Nella democratica UE uno studente rischia il rimpatrio.

Saidu Kamara, un alunno dell’ultimo anno di scuola secondaria in Grecia fuggito dalla Guinea, si trova ora di fronte alla prospettiva di una possibile espulsione, non essendo più coperto dalle disposizioni per la protezione dei minori non accompagnati, dato il respingimento della domanda di asilo. Cose che capitano nel silenzio della democratica – quanto demagocica – Unione europea: un insieme di Paesi “evoluti” dove spesso l’attivismo per i diritti umani si riduce alle deprimenti e autoreferenziali passerelle di piazza.

Una questione di inclusione e di opportunità sollevata dall’eurodeputato del gruppo dei Non Iscritti Kostas Papadakis: “Indipendentemente dall’esito del caso, questo è un altro esempio dell’ipocrisia dell’Unione europea riguardo al trattamento riservato ai rifugiati. Mentre apparentemente si fa in quattro per proteggere i minori non accompagnati, li lascia poi ad affrontare le dure realtà della politica di immigrazione, inclusa la possibile deportazione, nel momento in cui raggiungono l’età adulta. Attraverso meccanismi come Frontex – prosegue – l’UE desidera accelerare le procedure di espulsione, in particolare nel caso di coloro le cui domande di asilo sono state respinte, grazie a precedenti accordi di riammissione con i Paesi di origine e di transito”.

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A nome della Commissione europea Ylva Johansson ha ricordato, in risposta all’intervento dell’eurodeputato di NI che “la Direttiva UE sul rimpatrio 2008/115/CE1 si applica a tutte le persone, compresi i minori. Ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva, gli Stati membri possono concedere a in qualsiasi momento un’autorizzazione o un diritto di soggiorno per motivi umanitari. La Commissione raccomanda agli Stati membri di mettere in atto soluzioni durature e di definire chiaramente norme sullo status giuridico dei minori non accompagnati, in particolare per evitare incertezze sul piano giuridico”.

“Ogni Stato membro deve prendere in considerazione l’interesse superiore del bambino e prestare attenzione alla situazione di vulnerabilità delle persone. La direttiva rimpatri – ha ricordato la commissaria – stabilisce garanzie specifiche che devono essere rispettate dagli Stati membri”.

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