Le “proposte” elettorali del PD per i giovani italiani.

Il Partito Democratico continua a confermarsi poco innovativo e vago in relazione al mondo giovanile italiano, come ricordato dalla campagna promozionale in “rotazione” oggi sui social. Una sorta di decalogo con i principali punti del programma elettorale per i giovani, ideato, forse, con l’improbabile intento di convincere l’elettorato under35 italiano, indubbiamente dimenticato da diversi lustri dall’agenda politica dei dem.

Proposte stravaganti quanto estemporanee, a partire dalla “mancetta” da 10mila euro ai 18enni con redditi medio bassi e sulla base dell’Isee familiare: un intervento, oltre che di scarso impatto, decisamente selettivo, senza contare l’assenza di indicazioni nel merito su come e dove saranno trovate le risorse per finanziare tale intervento.

Ancora, un contributo affitti di 2mila euro per studenti e lavoratori under35. Idea, per ampi versi, non innovativa se non per l’estensione dell’età di riferimento (bisogna raccogliere voti d’altronde) e poco coerente con quanto fatto nel corso del Governo Draghi, dove il Partito Democratico non ha di certo fatto opposizione contro l’abbassamento del tetto del bonus affitti da 2400 euro a 2000 euro nel corso della discussione sulla Manovra 2022, dimostrando, in modo a dir poco ineluttabile, la sensibilità del partito verso il sostegno all’inclusione e all’indipendenza dei ragazzi/e italiani. Niente di nuovo, la ‘coperta’ è sempre stata corta per i/le giovani del Paese.

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Che dire poi della proposta di azzeramento dei contributi per le assunzioni a tempo determinato? Il PD vuole veramente incentivare l’occupazione stabile dei giovani italiani? Inoltre, pensando a questa iniziativa, esiste forse qualche elemento innovativo rispetto a quanto già previsto dalla legge di bilancio 2021, dove era stato introdotto uno sgravio al 100% dei contributi per chi assume giovani under36? Perché, infine, prevedere l’estensione dell’esenzione ai soli contratti a tempo determinato senza alcun accenno ai rapporti di apprendistato, di lavoro intermittente, ai contratti di lavoro domestico o a chiamata? Dalle parti del PD qualcuno ha mai amministrato un bar?

Non può che suscitare imbarazzo per il PD, ancora, il punto sull’obbligo di retribuzione degli stage curriculari, dal momento che non risulta essere mai arrivata dal mondo dem alcuna presa di posizione negli ultimi 20 anni sulla mancata retribuzione degli stage universitari presso strutture convenzionate.

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Ancora, volendo andare oltre gli slogan da post social, cosa si prevede all’orizzonte per il potenziamento dell’apprendistato? Quali sono le buone nuove dal Partito Democratico? Perché nel corso dell’esperienza di Governo Draghi non è stata aperta alcuna discussione critica verso gli interventi contenuti nel Pnrr per i giovani italiani? Dove erano i vertici del PD allora?

Difficile poi commentare (se non negativamente) la proposta di estendere il diritto di voto ai 16enni alla luce dei crescenti livelli di analfabetismo funzionale tra la “migliore gioventù” italiana. Esiste già una classe dirigente improbabile perché rendere complici di questo quadro deprimente gli adolescenti italiani?

Insomma, tirando le somme quello che emerge per i giovani è un programma raffazzonato e dove manca una visione di più ampio respiro, a partire, per esempio, da un’adeguata integrazione con le opportunità per i giovani garantite dalle azioni europee quali ESC, Erasmus+, Erasmus per giovani imprenditori, solo per citarne alcune.

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Un programma antiquato per i/le giovani italiani/e dove continua a mancare, peraltro, un minimo accenno all’introduzione del principio della pianificazione partecipata con i giovani e organizzazioni giovanili nel settore della gioventù. Qualcuno/a dal PD si è forse pronunciato sulla modalità di spesa – escludente e calata dall’alto – delle risorse del Fondo Nazionale per le Politiche giovanili? Probabilmente l’idea di privarsi dei soliti interventi calati dall’alto per i/le giovani non deve di certo andare a genio al PD…

foto The Jacques Delors Institute