NI, S&D e Verdi: “I diritti delle famiglie arcobaleno contrastano con l’ordinamento europeo?”.

Considerato un tema caldo fino a qualche anno fa, il tema delle famiglie arcobaleno è via via andato a finire nel dimenticatoio. A rispolverarlo una recente interrogazione presentata da un nutrito gruppo interparlamentare* che ha chiesto alla Commissione europea di riferire sull’aderenza o meno del decreto legge 53/2019 con l’ordinamento giuridico europeo. Decreto, va ricordato, che detta regole precise sui termini da utilizzare negli atti ufficiali, in particolare, quando applicato ai minori, impone l’uso obbligatorio delle formule ‘padre’ e ‘madre’ nei campi riservati ai genitori, in luogo di opzioni più neutre come ‘genitore’, obbligando così i genitori omosessuali che richiedono un documento ufficiale per il proprio figlio (come una carta d’identità o un passaporto) a subire l’umiliazione nel migliore dei casi o il rifiuto nel peggiore.

“Questa situazione – spiegano i firmatari – viola i diritti delle famiglie di genitori dello stesso sesso ed è in contrasto con l’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che vieta la discriminazione fondata sul sesso. La Carta ha un valore giuridico equivalente ai Trattati e quindi prevale sulla legislazione nazionale. Inoltre, queste disposizioni sono in conflitto con la strategia per l’uguaglianza LGBTIQ 2020-2025 e, di recente, la magistratura italiana ha ritenuto illegittima questa pratica, ma la sentenza è circoscritta ai comuni e restano in vigore le procedure per la richiesta dei documenti alle amministrazioni centrali e locali”.

LEGGI ANCHE:  Disinformazione: il report dei Big Player sui primi mesi del codice Ue.

Da qui la richiesta all’Esecutivo von der Leyen sulle azioni previste per garantire la corretta applicazione della Carta dei diritti fondamentali.

Della questione si è incaricato il Commissario alla Giustizia Didier Reynders, ricordando, ancora una volta il gap di competenza della Commissione: “Gli Stati membri sono competenti in materia di diritto della famiglia, comprese le misure relative al genere e al contenuto dei documenti nazionali e dei formulari in materia di genere. Il diritto dell’UE regola le caratteristiche di sicurezza dei passaporti e delle carte d’identità ma non limita il numero di campi che questi documenti devono includere. Gli Stati membri possono quindi includere campi riguardanti i genitori del titolare. Tuttavia, in base all’acquis sulla libera circolazione, i termini utilizzati per riferirsi a ciascun genitore in un documento emesso in uno Stato membro non possono essere invocati da un altro Stato membro per rifiutare il rilascio di un passaporto o di una carta d’identità a un bambino i cui genitori sono dello stesso sesso”.

LEGGI ANCHE:  Sport: la Commissione aumenta le azioni per promuovere la parità di genere nello sport.

“Gli Stati membri devono rispettare solo i diritti fondamentali sanciti dalla Carta dell’UE nell’attuazione del diritto dell’UE, compreso il diritto alla non discriminazione – ha ricordato Reynders -. Ai sensi dell’articolo 81, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, l’UE può adottare misure di cooperazione giudiziaria in materia di diritto di famiglia con implicazioni transfrontaliere. In tali regolamenti si possono utilizzare termini neutri dal punto di vista del genere (come “persona” o “parte”). La proposta della Commissione sul riconoscimento della genitorialità tra Stati membri utilizza il termine “genitore “.

In linea con la Strategia per l’uguaglianza LGBTIQ 2020-20255 la Commissione, ha aggiunto Reynders, “tiene dialoghi specifici con gli Stati membri per quanto riguarda l’attuazione delle sentenze della CGUE, compreso l’obbligo di riconoscere la genitorialità di un bambino con genitori dello stesso sesso ai fini dell’esercizio dei diritti derivanti dal diritto dell’UE”.

LEGGI ANCHE:  NI, S&D, Verdi/ALE: "Umiliazioni per famiglie arcobaleno in Italia".

Sul tema, infine, l’esponente della Commissione von der Leyen, ha ricordato che “il Sottogruppo Uguaglianza LGBTIQ ha recentemente discusso le procedure per il riconoscimento legale del genere per migliorare la vita privata e familiare delle persone trans, non binarie e intersessuali”.


*Tiziana Beghin (NI), Maria Angela Danzì (NI), Laura Ferrara (NI), Mario Furore (NI), Sabrina Pignedoli (NI), Kim Van Sparrentak (Verts /ALE), Matjaž Nemec (S&D), Thijs Reuten (S&D), Marianne Vind (S&D), Brando Benifei (S&D), Malin Björk (La sinistra), Antoni Comín i Oliveres (NI), Marc Angel (S&D), Monika Vana (Verts/ALE), Rasmus Andresen (Verts/ALE), Gwendoline Delbos-Corfield (Verts/ALE), Karen Melchior (Renew), Fabio Massimo Castaldo (NI) e Cyrus Engerer (S&D).

foto European Union 2022 – Source : EP