Cagliari. Centrodestra. Perchè ricandidare Truzzu?

Nel 2019, l’attuale primo cittadino Paolo Truzzu, condivideva con la stampa locale la propria visione della Città*. Una narrazione piena di desiderata, proposte migliorative e promesse (non mantenute a distanza di quasi 5 anni).

Dai problemi della raccolta dei rifiuti porta a porta e fino ad arrivare ai giovani, l’infelice esperienza di governo dell’Amministrazione Truzzu, ha dimostrato negli anni tutta la propria angustia.

A chi gli chiedeva cosa avrebbe fatto nei primi 100 giorni di governo, nel vivo della campagna elettorale, l’attuale sindaco nel 2019 dichiarava che avrebbe dato priorità ad alcuni interventi urgenti: “Partiremo da una pulizia straordinaria della città insieme alla modifica del sistema porta a porta, interverremo sulla sicurezza e sul ripristino della legalità”. Tre temi, pulizia, legalità e riorganizzazione degli uffici che, come facilmente desumibile anche dal/dalla più distratto/a uomo/donna della strada, non sono stati affrontati con grande capacità. A ricordarlo, per esempio, il disagio per i diversi pubblici esercenti del centro, alle prese con il nuovo fenomeno urbano della “corriera ecologica” che ha dato vita al trasporto del mastello da parte dei tanti operatori locali in orari definiti spesso “folli” e, cosa più assurda, nel corso del servizio alla clientela.

Come sarebbe stato migliorato, ancora, il servizio di pulizia delle strade rispetto alla gestione Zedda? Non è dato saperlo vivendo il centro cittadino quotidianamente.

Sulla sicurezza, inoltre, pur rilevando il ruolo sussidiario dell’amministrazione cittadina rispetto ad altri enti, possiamo forse dire che siano stati fatti passi in avanti rispetto alla precedente gestione (fallimentare per ampi versi) dell’ex sindaco Massimo Zedda? Si può dire che sia stata ripristinata la legalità nell’economia locale, come auspicato nel 2019 dal primo cittadino Truzzu? Guardando alla vendita di alcolici degli abusivi e al fenomeno del tavolino selvaggio, sul quale recentemente si è visto un pò di virtuosismo, l’azione messa in campo sembra essere stata incerta e decisamente non in linea con le narrazioni muscolari di una certa politica “sovranista” attualmente al governo della città e della nazione.

Calcando il pedale sul tema sicurezza, ancora, nella sola città di Cagliari, nel 2022 (dati Dipartimento di Pubblica Sicurezza – Ministero dell’Interno), la percentuale di omicidi su 100mila abitanti è stata dello 0,9%, i danneggiamenti 416,8 e 3242 le denunce, 15 i tentati omicidi (0,9%), 57 le denunce per violenza sessuale, 8 quelle su minorenni, 704,6 i furti e 5481 le denunce, delle quali 270 con destrezza, 64 con strappo, 64 con l’ausilio di ciclomotori, 344 denunce per furti d’auto, 444 denunce per furti negli esercizi commerciali, 599 denunce per furti in abitazione, 142 per rapine, 67 per rapine in pubblica via.

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Ancora 91 le denunce per estorsione, 10 per associazione a delinquere, 15 per riciclaggio di denaro, 3901 per truffe e frodi informatiche, 411 per spaccio, 38 per sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile (dato che porta Cagliari nei primi 10 posti in Italia), 629 per lesioni dolose, 200 per percosse, 990 per minacce. Numeri, però, che riportano solo le segnalazioni arrivate alle Forze di Polizia, escludendo di fatto i dati occulti non denunciati e che potrebbero offrire ulteriori spunti di riflessione circa la reale portata della violenza e insicurezza avvertita in città.

Insomma, Cagliari sembrerebbe non essere quel paradiso o, meglio, “la città del sole”, tanto citata dalla narrazione ricorrente di Paolo Truzzu.

“Vogliamo garantire la sicurezza di Cagliari, perché una città sicura è una garanzia per chi vive e per chi viene a visitarla. Sicurezza significa tranquillità per i residenti, sviluppo del turismo, rilancio del commercio. E vogliamo anche i cittadini, professionisti e imprenditori che si rivolgono al Comune possano avere risposte certe e rapide”, dichiarava nel 2019 l’allora non sindaco Truzzu.

Ancora sulla composizione della Giunta “il non ancora sindaco Truzzu” nel 2019 dichiarava che “il rilancio della città” sarebbe partito “da un esecutivo costituito da professionisti” e “da uomini e donne capaci e disponibili all’ascolto”. Dovendo dare un’occhiata alle deprimenti sedute del Consiglio comunale l’idea che si sia in presenza degli “eroi della Marvel” è decisamente lontana. La qualità, purtroppo per l’amministrazione pubblica, è un dono raro e, come rilevato recentemente, neanche il decoro istituzionale sembrerebbe essere compreso dalle posizioni più elevate del Consiglio comunale.

