione lavorativa dei giovani italiani, uno dei segmenti demografici tra i più vulnerabili e meno protetti nel nostro Paese, a causa di una mai chiarita prospettiva di puro stampo non riformista e che trova spesso conferma nella formulazione dei bandi di concorso della Pubblica amministrazione.

“Inutile stupirsi se l’età media nel settore pubblico è di oltre 50 anni e se la nostra pubblica amministrazione arranca quando deve implementare strategie di innovazione o digitalizzazione”. Un procedimento logico ricordato recentemente dall’esponente di Azione, Mara Mucci, in occasione della pubblicazione del bando per il reclutamento di 400 unità su base distrettuale indetto dal Ministero della Giustizia. Bando che esprimerebbe come lo svecchiamento della macchina amministrativa italiana non sia una priorità all’interno dell’agenda pubblica, premiando in maniera preponderante l’anzianità di servizio e impedendo il cumulo di punteggio per le specializzazioni ed i titoli, con il risultato di penalizzare i candidati più giovani.

Salve Mara, secondo lei dove andrebbe migliorato il concorso bandito dal Ministero della Giustizia per renderlo più accessibile ai giovani?

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Il problema di questo bando, o meglio di questo concorsone, è che si vuole rimediare ad anni, decenni di precariato, magari a seguito di procedura di infrazione avviata dalla UE, come sta accadendo anche ora. Segnalo che per l’abuso di precariato per categorie come insegnanti, lavoratori della sanità, impiegati nelle arti superiori, nell’educazione musicale e alla danza, il personale di alcune fondazioni di produzione musicale, il personale accademico, lavoratori agricoli e Vigili del Fuoco volontari la Commissione europea ha inviato una nuova lettera al governo italiano che avrà ora due mesi per presentare all’Ue le misure al fine di ottemperare alla direttiva europea 70 del 1999 sulle condizioni di lavoro a tempo determinato. La commissione europea aveva già avviato una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese nel luglio 2019, ora è arrivata la seconda lettera, e rischiamo una severa sanzione.

La lettera dell’Unione europea parla proprio del fatto che “l’Italia non ha predisposto garanzie sufficienti per impedire le discriminazioni in relazione all’anzianità”. E il bando del Ministero della giustizia ne è proprio l’emblema. Se premi l’anzianità di servizio, ma negli anni non hai fatto assunzioni, è del tutto evidente che avvantaggerai chi è già in servizio, chiudendo le porte a chi aspira a ruoli di maggior rilievo nella pubblica amministrazione (o anche solo ad entrarvi). E il marcio di tutto questo sistema è che spesso e volentieri chi è in servizio con contratti a tempo determinato ogni volta rinnovati, non è entrato per concorso, ma per conoscenze

La domanda che mi pongo è: stiamo davvero valorizzando il capitale umano del nostro Paese, oppure stiamo dando una spinta a chi già l’ha avuta in passato, non per meriti propri?

É possibile che le amministrazioni che bandiscono i concorsi, come accade per numerosi atti pubblici, si limitino a procedere alla stesura attraverso un semplice copia e incolla?

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Non vedendo novità in merito alle prove concorsuali ed alle modalità di partecipazione, qualche dubbio sovviene. Ad esempio mi chiedo come mai, competenze importanti come quelle informatiche, siano valutate solo durante l’orale. Questa è la cifra dell’importanza che chi bandisce i concorsi riserva a questa competenza, oggi cruciale. 

Cosa prevede Azione per l’inserimento dei giovani nella Pubblica amministrazione in Italia?

La PA è cruciale per il funzionamento dello Stato; intermedia il 50% del PIL (il bilancio dello Stato, appunto, è pari a circa il 50% del PIL) e, d’altra parte, è compresa tra le aree di intervento prioritario indicate dalla Ue per il Piano Next Generation EU. 

Se la PA gode di bassa reputazione è anche responsabilità della politica che, da lungo tempo, ne ha fatto strumento di propaganda, di acquisizione del consenso, di welfare improprio, senza curare adeguatamente la corretta organizzazione, la semplificazione e la digitalizzazione dei processi, la formazione e la valorizzazione del personale: in poche parole, l’efficiente ed efficace uso delle risorse per l’erogazione di servizi di qualità ai cittadini.

Ci concentreremo in particolare sul reclutamento – e dunque i concorsi – sulla formazione continua e sulla misurazione dei servizi e delle performance