Violenza sulle donne, Istat: 1940 donne ospitate nelle case rifugio.

Secondo l’indagine condotta dall’Istat sulle Case Rifugio, effettuata tra il 2019 e il 2020 e riferita alle attività svolte nel 2018 per la protezione delle donne sopravvissute alla violenza, le case rifugio per le donne maltrattate in Italia sono 272, pari a 0,04 Case per 10mila abitanti, in aumento rispetto alle 232 del 2017, con un’offerta maggiore al Nord, in particolare in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, e, al Centro, in Toscana.

In media, i posti letto messi a disposizione sono 8,9 per Casa Rifugio, livello più elevato dei 7,4 autorizzati (pari 0,3 per 10mila abitanti) per un titale di circa 1940 donne ospitate nel corso del 2018 (il 62,1% è composto da straniere).

Il numero di giorni di permanenza presso le Case Rifugio è molto variabile e oscilla da pochissimi giorni a due anni, mediamente è pari a 259 giorni, inclusa l’estensione per l’eventuale proroga. L’accoglienza e l’ospitalità offerta alle donne sono inserite nella maggioranza dei casi in un percorso personalizzato di uscita dalla violenza che la casa ha progettato in accordo con le donne accolte. Il 91,4% delle Case Rifugio lo ha fatto con tutte le ospiti mentre il 5,4% soltanto per alcune di loro.

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Oltre all’ospitalità, le Case offrono anche ad altri della rete territoriale i servizi di orientamento e accompagnamento (96,4%) il piano di sicurezza individuale sulla base della valutazione del rischio (93,7%) il supporto e la consulenza psicologica alla donna (90,1%) l’indirizzo all’autonomia abitativa (90,1%) e lavorativa (87,8%) il supporto e la consulenza legale (89,2%) il sostegno alla genitorialità (80,6%).

Il canale attraverso il quale le donne si sono avvicinate maggiormente alla Casa Rifugio è quello dei servizi sociali territoriali, i quali rappresentano – per il 30% delle donne – la via di segnalazione e indirizzamento alla protezione e alla residenza offerti dalla Casa Rifugio.

Nel 2018, la metà delle donne che hanno lasciato la Casa Rifugio (50,8%) ha concluso il percorso di uscita dalla violenza e il 7,8% per conclusione del percorso di ospitalità, facendo intravedere un esito positivo per circa 6 donne su 10.

La larga maggioranza delle Case offre ospitalità di medio-lungo periodo (86,5%) e ospitalità programmata in urgenza (67,1%); meno frequente l’ospitalità in emergenza (58,1%) soprattutto nel Centro Italia, dove è prevista dal 50% delle Case, e al Nord-ovest (52,7%).

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Quasi la totalità delle Case Rifugio (95,9%) prevede criteri per l’accoglienza delle donne vittime di violenza e il 72,1% ne prevede per l’accoglienza dei figli.

La professionalità delle Case sul tema della violenza è elevata. Il 96% degli enti promotori o gestori privati ha più di 5 anni di esperienza e il 47% si occupa esclusivamente di violenza di genere. Il 90,1% delle Case ha una Carta dei servizi e tutte hanno adottato un regolamento interno e le attività sono sottoposte a supervisione nell’86,5% delle Case.

Le misure per garantire la sicurezza delle donne ospiti non risultano del tutto adeguate: l’86,9% delle Case è a indirizzo segreto, ma il 5,9% di esse non ha previsto alcun sistema di sicurezza e misure come la linea telefonica diretta con le forze di polizia, il servizio di portineria, il servizio di sorveglianza notturna o il servizio di allarme.

Le 1.997 lavoratrici impegnate nelle Case sono volontarie in circa la metà dei casi, in misura minore al Sud e nelle Isole. Secondo quanto stabilito dall’Intesa Stato, Regioni e Province Autonome del 2014, le Case si dovrebbero avvalere esclusivamente di personale femminile, tuttavia esiste un 12,2% di Case Rifugio che ha al loro interno personale maschile (27 Case, che si avvalgono di uomini per alcune mansioni come guardiano e personale amministrativo, ma anche avvocato, psicoterapeuta, medico).

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Sono 12 le figure professionali di cui più frequentemente si avvalgono le Case Rifugio. Le coordinatrici sono presenti nel 95,5% dei casi, seguite da educatrici (71,6%) psicologhe (68,9%) operatrici di accoglienza (67,6%) personale amministrativo (65,8%) e avvocate (52,3%). Meno frequente invece il personale addetto alla manutenzione, quello che svolge attività di supporto alla gestione della Casa, l’assistente sociale e la mediatrice culturale.

L’85,1% delle Case riceve finanziamenti pubblici, il 2,7% fa un uso esclusivo di fondi privati e l’11,3% delle Case Rifugio provvede autonomamente al proprio sostentamento. Solo il 15% delle Case opera in locali di loro proprietà; il 46% è in locazione, mentre il restante 39% è in comodato d’uso o comunque usufruisce dei locali a titolo gratuito.

Foto Santarsiero Donato