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Rara anche la coerenza dell’agire politico rispetto alle dichiarazioni elettorali, come ricorda un’altro passaggio condiviso dall’allora non sindaco Truzzu: “Noi vogliamo lavorare all’inclusione e al coinvolgimento di tutti per far diventare Cagliari una città ricca, all’avanguardia, competitiva. Per farlo dobbiamo ripartire dal nostro mare, dal lavoro, dal turismo, ed è necessario farlo tutti insieme, non per portare il centrodestra alla guida della città ma per mettere i cittadini al centro dell’azione amministrativa”. Sicuramente i giovani cagliaritani non sono stati messi al centro dell’azione politico-amministrativa del Comune di Cagliari e, come i giovani, anche tanti altri portatori di interesse a dimostrazione che la creazione di sinergia e di una rete a sostegno della collettività non è mai stata nelle corde di questa amministrazione.

Ricordiamoli i giovani della città: 10224 quelli di età compresa tra 10-18 anni, 14249 quelli di età compresa tra 19 e 29 anni. Per loro anche l’amministrazione Truzzu – in perfetta continuità con il passato – ha riservato politiche tokeniste, tenuto alla larga le organizzazioni qualificate del territorio e introdotto scarsa innovazione, come suggerisce anche la costruzione dell’ultimo bando per la gestione del Centro giovani, vinto dalla stessa ATI che gestisce il servizio da diversi lustri e sul quale la nostra testata ha redatto un’apposita inchiesta.

Un lavoro di indagine, ovviamente, condiviso non solo con la comunità locale ma anche, se non soprattutto, con consiglieri comunali, lo stesso sindaco e due assessori alle politiche giovanili. Azione, come spesso accade con gli esponenti politici, che non ha visto alcun risultato votato a portare “i cittadini – specialmente i più giovani – al centro dell’azione amministrativa”, come dichiarava nel 2019 l’allora non primo cittadino Truzzu.

MEM, foto Sardegnagol riproduzione riservata
MEM, foto Sardegnagol riproduzione riservata

Sindaco che, sul tema, è riuscito a disattendere anche le proposte sul tema della gioventù condivise nel maggio 2019 nel corso di un incontro organizzato da imprenditori e portatori di interesse della città. A riguardo, nessun capitolo di bilancio è stato destinato per innovare le politiche giovanili del comune, ancora non risulta essere stata costituita la consulta giovanile (ma solo redatto un pessimo regolamento per il suo funzionamento) e anche meno quel famoso “sportello di progettazione europea” per attrarre fondi a sostegno di “politiche positive per la città”.

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Che fine ha fatto, ancora, il progetto elettorale per l’apertura di centri di aggregazione negli immobili pubblici dove si sarebbero dovuti “coinvolgere i giovani allo scopo di imparare un mestiere e svolgere attività imprenditoriali”? Mistero, cantava Enrico Ruggeri!

Sullo stadio Sant’Elia e sulla riqualificazione del quartiere, ancora, il primo cittadino Truzzu nel 2019 dichiarava che si sarebbe lavorato alla realizzazione di “un piano coordinato di attività, garantendo più servizi e maggiore sicurezza”. Un piano che avrebbe previsto anche “la ricostruzione di palazzi nuovi, funzionali e moderni”, “il recupero e il riutilizzo di immobili abbandonati, il miglioramento della mobilità, politiche sociali, e strumenti di finanziamento per offrire opportunità di lavoro a giovani e disoccupati”. A distanza di anni, come facilmente riscontrabile, la “partita dello Stadio” è lontana dal triplice fischio finale.

Paolo Truzzu, Tommaso Giulini, foto Sardegnagol riproduzione riservata
Paolo Truzzu, Tommaso Giulini, foto Sardegnagol riproduzione riservata

Sulle politiche per la famiglia, l’ex sentinella in piedi, dichiarava ancora nel lontano 2019 che sarebbe stato sostenuto l’associazionismo familiare “per comprendere meglio i bisogni reali delle famiglie”. Ancora , sempre nel novero delle promesse, si sarebbe dovuto avviare un piano di edilizia agevolata per la realizzazione di “fabbricati moderni a basso consumo energetico a vantaggio delle giovani coppie” e “iniziative diversificate per creare sviluppo economico e occupazione per quei giovani che vogliono formare una famiglia”. I dati offerti dallo stesso Annuario statistico della Città di Cagliari, però, continuano a dire – per certi versi in linea con il depopolamento in Italia – che nel comune si perdono residenti e si invecchia. Anche qui, inutile dire che non sono ancora pervenute innovazioni o particolari agevolazioni per i giovani “interessati a creare una famiglia”, della portata del contributo offerto, invece, dall’allora amministrazione dell’ex Sindaco Emilio Floris che, per il sostegno dell’indipendenza dei giovani residenti nel comune, aveva investito diversi milioni di euro.

Insomma, oggigiorno la politica è così caduta in basso che non si riesce neanche a copiare le buone politiche del passato!

foto Sardegnagol riproduzione riservata

*fonte intervista