Identità e Democrazia: Trasparenza sui fondi UE gestiti dalle ONG.

Dopo circa 10 mesi dalla relazione speciale 35/2018 della Corte dei Conti europea, sulla trasparenza dei finanziamenti UE, cittadini e rappresentanti delle istituzioni continuano a chiedere maggiore trasparenza sulle ONG e sul loro finanziamento. In particolare con l’interrogazione parlamentare del Gruppo Identità e Democrazia del 4 settembre 2019, è stata presentata un’interrogazione per chiedere alla Commissione europea di certificare che la spesa dei fondi UE veicolati attraverso le ONG, specialmente nell’ambito dell’azione esterna, non stia finanziando indirettamente organizzazioni legate al crimine, al riciclaggio di denaro, al terrorismo e al traffico di esseri umani nel Mediterraneo.

L’interrogazione, a firma degli eurodeputati del gruppo ID, Marco Zanni, Antonio Maria Rinaldi, Marco Campomenosi, Massimo Casanova, Matteo Adinolfi, Annalisa Tardino e Lucia Vuolo, puntualizza che secondo la relazione speciale 35/2018 della Corte dei Conti europea (dello scorso mese di dicembre 2018), l’1,7 % del bilancio dell’UE e il 6,8 % dei Fondi europei di sviluppo (FES) sono eseguiti attraverso le ONG e durante il periodo 2014-2017 la Commissione ha impegnato circa 11,3 miliardi di euro, affidandone l’esecuzione ad ONG. Il Parlamento europeo ha frequentemente espresso interesse nelle ONG e nel loro finanziamento, ma la mancanza di informazioni ha ostacolato i controlli della Commissione. 
Inoltre, secondo la relazione 35/2018, la Commissione non è stata sufficientemente trasparente circa l’esecuzione dei fondi UE da parte di ONG e l’assegnazione dello status di ONG nel sistema contabile della Commissione è basato solo sull’autodichiarazione e su controlli troppo limitati.

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L’obiettivo dell’interrogazione è di ottenere maggiore trasparenza da parte della Commissione circa l’esecuzione dei fondi dell’UE da parte di ONG. La stessa Corte dei Conti europea aveva, nello scorso mese di dicembre 2018, raccomandato alla Commissione di migliorare l’attendibilità delle informazioni sulle ONG nel proprio sistema contabile, verificare l’applicazione di norme e procedure riguardo ai sub-contratti di sovvenzione conclusi con ONG, migliorare le informazioni raccolte sui fondi la cui attuazione è demandata ad ONG.

La Corte, sempre attraverso la relazione 35/2018 sottolineava che essendo l’assegnazione dello status di ONG nel sistema contabile della Commissione basata su autodichiarazioni, ed essendo i controlli effettuati dalla Commissione limitati, la classificazione di un’entità come ONG risulta spesso inattendibile. Ancora la Corte ha riscontrato che le informazioni raccolte sui fondi UE, la cui attuazione è demandata alle ONG, non sono da considerarsi uniformi. 

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Nonostante queste criticità l’appello è di non demonizzare le ONG, come consigliato da Annemie Turtelboom, membro della Corte responsabile della relazione 35/2018: “L’UE è il principale fornitore di aiuti a livello mondiale e le ONG spesso svolgono un ruolo essenziale nell’erogare tali aiuti. Ma i contribuenti dell’UE devono sapere che il loro denaro è versato ad organizzazioni definite in modo appropriato”.

Appropriatezza richiesta specialmente per quanto riguarda le relazioni esterne, dove si è rilevato che la Commissione non dispone di informazioni esaurienti. Ciò si è verificato in particolare con le reti di ONG internazionali e con i progetti a gestione indiretta. Per di più, nella gestione indiretta, la mancanza di informazioni disponibili ha ostacolato i controlli della Commissione sulle spese dichiarate.

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Il gruppo ID, quindi, attraverso l’interrogazione ha espresso preoccupazione circa le mancanze della Commissione registrate dalla Corte dei Conti europea e chiesto di far luce circa i sospetti di coordinamento tra ONG e scafisti nel Mediterraneo.

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