Spostamenti tra comuni, Emanuele Frongia: “Ristoratori beffati dallo Stato”.

Oltre al danno la beffa. Una famosa espressione che ben si potrebbe applicare agli esercenti dei pubblici esercizi che, dopo essere stati costretti all’esborso di ingenti somme per l’adeguamento delle proprie strutture ai protocolli anti Covid e a subire il contingentamento orario degli ultimi mesi, dovranno fare i conti con la ‘new entry’ della gamma delle scellerate misure ‘imprenditoricide’ adottate dall’Esecutivo Conte: il divieto di spostamento tra comuni nei giorni 25,26 dicembre e 1 gennaio.

Giorni fondamentali per recuperare, in sicurezza, una piccola parte del fatturato perso nel corso di questo “Annus horribilis” che, ora, con l’imposizione di legge contenuta nel nuovo Dpcm del Governo Conte, non faciliterà l’alzata delle ‘serrande’ dei pubblici esercizi durante il periodo delle festività, come ricordato dal presidente della Fipe Confcommercio Sud Sardegna, Emanuele Frongia, per il quale “ci consentono di aprire ma le limitazioni agli spostamenti non ci consentono di lavorare.

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Schizofrenia di Stato tradotta da Frongia attraverso l’esempio di un ristorante di Quartucciu, associato alla Fipe Confcommercio Sud Sardegna che essendo situato nella periferia del comune “oggi conta numerose disdette da parte dei residenti dei comuni limitrofi che distano, talvolta, anche di pochi metri, basti pensare che a soli cinque minuti di macchina si trovano Quartu Sant’Elena, Maracalagonis e Settimo San Pietro”.

Malcontento espresso anche dall’imprenditrice Enrica Ortu, per la quale “è mortificante dopo tanti sacrifici, ricevere le disdette dei clienti affezionati che, se pur vicinissimi alla nostra struttura, si trovano impossibilitati a raggiungerci perché costretti e blindati nelle loro città. Eppure la distanza che ci separa dal centro abitato di appartenenza a quello degli altri 4 comuni limitrofi è praticamente identica. Molti clienti – ha aggiunto l’imprenditrice – ci hanno riferito che si sarebbero sentiti più al sicuro al ristorante piuttosto che a casa loro”.

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