Politiche giovanili: le ‘briciole’ per il fondo dedicato ai giovani e lavoro.

Dal Ministero per le Politiche Giovanili arrivano 35 milioni di euro per il fondo dedicato alle misure che possono migliorare il rapporto giovani e lavoro. Un piccolo stanziamento, alla luce della criticità del problema in Italia, che rappresenta l’ennesima iniziativa votata al finanziamento di interventi spot e per nulla di sistema. Insomma, il decreto firmato dalla ministra Dadone rappresenta l’ennesima occasione sprecata per la promozione delle politiche giovanili nel nostro Paese.

Risorse che andranno per circa 16,9 milioni di euro al finanziamento di progetti nazionali, poco più di 9 milioni invece, per le misure e progetti destinati alle Regioni e alle Province Autonome, 7,6 milioni per le azioni promosse dai comuni e città metropolitane e, a conferma della risibilità dell’intervento, 1 milione per i progetti destinati ai giovani dell’Unione delle province d’Italia.

35 milioni che, secondo il Ministero guidato da Fabiana Dadone, dovrebbero finanziare iniziative di promozione della cultura imprenditoriale dei giovani attraverso attività di orientamento, formazione sulla cultura di impresa, promozione di business innovativi e forme di autoimpiego, inclusa l’erogazione di voucher per stage presso imprese e start up e per percorsi di formazione anche all’estero. Percorsi dispendiosi e autoreferenziali, come spesso avviene nel nostro Paese, che esprimeranno tutta la loro inutilità al momento della ricerca del credito per i giovani aspiranti imprenditori. Corsi, che con molta probabilità, non spiegheranno ai ‘futuri’ startupper italiani che senza capitali propri non sarà possibile aprire alcuna azienda. Ma d’altronde il famoso ‘cerchio della formazione di impresa’ deve essere costantemente rimpinguato: peccato poi se la formazione si ferma allo stato di mero esercizio intellettuale nell’ambito della imprenditorialità giovanile.

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Ancora, riflettendo sulla necessità di spingere la nazione verso la parità di genere, non si comprende il finanziamento di interventi destinati esclusivamente alle giovani donne nelle materie scientifiche, tecnologiche e finanziarie? Che sia una strategia vincente colmare un gap formativo escludendo chi non è donna? Dubbi che aumentano leggendo tra le righe del decreto dove al comma e) dell’articolo 2 del decreto è previsto un supporto finanziario per facilitare la “partecipazione dei giovani alla vita sociale e politica dei territori al fine, tra l’altro, di consentire loro di concorrere al processo decisionale e poter orientare le politiche pubbliche rivolte al target di riferimento”. Fantascienza alla luce dell’autoreferenzialità delle istituzioni e dei rappresentanti politici verso le politiche giovanili – il caso del Consiglio regionale della Sardegna ne è una valida dimostrazione – Ma, probabilmente, finanziare interventi che finiscono nelle ormai note “discussioni del nulla” con il coinvolgimento di giovani e rappresentanti politici è vista come una azione di sistema dal Ministero per le Politiche Giovanili.

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17 milioni che saranno ‘investiti’ anche per potenziare il mirabolante portale per i giovani Giovani2030.it , il sempre meno nuovo portale lanciato dalla ministra Dadone per supportare l’inclusione dei giovani e aggregare le informazioni sui bandi nazionali per gli under35… navigare per credere!

Che dire, infine, della dotazione finanziaria destinata alle regioni? ‘Soldoni’, verrebbe da commentare, guardando ai 900mila euro per la regione Campania, al milione e 300 mila euro per la Lombardia e, ancora, ai circa 832mila euro per la Sicilia. Indubbiamente risorse inconsistenti per qualsiasi azione autorevole per i giovani, figuriamoci per il contrasto al fenomeno dei Neet o per lo sviluppo di politiche giovanili di qualità.

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foto giovani.gov.it