Professioni: i giovani italiani sono sempre “più pigri”.

Si sà, i giovani ormai rappresentano la fascia della popolazione meno impegnata e “rivoluzionaria” della società. Complice l’assenza di politiche sostanziali per la loro emancipazione economica e culturale, la “migliore generazione” italiana (ma non solo), vive ormai all’interno di un paradigma dove pigrizia e “mediocre benessere” sono i principali punti di approdo.

Non sorprende, in assenza di politiche realmente sostanziali per i giovani e in presenza di programmi (europei e nazionali) per i giovani improntati alla scarsa inclusione e innovazione, che anche nel settore professionale si stia registrando un “lungo inverno”.

La propensione a scegliere la libera professione tra i giovani, infatti, è in costante calo, con una incidenza di liberi professionisti sui laureati di secondo livello, a 5 anni dalla laurea, scesa dal 22,2% del 2018 al 18% del 2022. Dati ricordati da Confprofessioni nel corso della Commissione bicamerale di controllo sugli Enti previdenziali.

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Nel 2022, ancora, tra i sempre più abulici giovani italiani, solo il 36% dei laureati ha deciso di intraprendere una forma di lavoro autonomo, confermando, forse, che il dogma del “posto fisso” rappresenta lo stile di vita più auspicabile per gli under35 italiani.

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