Il punto della Commissione europea sulla regolarizzazione dei migranti illegali in Italia.

Lo scorso mese di maggio 2020 la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, annunciava la regolarizzazione dello status di circa 200mila migranti illegali “impiegati” nei settori dell’agricoltura, della pesca e dell’assistenza. Un provvedimento che ha registrato un certo consenso in alcuni Paesi UE come la Spagna, che ha recentemente adottato un simile provvedimento, ma anche raccolto pesanti critiche da parte di altri Stati membri, tra i quali la Germania e l’Olanda, per i quali questo tipo di misura creerebbe un ulteriore incentivo all’ingresso illegale nel territorio dell’UE e alla migrazione sociale verso i Paesi dell’Europa settentrionale e occidentale.

La stessa Commissione europea nel 2004 aveva sottolineato che tali regolarizzazioni creano incentivi alla migrazione illegale e che la riduzione della migrazione illegale è una priorità politica a livello nazionale ed europeo. Una posizione condivisa anche dallo stesso ex Presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, che durante il suo mandato aveva affermato che i migranti illegali avrebbero dovuto essere rimandati nei loro Paesi di origine.

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Recentemente l’eurodeputato Guido Reil, del gruppo Identità e Democrazia, ha chiesto il parere del nuovo Esecutivo europeo sulla regolarizzazione dei migranti illegali nell’Unione Europea e, in particolare, sulla sua capacità di minare la lotta contro l’immigrazione illegale e sulla libertà di movimento dei migranti regolarizzati nell’UE.

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Sulla questione è intervenuta la Commissaria Johansson, per la quale il processo di regolarizzazione avviato dal Governo italiano lo scorso 1° giugno 2020, essendo ancora in intinere, è difficilmente valutabile in termini quantitativi.

L’esponente dell’Esecutivo ha però confermato, secondo il diritto comunitario, che i “cittadini di Paesi terzi che hanno ottenuto un permesso di soggiorno da uno spazio Schengen possono viaggiare in un altro Paese dell’area Schengen solo per 90 giorni nell’arco di 6 mesi”.

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“Tuttavia gli immigrati – ha aggiunto la Johansson – devono giustificare lo scopo del loro soggiorno, disporre di risorse finanziarie sufficienti per il soggiorno e il viaggio di ritorno e, soprattutto, non devono essere considerati come una minaccia per l’ordine pubblico o la salute pubblica”.

Assunto spesso disatteso stando alle notizie di cronaca riportate nelle testate giornalistiche europee.

La Johansson nel suo intervento ha poi precisato che “il processo di regolarizzazione avviato dal Governo italiano ha riguardato solo i migranti irregolari che erano già sul territorio italiano prima dell’introduzione di questa misura”, concludendo pertanto che “il provvedimento non costituirebbe alcun incentivo per gli arrivi irregolari”.

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