Futuro green e ambiente, Ministro Cingolani: “Abbiamo un problema di formazione”.

All’interno del Governo Draghi, salvo slogan e interventi poco calibrati sulle esigenze dei giovani, continua a mancare una prospettiva per gli under30 italiani, nonché una generalizzata presa di consapevolezza sulla necessità di mettere seriamente mano alla spesa per la formazione nel nostro Paese. Un settore, spesso, sostenuto con dotazioni finanziarie spropositate (sensibilmente in aumento grazie al Pnrr) e che nella maggior parte dei casi, specialmente in riferimento all’imprenditoria, ha portato raramente alla realizzazione di follow-up credibili. Un mondo autoreferenziale – giusto per condividere alcuni esempi di ‘prima mano’ – dove spesso i formatori ‘non imprenditori’ insegnano agli imprenditori (o aspiranti tali) come gestire al meglio la propria impresa. O che dire di un programma di formazione – tutto in salsa sarda – come il programma Rural Trainer, dove un commercialista insegnava agli aspiranti giovani imprenditori agricoli nozioni di management aziendale, tanto elementari da far impallidire il sussidiario in uso nelle scuole primarie? Non è forse fantastico il mondo della formazione italiana, capace – in molti casi – di dotare i discenti di un viatico professionale privo di alcuna utilità?

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Esempi pratici che ben si adattano alle numerose realtà nel campo della formazione, che, per effetto della follia del Pnrr, potrebbero amplificare i propri effetti, producendo scarso impatto sui nuovi temi sempre più ‘mainstream’, come la transizione green, sulla quale, per il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, esiste un problema di formazione: “Abbiamo un problema di formazione. La transizione la faremo, il Pnrr riusciremo a farlo ma, poiché dovremo andare avanti con le nostre gambe per 25 anni dopo che il Pnrr sarà finito, sarà bene che si cominci fin d’ora a impostare il giusto rapporto di innovatori-cittadini”.

“A noi – ha proseguito il ministro – mancano all’appello probabilmente 30mila tra ricercatori, innovatori e sviluppatori; la transizione ecologica e tutti i cambiamenti che avremo di fronte nei prossimi anni saranno essenzialmente basati su nuove tecnologie, nuove forme di sviluppo e queste cose non posso prescindere da innovazione, cultura, preparazione dei giovani, tanta ricerca e sviluppo – spiega – Mai come in questo momento credo sia necessario fare un grande investimento soprattutto sui giovani a livello di ricerca, sviluppo e innovazione. Per la transizione ecologica c’è tanto da sviluppare ed è necessario che venga fatto uno sforzo sulle competenze”.

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Che tipo di formazione emergerà da queste rivoluzioni tanto decantate dall’Esecutivo Draghi? L’ennesima spendita di miliardi di euro in percorsi di formazione funzionali esclusivamente al mantenimento degli apparati degli addetti ai lavori? Qualcuno dalle parti del Governo sta pensando ad ancorare le attività di formazione a follow-up sostanziali e sostenibili? Infine, sarà realmente salvifico il Pnrr per la ripresa italiana, oppure anche sotto il nuovo paradigma della ‘ripresa e resilienza’ si finanzierà l’ennesima greppia della formazione senza alcun impatto strutturale? Noi, nel dubbio, continuiamo a rimanere pessimisti.

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