Pnrr, Fondazione Openpolis: “Assenza di trasparenza su stato avanzamento dei progetti”.

Può considerarsi sufficiente il livello di trasparenza sullo stato di avanzamento dei progetti finanziati dal PNRR? Per Fondazione Openpolis, decisamente no, come sembrerebbe suggerire anche la relazione dell’ufficio parlamentare di bilancio che ha pubblicato dati preoccupanti sullo stato del PNRR.

Nonostante i recenti pareri positivi della Commissione europea, le criticità legate al piano italiano sono tutt’altro che risolte. “Da mesi – spiegano da Openpolis – segnaliamo che mancano informazioni relative allo stato di avanzamento dei progetti finanziati con il Pnrr. Informazioni che sono disponibili sulla piattaforma Regis, dedicata alla rendicontazione del piano, ma che non sono pubbliche.

Per avere qualche indicazione, infatti, occorre appoggiarsi ai report realizzati dai soggetti che hanno accesso alla piattaforma. In questo caso il documento più recente è stato realizzato dall’ufficio parlamentare di bilancio (Upb), con dati aggiornati a novembre 2023. Dall’analisi di questa relazione emerge un quadro molto preoccupante, ovvero ben il 75% dei progetti esecutivi registrati sulla piattaforma Regis risulta in ritardo rispetto alla tabella di marcia.

L’Upb rileva poi che la revisione del Pnrr non ha permesso di superare le difficoltà che hanno determinato questi ritardi. Ha semplicemente consentito di guadagnare tempo, facendo scalare in avanti alcuni degli obiettivi che il nostro Paese deve raggiungere.

“Se non si interverrà in maniera decisa per recuperare il ritardo accumulato, il rischio è che negli anni conclusivi del piano (il 2025 e il 2026) il nostro Paese si troverà a dover gestire una situazione estremamente complessa”, fanno sapere da Openpolis.

Nell’introduzione alle sue analisi l’Upb, inoltre, sottolinea come sia estremamente complicato valutare lo stato di attuazione del Pnrr. L’ufficio parlamentare infatti rileva in primo luogo come i dati presenti nella piattaforma Regis ancora non siano né esaustivi né tempestivi. Ancora, sono carenti sia dal punto di vista della coerenza interna (tra le varie sezioni della piattaforma) che esterna (confrontando ad esempio le informazioni contenute in altre banche dati). 

LEGGI ANCHE:  GdF: il risultato delle operazioni dell'ultimo anno. 1,5 milioni gli interventi ispettivi.

Per questo motivo l’Upb ha scelto di integrare i dati sui progetti contenuti in Regis con informazioni esterne. Da questo punto di vista la fonte principale è stata la banca dati dell’autorità nazionale anticorruzione (Anac) sulle gare d’appalto.

Fatta questa premessa, spiegano ancora da Openpolis, “l’Upb passa ad analizzare i dati sulle risorse assegnate e sulle spese già effettivamente sostenute. Un indicatore utile per capire se i lavori di una certa opera sono già partiti e a che livello di completamento sono. Nel 2023 abbiamo speso molte meno risorse Pnrr del previsto”.

Da questo punto di vista l’Upb rileva che, al 26 novembre, erano stati spesi complessivamente 28,1 miliardi di euro. Pari a circa il 14,7% del totale delle risorse Pnrr assegnate all’Italia. Nel periodo compreso tra il 2020 e il 2022 la spesa effettuata è stata sostanzialmente in linea con quella prevista.

Il dato significativo e particolarmente allarmante è quello relativo all’anno appena concluso. Nel 2023 infatti abbiamo speso circa 2,5 miliardi di euro di fondi Pnrr. Si tratta di appena il 7,4% del totale delle risorse programmate inizialmente. Un ritardo di proporzioni davvero rilevanti e che dovrà essere recuperato nei prossimi 3 anni.

Un altro elemento che emerge dall’analisi dell’Upb riguarda il fatto che i dati sulla spesa sono “trainati” da quei progetti che non prevedono la realizzazione di opere da parte dei soggetti pubblici. Parliamo in particolare di quelle misure che riguardano incentivi ai privati. Ad esempio, sono stati spesi 8,7 miliardi di euro per interventi legati a ecobonus e sismabonus.

