Giovani, Ghirra: “Cervelli in fuga, il governo consenta di spendere le proprie competenze in Italia”.

Secondo uno studio sui giovani italiani emigrati all’estero pubblicato dalla Fondazione nord est, citato oggi dalla deputata Francesca Ghirra, nel periodo compreso tra il 2011 e il 2021 gli italiani tra i 20 e i 34 anni emigrati verso i principali Paesi europei economicamente avanzati sono quasi 1,3 milioni, e non 377mila, come riportano invece i dati Istat. Dinamica particolarmente preoccupante, secondo l’esponente progressista, “che rischia di essere aggravata dalle disposizioni inserite nello schema di Decreto Legislativo di attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale approvato dal governo nel mese di ottobre”.

“La “fuga di cervelli” dal nostro Paese è un fenomeno ormai strutturale e preoccupante” dichiara la deputata Francesca Ghirra. “Ogni anno l’Italia forma giovani eccellenze che abbandonano le proprie case e i propri affetti per poter trovare lavoro all’estero. Nei giorni scorsi abbiamo ascoltato con preoccupazione l’appello lanciato dal cagliaritano Simone Onnis, ispettore antiriciclaggio di Jp Morgan, che oggi vive e lavora a Varsavia, ma sappiamo che tanti giovani qualificati come lui sono costretti ad affrontare problematiche analoghe”.

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“Il governo dovrebbe attuare politiche che consentano ai tanti emigrati di tornare a lavorare in Italia, non solo incentivando la creazione di nuovi posti di lavoro, ma anche attraverso adeguate politiche fiscali” continua Ghirra “La riforma prospettata dall’esecutivo disincentiva, invece, il rientro in Italia. Le nuove disposizioni modificano i parametri sui redditi potenzialmente agevolabili, il periodo in cui bisogna risultare residenti all’estero passa da 2 a 3 anni e quello di permanenza al rientro in Italia da 2 a 5 anni. È prevista anche una restrizione della tipologia di lavoratori a cui si rivolge il nuovo incentivo fiscale”.

MEM, foto Sardegnagol riproduzione riservata
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Una presa di posizione assolutamente lodevole ma, guardando in casa progressista, negli anni di mandato del sindaco Massimo Zedda per i/le giovani a Cagliari si è fatto molto poco, per non dire reiterato schemi fallimentari per le politiche giovanili, introdotti dal centrodestra con Emilio Floris, a partire dalla conferma del centro giovani di Cagliari. Ricordiamolo, uno stipendificio (come suggerito dalla costruzione del bando) inutile e costoso per usare un eufemismo. Senza contare il monopolio di fatto confermato negli ultimi lustri anche dall’amministrazione guidata “Massimo”.

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Una sana e puntuale riflessione in Piazza Galilei, dunque, non guasterebbe dal momento che le politiche giovanili, grazie alla loro capacità di sviluppare anche le competenze trasversali dei/delle giovani, sono fondamentali per irrobustire le possibilità di inclusione lavorativa dei/delle ragazzi/e sardi/e.

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