60 giorni a -40° C: completato il Little Dome C.

In Antartide, nel campo remoto di Little Dome C, si è conclusa con successo la prima campagna di perforazione del progetto Beyond Epica Oldest Ice, una sfida senza precedenti per gli studi di paleoclimatologia. Una ricerca che si è prefissata l’obiettivo di tornare indietro nel tempo di 1 milione e mezzo di anni, alla scoperta delle temperature e della concentrazione dei gas serra del passato, attraverso l’analisi di una carota di ghiaccio estratta dalla profondità della calotta.

Finanziato dalla Commissione europea con 11 milioni di euro e da significativi contributi finanziari da parte delle nazioni partecipanti, il progetto si estende per sette anni (a partire dal 2019) ed è coordinato da Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp). Dodici i centri di ricerca partner. Per l’Italia, oltre al Cnr e all’Università Ca’ Foscari, partecipa anche l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), incaricata insieme all’Istituto polare francese del modulo di lavoro relativo alla logistica.

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Dalla fine di novembre all’inizio di gennaio, il team internazionale ha raggiunto in pochi giorni la profondità di 130 metri, dove il ghiaccio conserva le informazioni sul clima e l’atmosfera di circa 3000 anni fa. I primi campioni di ghiaccio di Beyond Epica sono stoccati ora presso la base italo-francese di Concordia, sul plateau antartico orientale.

Ricercatori a Little Dome C, foto Chiara Venier
Ricercatori a Little Dome C, foto Chiara Venier

Durante i prossimi anni, questi campioni e, soprattutto quelli che saranno raccolti durante le prossime campagne, saranno trasportati nei laboratori europei. Obiettivo, raggiungere una profondità di circa 2.700 metri, che rappresenta lo spessore del ghiaccio a Little Dome C, uno dei luoghi più estremi e difficili della Terra.

Dopo aver lavorato a un’altitudine di 3.233 metri sul livello del mare, a oltre 1.000 km dalla costa, il team internazionale, in condizioni di lavoro proibitive, segnate anche da forti raffiche di vento e una temperatura quasi sempre sotto i -40°C, con minime di -52°C, ha realizzato l’allestimento del campo, che ora può ospitare fino a 15 persone durante l’estate antartica, e l’installazione del complesso sistema di perforazione.

Ricercatori a Little Dome C, foto Chiara Venier
Ricercatori a Little Dome C, foto Chiara Venier

In particolare, spiegano dal Cnr, la tenda di perforazione contiene ora la cabina di controllo, una torre di perforazione inclinabile per la manovra del sistema di perforazione – che può estrarre carote di ghiaccio lunghe fino a 4,5 metri – e un laboratorio per la preparazione e lo stoccaggio dei campioni: “Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto finora. La nostra prossima campagna prevede un test finale del sistema di perforazione per poi procedere rapidamente alla perforazione profonda”, dice Carlo Barbante, presente sul campo nel corso di questa missione.

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La storia climatica e ambientale del nostro pianeta è conservata nel ghiaccio e può fornire informazioni fino a centinaia di migliaia d’anni addietro sull’evoluzione della temperatura e sulla composizione dell’atmosfera. Attraverso la ricerca, i ricercatori saranno in grado quindi di stabilire le quantità dei vari gas serra, come metano e anidride carbonica, nell’atmosfera del passato, mettendole in relazione all’evoluzione delle temperature.

Le immagini della missione di ricerca a Little Dome C

“Riteniamo che questa carota di ghiaccio ci possa fornire informazioni sul clima del passato e sui gas serra presenti nell’atmosfera durante la transizione del Medio Pleistocene (MPT), avvenuta tra 900.000 e 1,2 milioni di anni fa”, conclude Barbante. “Durante questa transizione la periodicità climatica tra le ere glaciali è passata da 41.000 a 100.000 anni; perché questo sia avvenuto è il mistero che ci proponiamo di risolvere”. 

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