La seconda misura che ha assorbito più fondi è quella legata al credito d’imposta per le imprese nell’ambito di Transizione 4.0 (5,4 miliardi). La terza misura invece è quella relativa alla valorizzazione del territorio e all’efficienza energetica dei comuni. Si tratta in questo caso, peraltro, di una delle misure che il governo Meloni ha inteso definanziare. Per cui ancora non è chiaro da dove arriveranno le risorse per portare a conclusione i progetti già avviati.

LEGGI ANCHE:  Covid, 98mila vaccinazioni negli ultimi 7 giorni. Nieddu: "Ricoveri continuano a rimanere sotto la soglia critica".

La relazione dell’Upb fornisce anche indicazioni più specifiche sullo stato di avanzamento dei singoli interventi che siano dotati di un Cup (codice univoco progetto) e di un Clp (codice locale progetto). In base a quanto riportato, i progetti avviati a novembre 2023 risultavano essere in totale 231.140. Le opere già concluse erano 14.631, circa il 6,3% dei progetti Pnrr registrati sulla piattaforma Regis che risultano essere già conclusi. 

Per quanto riguarda gli interventi non ancora conclusi invece, le informazioni fornite sono relative a quei casi in cui si è già arrivati almeno al livello della progettazione esecutiva. Quella necessaria per bandire gli appalti e iniziare successivamente i lavori. I progetti in questo caso sono suddivisi in base allo step di realizzazione in cui si trovano (questa informazione però non è sempre indicata dai soggetti attuatori): approvazione del progetto esecutivo, messa a bando e assegnazione dei lotti, realizzazione delle opere, collaudo.

In base a queste informazioni, si può osservare che in generale nel 75% dei casi si sono registrati dei ritardi. Le difficoltà maggiori si riscontrano principalmente in fase di progettazione esecutiva e assegnazione. Si tratta di quasi un terzo di tutti i ritardi riscontrati nelle varie fasi, che salgono a oltre il 62% se si escludono i casi non classificati. Una volta individuata la ditta generalmente si riesce a procedere più velocemente.

In base a quanto riportato dall’Upb possiamo osservare che a fine novembre risultava in gran parte completata la fase di assegnazione delle risorse del Pnrr ai soggetti attuatori selezionati. Inoltre il 67% dei fondi assegnati risultava già allocato a singoli progetti. Da questo punto di vista l’Upb non rileva particolari disparità nell’assegnazione dei fondi tra le varie macro-aree del Paese.

LEGGI ANCHE:  Lega Sardegna: una proposta di legge per campi volo e aviosuperfici.

Queste emergono in maniera più evidente se invece si considerano la quota di progetti già arrivati a conclusione e la capacità di fare bandi e assegnare gli appalti. La quota di progetti già conclusi è bassa dappertutto ma nelle regioni del nord Italia è quasi doppia rispetto a quella del meridione. Le regioni del sud sono quelle che incontrano le maggiori difficoltà nel fare le gare e assegnare i lavori. L’Upb attribuisce queste disparità in parte a storiche difficoltà del mezzogiorno nella preparazione e nello svolgimento delle gare, soprattutto da parte di stazioni appaltanti di piccole dimensioni. Ma un altro elemento critico riguarda l’estrema frammentazione del piano a livello locale.

Una potenziale criticità riguarda l’elevata numerosità di piccoli progetti con soggetti attuatori di natura privata o mista (scuole, associazioni, imprese, consorzi, singole partite Iva o ragioni sociali, ecc.), dispersi sul territorio e con limitata esperienza di gestione delle gare.

Se da un lato si tratta di una chiara scelta del Pnrr pensata per consentire un maggiore coinvolgimento delle comunità territoriali, dall’altro l’Upb individua proprio in questo uno dei motivi dei ritardi accumulati finora. Anche in termini di trasmissione dei dati riguardanti l’assegnazione dei lavori e di monitoraggio sul loro avanzamento. Per questo sarebbe necessario intervenire a sostegno dei soggetti attuatori più in difficoltà. Anche per evitare che il divario tra nord e sud del paese si acuisca ancora di più. Divario che invece il Pnrr puntava – e punterebbe – a ridurre.

foto licenza Governo.it CC-BY-NC-SA 3.0 IT